“Per quanto riguarda lo scenario di consolidamento, abbiamo sempre detto che dal punto di vista industriale gli unici due possibili obiettivi per un’attività di M&A erano Poste o Iliad, quando abbiamo iniziato a dirlo era il 2022, ci sono voluti tre anni e adesso tutti stanno discutendo di questa cosa: io non ho una preferenza specifica, quello che sta succedendo è che per noi è sempre importante quale sarà il risultato per l’azienda, quindi vogliamo continuare a dare risultati senza essere distratti da qualcosa che può succedere al di fuori delle nostre possibilità e del nostro perimetro”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Tim, Pietro Labriola, durante la call con gli analisti.
“Conviene di più investire per puntare sul consolidamento acquistando un’azienda a un prezzo giusto o riacquistare le nostre azioni visto che al momento costa davvero poco il nostro titolo?”, si è chiesto Labriola per il quale, comunque, “chiaramente il consolidamento del mercato italiano è fondamentale per sistemare l’attuale mercato”.
Consolidamento vero è consolidamento industriale
C’è da dire che il consolidamento vero si realizzerebbe soltanto con la diminuzione da 4 a 3 operatori, e questo si potrebbe verificare soltanto nel caso di fusione con iliad ma non con Poste, che peraltro è stata chiamata in causa per un subentro alla quota del 9,81% detenuta da CDP e non per un’operazione più consistente.
Va poi ricordato che Tim oggi come oggi è il frutto del deconsolidamento da quello che rappresentava il suo asset principale, vale a dire la rete confluita in FiberCop, e che quindi se iliad e Poste si sono affacciate sulla scena nel 2022 da allora la situazione di Tim è radicalmente cambiata.
Partner industriale?
Resta da capire, inoltre, se un’eventuale operazione di merger con iliad e/o Poste (le due operazioni non sarebbero alternative fra loro, quanto meno dal punto di vista istituzionale) sarebbe finalizzata a far sopravvivere Tim come entità unica o se non risulterebbe poi in un ulteriore spacchettamento del perimetro di business.
Tim in passato ha avuto già diversi partner finanziari, come lo è anche la stessa Vivendi attualmente, che tuttavia non hanno garantito dei vantaggi dal punto di vista industriale.
Quali sinergie ci sarebbero nel caso di ingresso di iliad?
Di certo iliad ha in linea di massima lo stesso business di Tim e le sinergie sarebbero più facilmente riscontrabili a partire dalle reti 5G e dalle frequenze. Passando anche per l’AI, una delle voci principali di investimento di Tim, su cui il gruppo iliad ha appena investito 3 miliardi di euro a livello di gruppo.
Quali sinergie nel caso di ingresso di Poste? Le sinergie commerciali con Poste riguarderebbero soprattutto i servizi di Poste. E comunque lo scambio fra CDP e Poste nasce per esigenze che non riguardano direttamente il mercato delle Tlc ma che rispondono all’esigenza del Governo di mantenere una presenza diretta nella società.
Quel che è certo è che l’ingresso di Poste non sarebbe affatto in chiave anti-iliad.
Mercato italiano saturo
Quel che è certo è che il mercato italiano del mobile è saturo per numero di linee, in diminuzione come Arpu, ma gli investimenti da re non diminuiscono. Tant’è che la stessa Tim ha annunciato 6 miliardi di investimenti nei prossimi 3 anni, di cui una grossa fetta andrà per le reti 5G (il 5G standalone in Italia non è ancora partito). Quattro reti mobili in Italia non sono sostenibili.
C’è da dire che da quanto emerge l’interesse di iliad espresso anche al Governo riguarda tutta Tim e non soltanto la business unit Consumer e che, come premessa, c’è anche quella dell’integrità occupazionale.
La partita è delicata e non si sa come potrebbero evolvere le cose.
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