Non è previsto “a breve” un incontro tra il nuovo vertice di Telecom Italia e Carlo Calenda. A dichiararlo è stato lo stesso ministro dello Sviluppo economico, che al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini ha ribadito “per il momento la palla è al Comitato sulla ‘Golden power’ che sta facendo tutte le verifiche: Telecom avrà ovviamente tutto lo spazio per fare le sue controdeduzioni, noi vogliamo solamente che siano rispettate le regole e riteniamo che la società avrebbe dovuto notificare il suo controllo e coordinamento” da parte di Vivendi, che controlla l’azienda con una quota del 23,94%. In sostanza il problema per il Governo è la mancata notifica del cambio della governance di Tim, sull’attività di “direzione e coordinamento da parte di Vivendi” comunicata lo scorso 27 luglio senza preavviso all’esecutivo, che adesso vuole verificare se possa emergere un possibile “grave pregiudizio” per gli interessi pubblici legati al “buon funzionamento della rete di telecomunicazione”.
Ricordiamo che la presidenza del Consiglio ha ricevuto, il 31 luglio scorso, una nota nella quale il ministro dello Sviluppo economico ha sollecitato un’istruttoria da parte del gruppo di coordinamento all’interno della presidenza del Consiglio al fine di valutare la sussistenza di obblighi di notifica e, più in generale, l’esercizio di poteri speciali sugli assetti societari di Tim.
Il governo italiano può, infatti, esercitare nei confronti del colosso Tlc i poteri speciali che consentono di blindare una società qualora sia in pericolo l’interesse nazionale: lo prevede la cosiddetta Golden Power, per la precisione la norma “in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni”.
Presto in Parlamento norme antiscorrerie
L’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni, ha detto inoltre Calenda, ha chiesto alla Commissione Ue interventi per evitare “investimenti di natura predatoria” alle aziende quotate in Borsa da parte di società di Paesi extra Ue in Italia e in Europa, ma “l’Italia è pronta con una norma primaria appena avremo il quadro di compatibilità europea: siamo pronti a portarla in Parlamento”, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico.