Tim ha selezionato gli advisor finanziari Goldman Sachs e LionTree per valutare l’offerta non vincolante di KKR ma anche qualsiasi “altra alternativa strategica volta per la miglior valorizzazione e sviluppo del gruppo e dei suoi asset”.
In qualità di advisor legale è stato scelto lo Studio Gatti, Pavesi, Bianchi e Ludovici, fa sapere la società in una nota.
L’esito della valutazione dovrebbe arrivare presumibilmente entro il 17 dicembre, data del prossimo Cda aziendale.
Le alternative
In altre parole, il cda di Tim affida agli advisor il compito di analizzare da un lato l’offerta indicativa e non vincolante di KKR volta al delisting del gruppo propedeutico allo spezzatino, ma anche di verificare qualsiasi altra offerta o possibile alternativa (scorporo ma senza delisting?) per dare una svolta e valorizzare i suoi asset.
Il compito degli advisor
Gli advisor supporteranno il consiglio di amministrazione di Tim nelle analisi e valutazioni della “Manifestazione Indicativa Non Vincolante”, con riferimento, tra gli altri, alla sua sostenibilità finanziaria, al suo razionale industriale e ad eventuali incertezze o rischi attuativi. Supporteranno il cda di Tim inoltre nelle analisi volte a valutare gli impatti sugli assetti proprietari, occupazionali, manageriali e di governance delle operazioni ivi prospettate, tenuto conto della natura dell’attività del gruppo e dei suoi asset e di ogni altro profilo, anche di pubblico interesse.
L’offerta di KKR
KKR ha avanzato un’offerta non vincolante per rilevare il 100% di Tim al prezzo di 0,505 centesimi poco prima che il ceo della compagina Luigi Gubitosi rimettesse le deleghe, pur restando in Cda, dopo uno scontro insanabile con il primo azionista Vivendi a causa degli scarsi risultati della sua gestione che ha portato a due profit warning da luglio. Tra l’altro, un terzo profit warning potrebbe arrivare a breve, in particolare a causa dei risultati inferiori alle attese derivanti dall’accordo con Dazn per la trasmissione del calcio su Timvision. I termini dell’accordo con Dazn sono peraltro in fase di revisione.
Le condizioni per l’Opa
Tra l’altro, l’offerta di KKR (siamo ancora in fase indicativa sul fronte del prezzo e in alcun modo vincolante) è condizionata al via libera da parte di Tim (in particolare Vivendi) e del Governo italiano. Lo Stato tramite Cdp detiene una quota del 9,8% in Tim, a fronte di un pacchetto di maggioranza del 60% nel concorrente Open Fiber.
I tempi si allungano
Inoltre, l’offerta di KKR è condizionata ad una due diligence di quattro settimane che dovrebbe eventualmente ottenere il via libera al prossimo Cda di Tim, fissato per il 17 dicembre.
Quindi, se tutte queste condizioni si dovessero verificare, è possibile che dopo il Cda del 17 dicembre possa partire prima di Natale la fase di due diligence del fondo americano sugli asset di Tim.
La due diligence potrebbe quindi concludersi, se tutto va bene, a metà gennaio 2022.
Tim al momento senza ad
Nel frattempo, Tim in questo momento è priva di un amministratore delegato. La scelta interna di Pietro Labriola, Ceo di Tim Brasil, come direttore generale di Tim è una soluzione pinte in attesa dell’individuazione di un nuovo timoniere che potrà avvenire soltanto quando si libererà un posto in Cda. Ma al momento non sembra che Luigi Gubitosi sia intenzionato a lasciare il posto e lo stesso vale per i restanti membri del board.
Vivendi non ci sta a queste condizioni
L’offerta di KKR (fra i suoi consiglieri c’è anche il patron di Iliad Xavier Niel, acerrimo rivale di Vincent Bollorè) è stata di fatto rispedita al mittente da Vivendi, che detiene una quota del 23,8% in Tim e che potrebbe eventualmente sedersi al tavolo soltanto se l’offerta fosse sostanzialmente ritoccata al rialzo. In media Vivendi detiene la sua quota acquisita ad un prezzo di 1,07 euro per azione, pari al doppio dell’offerta avanzata dal fondo americano.
Vivendi apre a cessione maggioranza nella rete
Vivendi, che si professa azionista di lungo periodo in Tim, ha espresso la sua disponibilità a cedere la maggioranza della rete fissa di Tim allo stato nel quadro di un “progetto istituzionale” volto alla creazione di una rete unica con gli asset di Open Fiber.
Un incontro in questo senso, per sondare la possibilità di un progetto alternativo a quello di KKR, fra Vivendi e Cdp ha avuto luogo nel fine settimana secondo il Messaggero. Ma finora l’asse franco-italiano non ha prodotto un’alternativa concreta, che potrebbe riguardare appunto lo scorporo della rete, la creazione di una NetCo a maggioranza Cdp e di una società commerciale a maggioranza Vivendi.
Quale sarebbe il perimetro della società della rete?
Come procedere con KKR che detiene il 37,5% di Fibercop?
Resta il nodo del valore della rete
Quanto vale la rete Tim?
Quanto sarebbe disposto lo Stato, tramite Cdp, per rilevare anche in tandem con Vivendi, la maggioranza della rete di Tim? Una rete per lo più in rame e per questo in buona parte obsoleta.
Peraltro, anche KKR, che già detiene il 37,5% della rete secondaria di Tim in Fibercop, potrebbe procedere a sua volta con lo scorporo (carve out) della rete e con la cessione della maggioranza a Cdp.
Nel frattempo, l’incertezza sul futuro della rete resta, ma il tempo stringe visto che le prossime gare per la copertura delle aree grigie del paese con i fondi del Pnrr sono previste entro giugno del 2022 e i bandi dovranno essere realizzati in tempo utile e in conformità con le regole dell’antitrust Ue.
La politica è divisa. Nel governo stesso vi sarebbero linee diverse, con il ministro Giancarlo Giorgetti più propenso all’ingresso massiccio di Cdp nella rete, a fronte del collega titolare dell’Innovazione e della Transizione digitale Vittorio Colao più laico e propenso a concentrare gli sforzi dello Stato sulla connettività, lasciando al mercato la vicenda Tim.
Le grandi manovre di Tim
Quale sarà il nuovo volto di Tim fra qualche mese?
Chi ne terrà le redini?
Di fronte all’offerta di KKR, CDP ha reagito freddamente e lo stesso ministro Giancarlo Giorgetti, durante il question time di qualche giorno fa, ha detto che è troppo presto per parlare di golden power. In effetti, non c’è stata ancora alcuna Opa ufficiale da parte del fondo Usa. E mentre Beppe Grillo è irrealistico parlare di fusione fra Tim e Open Fiber, Giorgia Meloni rilancia ancora una volta il progetto di rete unica, pubblica e wholesale only. Intanto i sindacati sono preoccupati e minacciano sciopero.