La partita sulla rete Tim non si chiude e va ai supplementari. Un tira e molla che è diventato una storia infinita e che lascia nell’incertezza tutto il settore delle Tlc, con una seria ipoteca sul processo di digitalizzazione del paese. Il Cda di Tim boccia le due offerte non vincolanti di CDP-Macquarie e della contendente KKR, giudicate insufficienti, ma prende tempo su NetCo e concede ancora un supplemento di 5 settimane, fino al 9 giungo, per nuovi rilanci. Un solo pretendente resta in lizza, si tratta del fondo americano KKR (già detentore del 37,5% di Fibercop, la società della rete secondaria di Tim) chiamato a migliorare l’offerta, mentre la cordata CDP-Macquarie, azionisti di Open Fiber rispettivamente al 60% e al 40% resta al palo.
Non c’è alcuna certezza che il 9 giugno la rete venga aggiudicata, anzi. Secondo Vivendi, attendere nuovi rilanci è una perdita di tempo. In tutto questo, resta il silenzio assordante del Governo. Per quanto ancora?
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Casa Bianca interessata?
Intanto, ieri c’è stato un incontro a Palazzo Chigi con alcuni rappresentanti della Casa Bianca. Non si sa se nel menù dell’incontro vi sia stata anche l’offerta di KKR per Tim, ma visto il consueto attivismo dell’ambasciata americana rispetto ai player a stelle e strisce che operano in Italia non è escluso a priori che quanto meno un breve accenno alla vicenda della rete sia stato fatto.
Ultimo treno per la rete
Ma intanto “Il Consiglio di Amministrazione di TIM, riunitosi oggi (ieri ndr) sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha analizzato in profondità le offerte non vincolanti ricevute per Netco dal consorzio formato da CdP Equity S.p.A. e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) Limited e da Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (“KKR”) e le ha ritenute non ancora adeguate – si legge nella nota aziendale – Pertanto, considerata la disponibilità espressa da almeno uno degli offerenti a migliorarla, il Consiglio ha ritenuto di sondare tale disponibilità, al fine di ottenere un’offerta finale entro il 9 giugno prossimo venturo”.
Un’ultima possibilità, quindi, per KKR di alzare l’asticella dai 21 miliardi (comprensivi di 2 miliardi in caso di fusione con Open Fiber) non considerati sufficienti dal Cda di ieri.
Rilanciando la palla nel campo di KKR, il Cda di Tim prende in contropiede il suo primo azionista, la francese Vivendi (23,75%), che non siede più in Cda ed è apertamente contraria a svendere NetCo, che valuta non meno di 31 miliardi. Un negoziato si potrebbe aprire con un’offerta di almeno 25-26 miliardi, una cifra davvero molto lontana da quella messa sul piatto da KKR.
Fronda
Le due cordate avevano già alzato le loro offerte ad aprile. CDP, secondo azionista dell’operatore con una quota del 9,81%, aveva così offerto per la rete 19,3 miliardi di euro contro i circa 18 miliardi di una prima offerta, mentre KKR ha avanzato una proposta per 21 miliardi di euro, dopo i 20 miliardi precedenti.
Tuttavia, Vivendi, il maggiore azionista con una quota del 23,75%, aveva fissato l’asticella molto in alto rivendicando una valutazione di 31 miliardi di euro. Vivendi, che non siede più nel consiglio di amministrazione di Tim, aveva più volte giudicato ampiamente insufficienti le offerte dei due concorrenti.
Il socio francese ha guidato la rivolta contro l’ad Pietro Labriola nell’ultima assemblea dei soci di aprile, che ha bocciato il nuovo sistema retributivo previsto per i dirigenti.
Soltanto il 42,5% del capitale rappresentato in assemblea ha votato a favore del meccanismo di bonus per gli anni 2023-2025, il 10,6% dei voti contrari e il 46,8% degli azionisti si è astenuto, compresa Vivendi.
Questa forte astensione “è un chiaro segnale della bocciatura” del piano strategico proposto da Pietro Labriola, che mira a vendere la rete per ridurre l’ingente debito dell’operatore, aveva poi assicurato una fonte vicina a Vivendi.
Il 10 maggio cda sui conti del primo trimestre
il 10 maggio, intanto, è già stato fissato il consiglio di amministrazione per esaminare i conti del primo trimestre.
Secondo il consensus degli analisti si attendono ricavi ed ebitda in crescita, spinti soprattutto dal Brasile, debito in aumento. In particolare, sono attesi ricavi organici di Tim in crescita del 4,2% a 3,8 miliardi di euro, con un lieve calo del mercato domestico pari allo 0,5% e un balzo del Brasile pari al 19,7%. I ricavi da servizi sono attesi in crescita del 3,3% a 3,5 miliardi.
L’ebitda organico è stimato in ascesa del 3,8% a 1,46 miliardi. Anche questo valore è spinto dal Brasile che dovrebbe crescere del 21,9%. Il debito netto adjusted è stimato in aumento a 25,8 miliardi da 22,6 miliardi; il debito netto after lease è atteso in crescita a 20,5 miliardi da 17,6 miliardi.
5G, finanziamento di 360 milioni dalla BEI per lo sviluppo della rete
La Banca europea per gli investimenti (BEI), assistita in parte da una garanzia di SACE, conferma l’impegno al fianco di TIM nello sviluppo delle infrastrutture di rete di ultima generazione, attraverso un finanziamento da 360 milioni di euro dedicato al potenziamento della copertura 5G in Italia.
Il finanziamento concesso dalla BEI, e garantito al 60% da SACE a conferma della strategicità degli investimenti, permetterà a TIM di ampliare la copertura 5G della popolazione e del territorio nazionale entro fine 2025, anche grazie all’uso delle bande 700 MHz. L’operazione supporta gli obiettivi della ‘Bussola Digitale 2030’, il programma dell’Unione Europea che definisce le ambizioni digitali per il prossimo decennio, come lo sviluppo di infrastrutture digitali sicure e sostenibili, la trasformazione digitale delle imprese e la digitalizzazione dei servizi pubblici.
Inoltre, il finanziamento consentirà al Gruppo TIM di avere accesso ad uno strumento di debito a condizioni più favorevoli di quelle offerte sul mercato bancario obbligazionario.
Tra il 2019 e il 2023, la BEI ha finanziato progetti di TIM per oltre 1 miliardo di euro. Si tratta di finanziamenti che rientrano tra i principali settori di attività di BEI, quelli per lo sviluppo e il supporto alle reti infrastrutturali di telecomunicazione, la riduzione del digital divide, il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea e l’impegno per le aree meno avvantaggiate dell’Unione.
Nel 2022 SACE, nell’ambito di Garanzia Italia e assieme a un pool di istituzioni finanziarie, ha supportato TIM garantendo un finanziamento da 2 miliardi di euro a sostegno degli investimenti previsti in Italia dal piano industriale del Gruppo.