La Cassa depositi e prestiti (Cdp) è salita al 7,1% del capitale di Tim in vista dell’assemblea degli azionisti in programma il 29 marzo 2019. “Lo rivela un filing alla Sec (la Consob americana) depositato in nottata dopo gli ultimi acquisti nella giornata di ieri”, scrive Il Sole 24 ore. La Cdp ha speso 823,97 milioni di euro per rastrellare la quota, acquistata in dieci sedute (dal 15 al 28 febbraio) 323,5 milioni di azioni a un prezzo che va da un minimo di 0,5102 euro per azione (15 febbraio) a un massimo di 0,5424 euro (22 febbraio). Complessivamente la Cassa depositi e prestiti possiede adesso 1.073.5000 azioni con diritto di voto nel CdA Tim.
Nel frattempo, Arnaud de Puyfontaine, amministratore delegato di Vivendi, che ha le maggiori quote del capitale di Tim (il 23,9%), ha dichiarato di essere totalmente contrario alla separazione della rete: “Siamo totalmente contro la separazione della rete. Vivendi è molto chiara su quello che abbiamo detto sin dall’inizio, non vogliamo che Telecom Italia sia smantellata perché significherebbe la morte della società. Questo è il punto principale”, ha detto l’ad di Vivendi durante il forum economico franco italiano organizzato da Confindustria e Medef.
“Vivendi come primo azionista di Telecom Italia”, ha aggiunto, “vuole accompagnare un piano strategico ambizioso, lo dimostreremo ed è esattamente quello che vogliamo fare”. de Puyfontaine ha espresso l’auspicio di “un piano strategico e finanziario che permetta a Tim di far parte dei migliori attori di tlc su scala europea“. Questo “con la possibilità di avere una governance che funzioni”, ha continuato, “e rispetti l’insieme degli azionisti”. “La sola cosa che voglio è il successo di Telecom Italia con una governance che funzioni e sia trasparente nell’interesse di tutti gli azionisti”, ha dichiarato l’Ad del gruppo francese, che domenica scorsa ha pubblicato il documento “Restituire valore a Telecom Italia”, di 48 pagine, in cui spiega come creare valore per Tim.
A chi chiedeva se fosse soddisfatto dell’ad Luigi Gubitosi, de Puyfontaine ha risposto che “Gubitosi è l’amministratore delegato di Telecom e con la giusta strategia e la giusta implementazione e governance sono convinto che ci possa essere un futuro per Telecom”.
L’assemblea del 29 marzo si esprimerà sulla proposta di Vivendi di revocare cinque (ecco i nomi) su 10 membri del Consiglio di Amministrazione della lista Elliott e potrebbe segnare un nuovo ribaltone al vertice del gruppo.
Cdp: “Vogliamo essere un investitore a lungo termine”
La Cassa depositi e prestiti era stata autorizzata dal consiglio il 14 febbraio a incrementare fino al 10% la quota nella compagnia telefonica, ferma al 4,93% dall’aprile dello scorso anno quando la Cassa, controllata per oltre l’80% dal Tesoro, aveva fatto ingresso nel capitale.
Nel modulo Sec, Cdp ha dichiarato che l’intenzione è quella di essere “un investitore a lungo termine”, considerato che rientra nella missione dell’istituto “sostenere le infrastrutture strategiche nazionali” e che l’investimento è volto a dimostrare il supporto della Cassa “allo sviluppo e alle iniziative di creazione di valore prese dall’emittente in un settore che è di primario interesse per il Paese”. Cdp, che non esclude di salire ulteriormente, si riserva di prendere una gamma di iniziative riguardo l’investimento in Telecom, incluso “il supporto a operazioni straordinarie come fusioni, ristrutturazione o cessione di asset” o “cambiamenti nel consiglio di amministrazione”.
Tuttavia, la Cassa precisa al momento di non avere piani a riguardo, considerando di revisionare l’investimento in Telecom di volta in volta sulla base di diversi fattori, incluso l’andamento della società, le condizioni finanziarie, risultati e prospettive, condizioni economiche generali, andamento di Borsa in generale e del titolo in particolare.