Il mandato unanime del Cda di Tim al neo amministratore delegato Pietro Labriola di studiare “nuove opzioni strategiche”, fra cui “il superamento dell’integrazione verticale” (leggi scorporo della rete), non scalda il mercato. Oggi in mattinata il titolo perdeva terreno con il titolo intorno a 0,40 centesimi, a fronte dell’offerta non vincolante di KKR a 0,505 euro avanzata ormai più di 2 mesi fa, esattamente il 19 novembre scorso. Le incognite restano tante in questa nuova fase in cui torna quindi sul tavolo lo scorporo della rete, ed è la prima volta in modo ufficiale da parte dell’azienda con l’ok di tutti i soci, Vivendi e Cdp in primis.
Resta da capire poi quale sarà l’assetto del nuovo governo, dopo le votazioni per il Quirinale che vanno per le lunghe.
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Disco verde ufficiale alla scissione della rete
Disco verde, quindi, all’ipotesi di scissione fra rete da un lato (con la creazione di una NetCo), e servizi dall’altra (con la creazione di una ServiceCo).
La prima scadenza, per così dire, il primo check point di questa nuova linea di azione è fissata per il prossimo 2 marzo, quando in Cda sarà presentato il nuovo piano industriale 2022-2024 e il bilancio 2021. C’è da dire, che se lo scorporo venisse avvallato ufficialmente ci vorrebbe almeno un anno perché tutti i tasselli vadano al loro posto e prima che le autorità coinvolte (Agcom, Agcm, Consob, Commissione Ue) dicano la loro.
L’offerta KKR in stand by
Per quanto riguarda l’offerta di KKR, “il Consiglio ha preso atto che il Comitato ‘ad hoc’, designato per analizzare la manifestazione di interesse indicativa e non vincolante inviata da KKR & Co. (“la manifestazione”), sta continuando il suo lavoro con gli advisor finanziari del Comitato stesso per analizzare la manifestazione e compararla anche con le prospettive del Gruppo e con le alternative strategiche destinate ad esser considerate nel quadro del piano”, si legge nella nota ufficiale.
L’offerta del fondo Usa, che punta allo spezzatino per valorizzare i diversi asset aziendali attraverso il delisting, non è vincolante.
Confronto vero rimandato al 2 marzo
Ma per ora il confronto vero in Cda ed eventualmente con gli americani sull’ipotesi di procedere all’offerta vincolante è rimandata al 2 marzo. Resta da vedere se per allora l’offerta sarà ancora sul tavolo.
L’altra opzione su cui si sta lavorando in azienda è la scissione, mantenendo quotate entrambe le società. Questa ipotesi prevederebbe per così dire di “smistare” gli azionisti: Vivendi resterebbe in ServiceCo, mentre Cdp si concentrerebbe sulla NetCo e quindi sulla rete, asset strategico su cui lo Stato vuole mantenere un presidio forte.
In quest’ottica, verrebbe rilanciata l’ipotesi a lungo termine di fusione con Open Fiber.
Le linee guida
Le linee guida del nuovo piano dell’ad Pietro Labriola (senza calcio?) prevedono di “intraprendere un percorso di trasformazione delle offerte e dei servizi alle persone e alle famiglie e sviluppare i servizi alle imprese nell’ambito del Cloud, IoT, Cybersecurity, facendo leva sulle competenze e sul diffuso patrimonio tecnologico del Gruppo, oltre che sullo stretto controllo dei costi e dei risultati operativi. Inoltre, l’Amministratore Delegato ha sottolineato l’importanza di assicurare all’infrastruttura di rete una prospettiva industriale di crescita, che sia stabile e duratura nell’interesse di tutti gli stakeholder”. Il vecchio piano industriale “Beyond connectivity” sembra ampiamente archiviato.