Il Cda di Tim, riunitosi oggi in via straordinaria, ha revocato le deleghe all’amministrazione delegato Amos Genish. La revoca è stata votata dai 10 consiglieri in quota Elliott, con il voto contrario degli esponenti di Vivendi che hanno sempre sostenuto Genish. In una nota, la società annuncia che il board ha revocato “con decisione assunta a maggioranza e con effetto immediato tutte le deleghe conferite al consigliere Amos Genish e ha dato mandato al presidente di finalizzare ulteriori adempimenti in relazione al rapporto di lavoro in essere con Genish”.
Le deleghe revocate a Genish sono state provvisoriamente assegnate al presidente Fulvio Conti.
“Il presidente del comitato nomine e remunerazione ha provveduto alla convocazione dello stesso comitato per gli adempimenti di sua competenza relativamente alla individuazione del nuovo amministratore delegato” ed è stata convocata una nuova riunione del consiglio di amministrazione per domenica 18 novembre per la nomina di un nuovo amministratore delegato.
Il Cda, conclude la nota, ringrazia Amos Genish per il lavoro svolto nell’interesse della società e di tutti i suoi stakeholders in questi quattordici mesi di intensa attività.
Il top manager, secondo una fonte a conoscenza della riunione, è stato sfiduciato e si sarebbe dimesso prendendo atto di non poter più contare sulla maggioranza del consiglio.
In particolare, secondo quanto viene riferito, a far precipitare la situazione sarebbero state le dichiarazioni rilasciate ieri da Genish in merito alla rete unica insieme a Open Fiber, progetto appoggiato dal Governo e rilanciato due giorni fa dal vicepremier ministro dello Sviluppo e del Lavoro Luigi Di Maio. Ieri, Genish aveva dichiarato il suo favore alla creazione di una rete unica, per evitare duplicazioni di investimenti infrastrutturali, ribadendo però che il controllo della rete dovrebbe restare in capo a Tim.
Una posizione che, secondo Bloomberg, non sarebbe gradita a Elliott, pronta invece a cedere la maggioranza della rete in caso di fusione con Open Fiber in ottica di rete unica, alla luce dei vantaggi regolamentari previsti dal nuovo Codice Ue delle Comunicazioni Elettroniche in dirittura di arrivo, con il voto dell’Europarlamento previsto per domani. Il nuovo codice prevede l’introduzione del modello “wholesale only” (vendita esclusivamente all’ingrosso) in Italia operato da Open Fiber. Un aspetto non certo secondario, nel dibattito in corso sullo scorporo della rete Tim.
Il nuovo Codice europeo indica una serie di criteri e requisiti restrittivi per identificare gli operatori “wholesale only” puri ed evitare ogni possibile manipolazione della norma da parte di operatori verticalmente integrati. Ad esempio, la semplice separazione legale della rete di un incumbent o anche la eventuale nascita di una rete unica di cui si è molto parlato in questi giorni non potrà dare alcun vantaggio regolamentare qualora l’incumbent ne mantenga il controllo. Controllo sulla rete al quale Amos Genish non avrebbe voluto rinunciare in caso di creazione di una rete unica.
La revoca del mandato di Amos Genish arriva dopo l’annuncio di perdite per 868 milioni nei primi nove mesi dell’anno, in seguito alla svalutazione di avviamenti per due miliardi comunicata venerdì, al culmine dei dissapori fra i soci forti del gruppo, da un lato Vivendi (che controlla il 23,9% del gruppo) e Elliott (che detiene l’8,8% esprimendo la maggioranza del board con 10 consiglieri su 15).
“È stata una mossa molto cinica e volutamente pianificata in segreto, per creare la massima destabilizzazione e influenzare i risultati di Tim, e dopo un diniego ufficiale di domenica, senza la conoscenza di molti membri del consiglio e mentre l’amministratore delegato stava negoziando per Tim e portando avanti il suo dovere dall’altra parte del mondo. Denunciamo la destabilizzazione di questa decisione e il metodo vergognoso”. Così un portavoce di Vivendi dopo la sfiducia dei 10 consiglieri in quota Elliott all’ad Amos Genish.