Il Consiglio dei Ministri ha deliberato di non esercitare i poteri speciali sull’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti nel capitale di Telecom Italia. Lo rende noto la Presidenza del Consiglio, aggiungendo che il governo ha comunque raccomandato a Cdp di “notificare ogni modifica che intervenga rispetto ai contenuti dell’operazione già notificata”.
Cdp, controllata dal ministero dell’Economia, ha acquisito il 4,262% di Telecom per partecipare all’assemblea del 24 aprile, quando sarà votata la richiesta del fondo attivista Elliott di revocare sei consiglieri in quota a Vivendi.
Intanto, in vista dell’assemblea del 24 aprile, si starebbe rafforzando secondo Repubblica la lista di azionisti pronti a schierarsi con il fronte del fondo americano di Paul Singer, che avrebbe superato nel frattempo il 9% del capitale e che ha chiesto la revoca di 6 consiglieri in quota Vivendi perché ritenuti in conflitto d’interessi.
A questo punto, Elliott potrebbe contare sull’appoggio di Cdp (vicina appunto al 5%), del fondo americano Blackrock (4,9%) e di un altro gruppo di investitori italiani intorno al 5%.
Se le cose stanno davvero così, Elliott potrebbe presentarsi all’assemblea con il sostengo di circa il 24% del capitale di Tim, grosso modo la stessa percentuale detenuta da Vivendi (23,9%).
Resta da capire se il voto sulla revoca dei 6 consiglieri in quota Vivendi avrà effettivamente luogo all’assemblea del 24 aprile, perché oggi TIM ha comunicato che, in esecuzione della decisione del Consiglio di Amministrazione del 9 aprile 2018, ha provveduto “a notificare gli atti finalizzati al ricorso contro l’integrazione dell’agenda dell’Assemblea del 24 aprile 2018 disposta dal Collegio Sindacale su richiesta del fondo Elliott – si legge in una nota aziendale – La società ha chiesto al Tribunale di Milano l’adozione di provvedimenti di urgenza entro la data dell’Assemblea convocata per il giorno 24 aprile 2018″.
Intanto, l’Agcom ha bocciato la richiesta di Telecom Italia di ritoccare al rialzo i prezzi di accesso all’ingrosso alla rete fissa per servizi voce dell’incumbent depositata a fine 2017 retroattiva al periodo 2015-2017. Oggi il prezzo all’ingrosso richiesto da Telecom ai concorrenti per l’affitto di una linea telefonica è di 11,06 euro al mese, il secondo più alto in Europa dopo Deutsche Telekom. Il diniego dell’Autorità è motivato appunto dal confronto con la media Ue – il prezzo attuale del canone di affitto ai concorrenti è già elevato rispetto alla media europea –, e dal fatto che, si legge nella delibera 110/18/CONS, “nel periodo in esame non è intervenuto un aumento dei costi all’ingrosso dei servizi sottesi; ii) la spesa media mensile degli utenti crescerebbe ben oltre l’assorbimento dell’inflazione; iii) si assisterebbe a un aumento del gap tra il prezzo del omissis di TIM e il valore corrispondente alla media dei principali paesi europei, consolidando la posizione dell’Italia tra i principali paesi con il più alto canone di accesso alla rete fissa”.