Incertezza in casa Tim sui tempi della cessione di Sparkle e sulla chiusura della vicenda che riguarda il rimborso di un miliardo relativo al canone non dovuto del 1998. La Corte d’Appello di Roma dovrebbe decidere entro questa settimana o la prossima se accogliere o respingere la richiesta di sospensiva dal parte del governo del pagamento di oltre un miliardo di euro come rimborso dovuto a Tim, secondo la Reuters.
Sparkle, serve ancora tempo per il finanziamento
Reuters riferisce che la decisione sulla vendita di Sparkle alla cordata Tesoro e Retelit (fondo Asterion) potrebbe non arrivare come previsto con il Cda del 22 gennaio: le banche al lavoro sul dossier potrebbero necessitare di qualche giorno in più per definire il finanziamento dell’operazione.
L’offerta di 700 milioni è valida fino al 27 gennaio, ma a questo punto non è chiaro se i tempi saranno rispettati e edi quanto potrebbe slittare la chiusura dell’operazione.
C’è quindi la possibilità che a febbraio, alla presentazione del nuovo piano industriale, l’ad Pietro Labriola debba mantenere Sparkle all’interno del perimetro aziendale.
Canone non dovuto, a quando il saldo?
Sul fronte del rimborso del canone 1998 non dovuto da parte dello Stato italiano, secondo quanto riportato da Radiocor, scade oggi il termine fissato dalla Corte d’Appello di Roma per un accordo transattivo tra Tim e il governo sul rimborso di oltre un miliardo relativo al canone concessorio indebitamente versato nel 1998.
Come da attese, Tim e governo non hanno trovato un accordo extragiudiziale sul rimborso del canone concessorio pagato dalla compagnia allo Stato nel 1998 dopo la sentenza dello scorso aprile, contro cui l’esecutivo aveva fatto ricorso in Cassazione e chiesto la sospensiva alla Corte d’Appello. Il giudice della Corte d’Appello civile di Roma, preso atto della mancata intesa tra le parti, si e’ riservato di decidere sulla richiesta di sospensiva di pagamento avanzata dallo Stato.
Fra le somme pagate come canone e interessi, Tim potrebbe incassare circa 1 miliardo.
Mancato incasso del canone per Tim
Una somma su cui Tim fa affidamento per raddrizzare i conti in vista di un 2025 che si preannuncia sfidante per tutto il comparto delle Tlc. Se le parti in causa non troveranno un accordo, i giudici dovranno quindi decidere se accogliere la sospensiva richiesta dal Governo, rimandando l’incasso alla sentenza della Cassazione, attesa nel 2026, o consentire a Tim di agire immediatamente per recuperare la somma. In questo caso, Tim dovrà presentare una ingiunzione al Governo con il paradosso che una società partecipata dallo Stato con il 9,81% in mano a Cdp, controllata dal Tesoro, debba intraprendere una battaglia legale con il Governo. Ma in questo momento non sembra che ci siano i soldi per pagare.
Un eventuale mancato incasso sia dalla vendita di Sparkle sia sul fronte del canone, chiosano gli esperti di Intesa San Paolo, avrebbe “implicazioni negative dal punto di vista della liquidità più che da quello finanziario”. Tim perderebbe “il principale contributo a un potenziale utile netto 2025” e questo “ridurrebbe la possibilità di distribuzione di un dividendo”.