L’obiettivo del governo “non è quello di fare la multa più grande possibile a Telecom Italia” ma quello di avere “una rete più neutrale”. Lo ha ribadito oggi, intervenendo alla trasmissione ‘Circo Massimo’ su Radio Capital, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. “Nessuno vuole danneggiare l’azienda ma vogliamo far rispettare le regole”, ha continuato. “Dobbiamo fare in modo che accettino il golden power e riflettano sulla separazione della rete”, ha concluso Calenda. Il ministro è favorevole allo scorporpo e alla quotazione della rete.
Ieri, a un mese dal primo incontro del 19 ottobre scorso, il ministro Calenda ha di nuovo incontrato l’amministratore delegato di Tim Amos Genish. “L’incontro è andato bene, è stato costruttivo, si sta delineando un rapporto di grande discontinuità positiva con il passato”, ha detto Calenda.
“Abbiamo deciso di avviare un percorso di incontri regolari per aggiornarci sull’attività di Telecom e sulle nostre preoccupazioni, ovvero le istanze che riguardano l’interesse nazionale”, ha detto il ministro anticipando un possibile nuovo incontro a dicembre.
“Abbiamo discusso di Telecom Italia come business nel suo complesso – ha detto Genish – Come promesso l’ultima volta, continueremo ad aggiornarci di volta in volta su tutta l’evoluzione di Telecom Italia”. “Stiamo facendo davvero un buon progresso sul nostro piano industriale”, ha concluso Genish.
Resta ora da capire se il Governo vorrà procedere speditamente con l’applicazione di sanzioni per la mancata notifica dell’assunzione del controllo di fatto di Tim da parte di Vivendi. Secondo quanto riportato da Repubblica, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, diversamente dal ministro Calenda, non ha fretta di procedere.
Vedremo se il Governo si muoverà prima della fine della legislatura o se lascerà la patata bollente al prossimo Esecutivo.
Intanto, nei giorni scorsi Amos Genish ha detto che Tim non ha alcuna intenzione di cedere il controllo della rete, anche se scendere sotto il 100% non è un tabù, aprendo di fatto alla possibilità di accogliere nuovi soci e alla possibilità di collaborazioni commerciali con Open Fiber (nelle aree bianche). Peraltro, l’ipotesi di uno scorporo non è tabù nemmeno per il presidente di Tim e ad di Vivendi Arnaud De Puyfotaine.
Ma in tema di scorporo e possibile merger, c’è da registrare la dichiarazione di ieri di Francesco Starace, amministratore delegato di Enel che detiene il 50% di Open Fiber (l’atro 50% è in mano a Cdp). “Siamo completamente contrari a una fusione tra le reti di Open Fiber e Tim”, ha detto Starace, nel corso della conferenza stampa al termine della presentazione del piano strategico 2018-2020.
“Non c’è nessun merito e non ci sono vantaggi nel prevedere una fusione tra Open Fiber e un’altra rete – ha aggiunto – Siamo completamente concentrati sulla missione di Open Fiber, che è quella di completare l’opera di posa di cavi per lo sviluppo del servizio in Italia. Qualunque altra convinzione non ha merito e finisce per penalizzare il programma di sviluppo della rete nel Paese”. Una posizione quella di Starace già espressa a luglio, quando disse che la fusione “non ha senso”.
Insomma, molto movimento intorno alla banda ultralarga in Italia, con diverse voci che al momento compongono un quadro alquanto ingarbugliato, tenuto conto che qualche giorno fa Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, ha detto che l‘ipotesi di una collaborazione tra Tim e Open Fiber per la rete fissa a banda ultralarga non è mai stata discussa in concreto all‘interno degli organi societari della società.