Strategie

Tim. Fra Sparkle, 5G e Nextel Amos Genish all’esame in Cda

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Secondo indiscrezioni, l’amministratore delegato Amos Genish starebbe puntando all’acquisizione di Nextel, del quinto operatore brasiliano. Lunedì il banco di prova alla riunione del board.

Il Cda di Tim fissato per lunedì 24 settembre sarà un importante banco di prova per l’amministratore delegato Amos Genish, che si presenta all’appuntamento dopo le indiscrezioni diffuse da Bloomberg e riprese da alcuni quotidiani, fra cui MF, secondo cui il top manager israeliano starebbe puntando all’espansione in Brasile con l’acquisizione di Nextel, il quinto operatore mobile del paese carioca, che porterebbe in dote quote di mercato e frequenze radio in alcune aree metropolitane del paese.

Secondo MF, la discussione in Cda dell’operazione Nextel potrebbe essere la cartina di tornasole per verificare la fiducia del board, con 10 membri in quota Elliott, secondo azionista con l’8,8%, dopo l’assemblea di maggio che ha relegato l’azionista di maggioranza relativa Vivendi (23,4%) in minoranza con 5 membri, nei confronti della strategia di lungo termine di Amos Genish, battezzata DigiTIM.

Sul tavolo del Cda restano poi gli asset non core (Sparkle, Persidera e Inwit) che Elliott sarebbe propenso a cedere in toto o in parte in tempi non troppo dilatati, in linea con la sua strategia di fondo attivista di breve termine. Dopo la ripresa delle schermaglie a settembre fra il fondo di Paul Singer e Vivendi sui problemi borsistici della compagnia, i toni si sono abbassati da una decina di giorni in attesa del confronto in Cda di lunedì.

Secondo il Fatto Quotidiano, il nodo brasiliano di Nextel potrebbe dare il pretesto a Elliott e Vivendi, di comune accordo, per decidere un cambio al vertice sfiduciando Genish.

Vivendi smentisce le voci e conferma oggi il suo sostegno all’ad di Tim, Amos Genish, e condanna “i rumor anonimi e orribili” diffusi da “persone con interessi personali” su di lui. “Abbiamo sempre supportato il ceo di Tim, continuiamo a supportarlo, non è cambiato niente” afferma un portavoce di Vivendi all’Ansa, dopo che sulla stampa sono tornate a circolare voci di un’uscita del manager, che non godrebbe più della fiducia dell’azionista francese.

“Riteniamo che questi rumor siano molto insidiosi, che ci siano persone con interessi personali che hanno interesse a diffondere rumor anonimi e orribili su Genish, persone che stanno cercando di fare danni e non stanno agendo nell’interesse di Tim e degli azionisti. Condanniamo del tutto questo comportamento. Questi stupidi rumor, anche personali, su Mr Genish sono una cosa orribile. Neghiamo tutti questi rumor”, la dura presa di posizione di Vivendi.

“Ci chiediamo – ha aggiunto il portavoce – da dove provengano questi rumor, se provengono da anonimi membri del board, se provengono da Singer, cioè da Elliott. Non riusciamo a capire chi e perché sta creando questi rumor”.

Ad ogni modo, quel che resta da capire è la strategia futura dell’azienda. L’orizzonte temporale sarà di lungo respiro, al 2020 come previsto dal piano industriale DigiTIM proposto da Genish e peraltro sottoscritto da Elliott e Vivendi nonché da Cdp (che resta defilata), oppure prevarrà una visione di breve periodo, che privilegia la cessione degli asset in ottica spezzatino?

Rinunciare a Genish in questo momento, secondo diversi analisti, sarebbe azzardato, una mossa rischiosa per tutti gli attori coinvolti, anche se trovare appoggio nel board per eventuali mire espansionistiche in Brasile non sembra un’impresa troppo semplice vista la situazione, con il titolo Tim in borsa sottostimato e la necessità di fare casse manifestata da Elliott e la volontà di risalire la china espressa più volte da Vivendi, che al momento sconta una minusvalenza molto pesante in Tim.

Tanto più che in questi giorni Tim è impegnata da protagonista con rilanci complessivi già superiori al miliardo e mezzo nell’asta 5G, che nella giornata di ieri ha già superato il valore record di 4,1 miliardi di euro e non è ancora finita. La pressione sui conti di Iliad e della guerra dei prezzi innescata dalla low cost francese nel mobile è ancora da verificare.

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