Rete unica, che fine ha fatto Cdp? Domani scadono i termini del MoU per l’offerta non vincolante della Cassa depositi e prestiti sulla rete Tim. Ma l’offerta non arriva.
Cosa aspetta la Cassa?
Perché non procede?
Il Governo nel frattempo indietreggia per lasciare spazio.
Dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi con i sindacati cresce, dunque, la possibilità che l’offerta non vincolante che scade domani sia posticipata e che addirittura il Memorandum of Understanding firmato anche con i fondi Kkr e Macquarie e con Open Fiber non veda più la luce.
Il Governo prende atto della scelta di Cdp e apre un tavolo fino al 31 dicembre
Di fronte alla decisione di Cdp di non fare nulla, il Governo prende atto e decide di spostare di un mese, fino al 31 dicembre, i tempi per presentare nuove soluzioni che possano tutelare al meglio il futuro di Tim e della rete, asset strategico per il nostro paese. Intanto domani si terrà un Cda di Tim, nel quale si povrebbe affrontare il tema delle responsabilità nei confronti dell’ex ad Luigi Gubitosi sul contratto lacrime e sangue con Dazn per il calcio in streaming. Per coprire le perdite Tim si è vista costretta ad accantonare 540 milioni a bilancio.
Butti e Urso: ancora un mese di tempo per la rete unica
“Il Governo ha svolto in queste settimane ampi e doverosi approfondimenti ed interlocuzioni con i principali soggetti coinvolti nello strategico dossier sulla ‘rete unica’ culminati nell’incontro svolto ieri a Palazzo Chigi con le organizzazioni sindacali. Tenendo conto delle priorità di valorizzare le risorse umane di Tim e dar attuazione ad una efficiente e capillare rete nazionale a controllo pubblico, il Governo intende promuovere un tavolo di lavoro che entro il 31 dicembre possa contribuire alla definizione delle migliori soluzioni di mercato percorribili per massimizzare gli interessi del Paese, delle società coinvolte e dei loro azionisti e stakeholder, tenendo altresì conto delle normative esistenti a livello nazionale ed europeo e dei necessari equilibri economici, finanziari ed occupazionali”. Lo dicono in una nota il ministro per le Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti.
Perché non c’è anche la firma di Giorgetti?
C’è da notare che il comunicato governativo con cui si annuncia l’apertura del tavolo non vede la firma del ministro del Mef Giancarlo Giorgetti. Una mancanza che salta subito all’occhio.
Perché Giorgetti non firma, con Urso e Butti, la nota sul tavolo Tlc?
Il ministro Giorgetti è parte in causa diretta nel dossier della rete unica, visto che il Tesoro controlla Cdp, che a sua volta detiene il 60% di Open Fiber (il rimanente 40% è in mano a Macquarie) e il 9,81% di Tim.
Vuole tenersi le mani libere?
Nulla di fatto al tavolo con i sindacati
Ieri intanto al tavolo interlocutorio tra i sindacati e il governo sul tema della rete unica e del futuro di Tim non è arrivata alcuna risposta da parte del Governo. I sindacati, che ribadiscono il loro niet allo spezzatino, hanno chiesto di essere riconvocati al più presto, per conoscere la posizione di Palazzo Chigi.
“Non fare nulla significa delle cose, la prima è una crisi irreversibile di Tim – ha detto il segretario generale della Slc-Cgil, Fabrizio Solari, al termine dell’incontro dei sindacati a Palazzo Chigi –. L’unico piano che Tim ha approvato è quello che prevedeva la gestione della rete sulla base del protocollo di intesa siglato con Cdp relativo alla rete unica, che scade il 30 novembre. Se questa cosa non c’è come pare, e comunque tra 48 ore lo sapremo, la situazione non rimane congelata, precipita”.
Solari (Slc Cgil): ‘Tavolo di lavoro non sia un diversivo’
“Mi auguro che il ‘tavolo di lavoro’ annunciato oggi dal Governo non sia un diversivo, bensì il luogo fisico nel quale, con trasparenza, reciproco ascolto e leale confronto, si possa determinare la migliore delle scelte possibili”. Così per il sindacato di categoria, Fabrizio Solari Segretario Generale Slc Cgil commenta l’annuncio congiunto fatto questa mattina dal Ministro Urso e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alessio Butti.
“La nostra scelta di difendere l’unicità aziendale del gruppo Tim discende – prosegue – oltre che dall’ovvia tutela dell’occupazione oggi esistente e di quella che potenzialmente si potrà creare domani, dalla convinzione che da qui si possa partire per costruire un nuovo progetto industriale utile al Paese. Naturalmente occorre pensare ad una Tim che evolve, che risolve una volta per tutte il nodo della stabilità della governance attraverso un impegno diretto, anche se non esclusivo, di Cdp e che, oltre che assicurare l’integrità, la sicurezza e lo sviluppo della rete, sappia consolidarsi in un moderno soggetto industriale, capace di affermarsi in un mondo digitale in piena evoluzione quantitativa e qualitativa”. “Se ci sarà un domani – conclude -, dipenderà dalle scelte che compiremo oggi. Per questo giudichiamo decisivo il confronto che si svilupperà nelle prossime settimane”.
Il titolo Tim alle 11,45 cede l’1,89% a 0,22 euro.