Prosegue il botta e risposta fra Elliott e Vivendi sulle sorti di Tim, al centro di un nuovo conflitto sulla governance. Oggi tocca al fondo americano Elliott, secondo azionista di Tim con l’8,9% e 10 membri in Cda su 15, rispondere alle accuse di “gestione disastrosa” con il titolo crollato ai minimi da 5 anni lanciate nei giorni scorsi contro il fondo attivista Elliott da Vivendi, primo azionista della compagnia italiana con il 23,9%, dopo il downgrade da parte di Exane BNP Paris Bas.
Intanto, oggi il Cda di TIM ha analizzato e discusso i meccanismi e i processi legati all’asta relativa all’assegnazione delle frequenze 5G, “confermando l’ampio mandato al management per la presentazione di offerte e la partecipazione all’asta”.
Elliott bacchetta Vivendi
Elliott sostiene di “condividere la preoccupazione di Vivendi per l’andamento del prezzo delle azioni di Telecom Italia, un problema che persiste da anni”, ma “Elliott è delusa dal fatto che Vivendi abbia scelto di attaccare la dirigenza di Tim, il suo consiglio di amministrazione e uno dei suoi azionisti piuttosto che lavorare verso soluzioni costruttive”.
Secondo Elliott, “Vivendi sembra essere caduto in preda al ‘breve termine’ che ha precedentemente criticato. Dopo il suo mandato pluriennale come azionista di controllo riconosciuto, Vivendi sembra pronta a esprimere un giudizio definitivo sul nuovo consiglio di Tim appena quattro mesi dopo la sua nomina. Come può Vivendi evitare la responsabilità per lo stato delle cose in Tim quando era in carica da così tanto tempo e il nuovo Consiglio è stato seduto per così poco tempo?”, domanda il fondo statunitense aggiungendo di non essere “d’accordo sul fatto che la gestione di Tim sia stata ‘disastrosa’”, anzi – aggiunge – “vale la pena notare che Tim non ha apportato cambiamenti significativi alla direzione di Tim: il consiglio di Vivendi ha nominato l’attuale Ceo (Amos Genish, ndr), e sia il Ceo che il Cfo rimangono nelle loro posizioni”.
De Puyfontaine vede Conte ‘Vivendi azionista di lungo termine’
Insomma, il palleggio di responsabilità per la cattiva performance del titolo e per la mancanza di un’efficace strategia aziendale che tolga l’azienda dalle secche continua anche oggi, con il Cda sulle strategie per l’asta 5G in corso.
Intanto, nel weekend l’amministratore delegato di Vivendi Arnaud de Puyfontaine ha incontrato a Bisceglie, in occasione della tradizionale kermesse DigithON 2018 organizzata da Francesco Boccia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E ha illustrato la strategia del gruppo francese su Tim, cercando sponde nel governo.
“Crediamo nell’Italia che per noi resta un investimento di lungo termine”, ha detto de Puyfontaine nell’intervista a Myrta Merlino. Nel pubblico anche il vicepremier ministro del Mise e del Lavoro Luigi Di Maio, salito sul palco subito dopo e intervistato da Massimo Giletti, a cui ha detto che “il peccato originale di Telecom è stato quello di essere messa sul mercato in maniera ideologica, seguendo l’ideologia delle privatizzazioni”.
Vendita Sparkle, altolà di Di Maio
TIM ha fatto appena in tempo ad avviare il processo di cessione dei cavi sottomarini di Sparkle che subito è arrivato l’altolà di Di Maio.
Il processo di vendita di Sparkle, sottoposta alle restrizioni del golden power, da parte di Telecom Italia era stato annunciato dal presidente Fulvio Conti, al suo arrivo al workshop Ambrosetti, a Cernobbio, iniziato il 7 settembre e concluso ieri.
Irremovibile e chiaro il messaggio lanciato il giorno dopo (l’8 settembre) dal vicepremier nonché ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro in un’intervista al Il Sole 24 Ore. “Non permetteremo che si venda Sparkle. Il mio obiettivo – ha detto Di Maio – è che il paese sia cablato ma non permetteremo che si venda Sparkle”.
Una posizione che sembra peraltro condivisa da Vivendi. No comment del premier Conte sulle dichiarazioni di Di Maio.