Il piano di ristrutturazione di Tim non scalda il mercato e fa infuriare i sindacati. All’indomani del Capital market day in cui l’ad Pietro Labriola ha presentato i dettagli del progetto di valorizzazione degli asset, il titolo apre in rosso e intorno alle 13,00 procede in terreno negativo, in flessione dello 0,82% a 0,25 euro.. I dettagli sulla separazione di Tim in una NetCo e una ServCo non hanno entusiasmato Piazza Affari.
Berenberg: ‘Obiettivi irrealistici’
Difficile, secondo gli analisti di Berenberg, “dare troppo peso ai target fissati, data la scarsa esperienza di previsioni affidabili” da parte di Tim. In particolare, gli analisti di Berenberg fanno fatica a credere all’atteggiamento “bullish” dell’azienda sulle previsioni relative alla “divisione Enterprise, da cui Tim prevede 5 miliardi di ricavi entro il 2030”.
Operatore senza rete ridotto a società di servizi
D’altra parte, se un operatore Tlc decide di vendere la rete, che rappresenta il suo asset principale, ciò significa un completo cambio di pelle, con la riduzione a società di servizi tout court. E’ un po’ come se un ristorante decidesse di vendere la cucina. Si potrebbe ancora parlare di un ristorante?
Tanto più che l’operazione di vendita di NetCo a Cdp, se andasse in porto, implicherebbe l’uscita dalla Borsa tramite delisting di NetCo in caso di integrazione con Open Fiber, perché quest’ultima non è quotata. E per l’eventuale quotazione ci vorrebbero almeno un due o tre anni.
Resterebbe invece quotata la società dei servizi, ServCo, su cui ricadrebbe una parte consistente del debito, in un contesto di mercato alquanto complicato, competitivo e dai margini risicati com’è l’arena italiana del mobile. In questo contesto, potrebbe innescarsi una girandola di M&A, come preconizzato dall’ad Pietro Labriola, con Tim che potrebbe finire in mezzo alla bagarre del consolidamento.
Ed è anche per questo che i sindacati attaccano il Governo, in particolare la sua assenza in tutta la partita della rete unica. Senza dimenticare i 9mila esuberi previsti al 2030 a livello di Gruppo.
Solari (Slc Cgil): ‘Su Tim si sta compiendo uno scempio’
Molto critico Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil:“La prospettiva della rete unica è una proposta che il sindacato avanzò già tre anni fa. Quindi per noi il problema oggi non è la rete unica, ma lo scempio che si sta compiendo su Tim”. Lo afferma il segretario generale della Slc Cgil, Fabrizio Solari. Secondo il dirigente sindacale: ”Si sta cancellando una delle poche grandi aziende rimaste nel nostro Paese creando una gravissima asimmetria rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa, dove gli ex ‘incumbent’ nazionali, verticalmente integrati, pensano a un processo di consolidamento per crescere e competere nel mondo globalizzato”. ”Lo spezzatino di Tim – aggiunge Solari – rischia di generare, invece, una società della rete più simile all’Anas che a una moderna impresa di telecomunicazioni, mentre il segmento servizi, visto il carico di debiti e di costi generali che avrà in dote, dovrà affrontare una competizione difficilmente sostenibile nell’asfittico mercato nazionale, con il forte rischio di pesanti ricadute occupazionali”.
Solari (Slc Cgil): ‘Perché Cdp spenderebbe 20-30 miliardi per la rete quando per tutta Tim bastano 4 miliardi?’
”La ragione addotta per la separazione – sottolinea il segretario generale della Slc Cgil – è che genererebbe valore, ma a suo tempo la moltiplicazione dei pani e dei pesci richiese un miracolo. Davvero, quindi, non si capisce il motivo per il quale, con l’attuale capitalizzazione di borsa (pari a 5,52 miliardi di euro ai prezzi odierni di borsa ndr), per comprare l’intera Tim basterebbero 4 miliardi, mentre Cassa Depositi e Prestiti e soci per comprarne solo un pezzo (la rete) dovrebbero sborsare tra i 20 e i 30 miliardi. Visto che nell’operazione è impegnata un’azienda pubblica – conclude Solari – mi aspetto che il governo voglia fare chiarezza”.
Tim, Ugliarolo (Uilcom Uil): ‘Contrari a disintegrazione del gruppo’
“Le indicazioni scaturite dall’evento odierno non ci fanno cambiare la nostra opinione in merito al piano d’impresa – Beyond vertical integration” . Lo dichiara il segretario generale della Uilcom Uil Salvo Ugliarolo, al termine della presentazione dell’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola. “Continuiamo ad essere fortemente contrari alla ‘disintegrazione’ del gruppo Tim e quindi alla vendita della rete, è un piano industriale prettamente finanziario realizzato per dare risposte agli azionisti (stranieri) di riferimento. Quello che vogliono farci passare per un grande ed evoluto piano, non è successo in nessun altro Paese”.
Oltre a consegnare la rete a fondi stranieri, prosegue Ugliarolo, “vorremmo capire il reale futuro delle lavoratrici e lavoratori del gruppo Tim (circa 43.000 occupati) e chi si dovrà assumere la gestione di migliaia di esuberi, scandaloso il silenzio del Governo che, anche questa volta, preferisce girare la testa dall’altra parte e fare finta di non vedere il serio rischio che questa operazione porterà all’Italia. Se poi le eccedenze di personale verranno gestite in maniera volontaria, ad esempio con l’art. 4 della legge Fornero, e senza utilizzo di alcun ammortizzatore sociale ne prendiamo atto positivamente, viceversa il Governo si prepari ad essere chiamato in causa!”.
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