Titolo Tim sulle montagne russe oggi in apertura di settimana ma sempre nei pressi dei minimi. Il tentativo nel weekend di rassicurare i dipendenti di Tim e il mercato con un video tranquillizzante da parte dell’ad Pietro Labriola dopo il crollo in borsa del 30% la scorsa settimana non ha dato i frutti sperati. La giornata per il titolo della compagnia si apre ancora in rosso, con una flessione del 9,54% a 0,23 euro. Un crollo senza fine, che le parole rassicuranti di Labriola (“la sana preoccupazione non si trasformi in panico. Certo la preoccupazione c’è ma è quella di chi sa che abbiamo difronte una sfida e la capacità di vincerla”, ha detto l’ad nel video diffuso nel weekend) non sono riuscite a bloccare. Anzi. Poi è arrivato il rimbalzo, con un +4,25% a 0,26 euro, e +6,09% alle 15,00, ma si viaggia sempre intorno ai minimi. Nel pomeriggio, intorno alle 16,40, il titolo torna in terreno negativo in flessione dell’8,57% a 0,23 euro, per chiudere a -5,45% a 0,24 euro.
Tim, come una nave senza comandante, sembra in balia del mercato che sta bocciando il piano di rilancio e lo stop all’offerta di KKR.
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Volatilità alle stelle
Volatilità alle stelle, alle 10,30 il titolo guadagna il 2,84% a 0,26 euro. Il titolo rimbalza dal minimo storico toccato in avvio a 0,2204 euro a -10% circa dopo il -35% accusato la scorsa settimana. Secondo fonti di stampa l’a.d. Pietro Labriola, in un messaggio al personale, ha affermato che la reazione del titolo in borsa dopo i risultati 2021 era prevedibile e non deve creare alcun panico all’interno dell’azienda. Lo scorso esercizio si è chiuso con una perdita di ben 8,7 miliardi di euro a causa della svalutazione del goodwill pari a 4,1 miliardi domestico e dello stralcio delle attività per imposte anticipate pari a 3,8 miliardi. I dati su ricavi, EBITDA e Indebitamento sono stati peggiori delle attese. Il cda ha approvato il piano industriale 2022-2024 che prevede la separazione di NetCo e ServCo (Consumer, Enteprise e Tim Brasil), con previsione di leggera crescita dei ricavi da servizi e stabilizzazione dell’Ebitda nel periodo.
Nella conference call di presentazione di dati e piano Labriola ha sostanzialmente respinto l’offerta di KKR per Tim.
La rinuncia all’offerta KKR
Dopo la rinuncia all’offerta di KKR, il titolo è sceso ai minimi storici venerdì in seguito alla presentazione del piano di scissione. La capitalizzazione di mercato del primo operatore italiano, cinque volte inferiore a quella di Orange, oggi in apertura era pari a 5,34 miliardi di euro ormai inferiore anche a quella dell’operatore belga Proximus, fa notare Les Echos.
La Borsa ha reagito negativamente al nuovo piano industriale e alla rinuncia all’offerta di KKR, con una fuga di massa in preda al panic selling da parte dei piccoli azionisti, mentre si inseguono le voci più disparate fra cui quella di un’Opa in arrivo da parte di Iliad o magari da parte di Vivendi. Chissà. Tra l’altro, secondo diverse voci i francesi sarebbero stati registi attivi di tutta l’attuale situazione, con il placet di CDP e KKR. Anche le perdite di bilancio molto elevate e il piano di bilancio giudicato debole dal mercato sarebbero state delle mosse volute per far precipitare la quotazione. Sarà davvero così?
Nuovo downgrade di New Street Research
Nel frattempo, è arrivato oggi un nuovo downgrade del titolo (da ‘neutral’ a ‘reduce’), questa volta da parte della società di analisi New Street Research che in un report destinato agli investitori ha tagliato il target price a 0,15 euro, rispetto a 0,38 euro di prima.
Elementi potenzialmente positivi
“Mentre ci sono potenzialmente eventi positivi che potrebbero causare un rialzo (offerta KKR; rivalutazione dalla scissione; affare Vodafone-Iliad; rinegoziazione DAZN), la guidance sembra implicare una prospettiva di vendita al dettaglio peggiore delle nostre previsioni, anche con il pivot sull’Enterprise”, scrivono gli analisti di New Street Research.
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Potrebbero esserci degli aspetti positivi:
– Una rinegoziazione del contratto con DAZN, e sembra che scada naturalmente nel 2025
– Maggior rialzo del previsto dal PNRR
– Termini migliori del previsto in una fusione con Open Fiber
– Rivalutazione positiva degli asset in una scissione totale NetCo/ServCo, da parte del mercato azionario o di un acquirente finanziario
– Una fusione Vodafone/Iliad potrebbe rendere più razionali i prezzi di mercato e ridurre la potenziale pressione sulle ARPU fisse.
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Pesano volatilità e calo dell’Arpu nel fisso
Ma altri fattori remano contro. Pesano la volatilità del titolo, “una debolezza più marcata nel 2022 a causa della perdita di nuove attivazioni sul fisso che rischiano di pesare in termini di Arpu e mancati ricavi”. Anche “la redditività implicita di ServCo la redditività implicita di ServCo è bassa e non sembra giustificare a multiplo alto”.
Incognita regolatoria
La creazione di un’entità NetCo, aggiunge la società di ricerca, “crea l’opportunità di effettuare una transazione, vendendo una partecipazione a un player finanziario o procedendo alla fusione a lungo attesa con Open Fiber (che riteniamo abbia il potenziale per generare sinergie materiali di 3,4 miliardi di euro) – si legge nel report – Dovremmo segnalare però in quest’ultimo scenario di fusione con Open Fiber che non è chiaro se la regolamentazione e i vincoli per la NewCo potrebbero essere rafforzati in quanto potrebbe essere definito come un monopolio della fibra che potrebbe dover affrontare controlli dei prezzi più severi ai sensi del nuovo Regolamento europeo delle Comunicazioni elettroniche”.
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