La salita di Poste al 24,81% come primo azionista di Tim apre nuovi scenari in ottica di consolidamento delle Tlc italiane. Il timing dell’operazione ufficializzata sabato sembra giusto. Il sostegno del Governo è evidente. “Tim dovrebbe essere protagonista del consolidamento del settore delle tlc”, ha detto Federico Freni, sottosegretario all’Economia, dopo l’aumento di Poste (quasi al 25%) nel capitale del gruppo di tlc.
Interpellato a margine del convegno annuale Aifi 2025, Freni ha detto che questa operazione “denota vivacità industriale e finanziaria di Poste, che è una cosa assai gradita, perché un operatore vivo e vivace è sano per il mercato e per il Paese”.
Nel mondo delle Tlc, “finché ci saranno così tanti operatori su un unico mercato, difficilmente le tariffe diventeranno sostenibili”, ha aggiunto Freni, aggiungendo che “la guerra dei prezzi porta i consumatori a beneficiarne, ma crea problemi sulla gestione sostenibile per fare gli investimenti”.
Tim: Del Fante, ‘operazione molto importante per Poste, arriva a conclusione percorso di 8 anni’
“Questa operazione è molto importante per Poste Italiane. Arriva a conclusione di un percorso di 8 anni durante il quale abbiamo rilanciato i pacchi, la telefonia, i pagamenti, i contratti luce, i contratti gas permettendo agli italiani di aver più servizi dalla nostra azienda e facendo anche guadagnare i nostri azionisti, che partivano da un valore dell’azienda di 8 miliardi e sono arrivati a 27 miliardi“. Ad affermarlo ieri al Tg1 è l’ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante commentando l’acquisizione da Vivendi di una quota del 15% di Tim. “Crediamo che l’evoluzione della tecnologia dovrà essere accompagnata da Tim per famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni”, sottolinea ancora Del Fante.
La mossa di Poste, secondo la Stampa, sarebbe propedeutica alla creazione di un doppio binario. Sul primo, la parte consumer. Sul secondo, la parte business.
Tim, gli analisti promuovono Poste ‘Sinergie e consolidamento’
Gli analisti finanziari guardano con favore al riassetto azionario in Tim, dove Poste è subentrata a Vivendi nel ruolo di primo azionista del gruppo telefonico.
“La presenza di Poste come primo azionista garantisce una governance più solida (facilitando dunque il processo di ottimizzazione della struttura di capitale e remunerazione degli azionisti), apre ulteriore spazio per sinergie industriali e potenzialmente per sostenere opzioni di consolidamento nel settore Tlc”, dicono gli analisti di Equita. Di operazione “positiva” parla anche Akros: “Vivendi era ostile a Tim e non creava né sinergie né valore per il gruppo” mentre Poste “ha dichiarato che punta a generare sinergie con Tim, supportando il consolidamento del mercato italiano delle telecomunicazioni”, con Iliad che resta il principale indiziato a una fusione. Secondo la Stampa, l’operatore francese potrebbe fare il suo ingresso in Tim come terzo socio di riferimento.
Secondo Intermonte le “potenziali sinergie” saranno oggetto di “analisi più approfondita nei prossimi mesi” e verranno dettagliare “nel prossimo piano industriale di Tim/Poste”. Se le indiscrezioni di stampa dovessero essere confermate, “le sinergie potrebbero essere molto significative, con risparmi di costo di 200-300 milioni di euro dall’utilizzo della rete di 12.400 uffici postali di Poste Italiane, oltre a un incremento dell’ebitda di circa 200 milioni di euro dalla migrazione del contratto operatore virtuale di PostePay dalla rete Vodafone a quella di Tim”, con un beneficio complessivo del 20-24% dell’ebitdaal domestico di Tim e del 10-12% di quello di gruppo.
Per Mediobanca le sinergie “saranno esplorate nella rete (con Poste che lascerà Vodafone), nel consumer (facendo leva sui 13mila uffici postali) e nell’enterprise (partendo dalla connettività, dal cloud e dalla cyber security).
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