Barclays mette a confronto pro e contro delle due opzioni sul tavolo del Cda, per delineare il futuro di Tim. Meglio la scissione proposta dall’ad Pietro Labriola o quella ventilata dal fondo americano KKR? La banca d’affari londinese guarda quindi nel dettaglio le due eventualità, giungendo alla conclusione che il piano autonomo di scissione del neo amministratore delegato Pietro Labriola potrebbe essere l’opzione preferibile. Tanto più che, secondo Barclays, il mercato in generale tende a sottostimare il valore degli asset infrastrutturali di rete di proprietà di operatori integrati rispetto ai player infrastrutturali puri. Ma ci sono alcune incognite.
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Separazione strutturale opzione migliore
“Il nuovo piano del neo ad Pietro Labriola prevede la scissione della società in una NetCo e in una ServiceCo, entrambe quotate”, scrive Barclays, che ritiene questa separazione strutturale degli asset con report, guidance e governance distinte come l’opzione migliore per gli investitori per valutare meglio questi asset.
Il piano autonomo di Tim valida alternativa all’offerta di KKR
Il piano di Tim “potrebbe essere una valida alternativa all’offerta potenziale di KKR”, aggiunge Barclays, anche perché una separazione di questo genere potrebbe inoltre consentire di riprendere il filo del merger con Open Fiber, “in particolare nel caso che Vivendi (come sembra ndr) non si opponga alla perdita di controllo sulla NetCo. Per KKR, che detiene il 37,5% di FiberCop, tutto ciò potrebbe essere un risultato di successo”.
Il piano autonomo di Tim, aggiunge la banca d’affari londinese, potrebbe limitare il rischio ribassista che grava sul valore del titolo in caso di mancato accordo con KKR.
Valore stimato di Fibercop, NetCo e ServiceCo
Sulla base dei dati disponibili e delle stime, Barclays esprime inoltre una valutazione di massima degli asset. Per quanto riguarda FiberCop, la possibile valutazione potrebbe trovarsi in un range compreso fra 6 e 12 miliardi di euro. La valutazione di ServiceCo (considerata alta dalla banca d’affari) si potrebbe attestare a 12,8 miliardi di euro “per noi elevata, visti i margini molto bassi”, precisa. Per NetCo, infine il valore sembra più aleatorio e compreso in un range molto ampio fra 16 e 29 miliardi di euro, che in caso di separazione dai servizi potrebbe far diminuire il valore di ServiceCo ad un valore intermedio più basso di 6,7 miliardi.
Esito incerto al Cda del 2 marzo
Infine, Barclays ricorda che il management presenterà il nuovo piano industriale 2022-2024 al Cda del prossimo 2 marzo e il 3 marzo al mercato. “Secondo noi, si tratta di un tentativo di presentare un piano autonomo alternativo alla manifestazione di interesse di KKR. Non è chiaro se alla fine il Cda prenderà in considerazione l’offerta potenziale e se la caldeggerà”. Insomma, ancora incertezza sul futuro di Tim, il che spinge la banca d’affari a fissare un prezzo obiettivo di 0,27 euro per azione che prevede un esito non positivo per l’offerta di KKR ma che considera qualche possibilità di valore per un accordo con Open Fiber e il consolidamento in Brasile.