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Tim, Butti (FdI): ‘A tempo debito il nostro piano alternativo’

“A tempo debito sveleremo il nostro piano alternativo per la rete unica. Intanto però è chiaro che siamo di nuovo allo scontro tra Tim e Vivendi. Ma basta con gli esuberi (fino a 12mila)”. Lo ha detto Alessio Butti, responsabile del Dipartimento Tlc di Fratelli d’Italia, intervistato da Affaritaliani.it.

Per il parlamentare di FdI è fondamentale che la rete sia “unica, pubblica e non verticalmente integrata e che non preveda alcun regalo con i soldi pubblici a favore di investitori stranieri”. Il partito, quindi, non è affatto contrario alla rete unica per “evitare doppioni”.

‘Basta con il mito dell’Ftth’

Per quanto riguarda la tecnologia da impiegare per digitalizzare l’Italia, Butti non vuole che si parli solo di FTTH: “Ci sono tecnologie alternative, come il Fwa, le onde radio e altro. Il nostro è un territorio complesso dal punto di vista morfologico, basta con le balle stratosferiche che ci raccontano che l’Ftth può coprire tutte le città e i territori. La verità è che si può arrivare al massimo al 70%. Se vogliamo un cablaggio completo e olistico dobbiamo affrontare tecnologicamente su binari diversi la connessione”. Nel ragionamento della banda larga “rientra anche il cloud del polo strategico nazionale e bisogna definire anche il ruolo fondamentale di Sparkle”. 

Tornando a Tim, Butti ha osservato: “Io non sono contro Tim, sono per le cose fatte bene e per la presenza corretta dello Stato. Era uno dei cinque player al mondo, poi è arrivato Prodi, c’è stata una svendita scellerata e da lì è’ partita una catastrofe senza precedenti”.

Tim, Butti (FdI): fondi Pnrr non devono finire nelle tasche di Vivendi

Vivendi in Tim “vuole palesemente passare all’incasso, ha accettato di vedere il suicidio di Timvision con i diritti del calcio, ha avallato altre azioni masochistiche e autolesioniste e adesso ovviamente, essendo socio di riferimento, pretende di monetizzare. Però è francese e questo non va troppo bene”, ha aggiunto Butti.

“Ci sono i fondi del Pnrr, che mi permetto di far notare essere denari pubblici, che non possono e non devono finire nelle tasche di Vivendi – ha proseguito Butti -. La valutazione tra i 31 e i 34 miliardi non ha alcun senso, loro parlano per conto degli azionisti. Ma è una boutade bella e buona perché tra quattro anni l’attuale rete in rame non ci sarà più”. Questo non lo dice Alessio Butti, ma il ministro Colao. Allora perché questa valutazione stratosferica della rete?”.

Il ruolo dei fondi e quello di Cdp

In tutto ciò ci si dimentica delle ricadute sociali pesantissime che ci sono: si parla di migliaia di esuberi, a quanto mi risulta potrebbero essere fino a 12mila”. Su Tim, ha spiegato, “gravano, come abbiamo più volte evidenziato, fondi che sono già inseriti nei board o che aspettano di potervi entrare: e questi di certo non sono lì per fare beneficenza, oltretutto essendo stranieri non hanno alcun interesse a giocare a favore dell’azienda. Cdp continua a gestire tutto in modo molto opaco, essendo socia sia di Open Fiber che di Tim. C’è stato un pesantissimo rallentamento nelle aree bianche. Qualche responsabilità andrà pure attribuita ai bandi del Mise e di Infratel, ma Open Fiber negli ultimi mesi ha dormito sonni profondi. Il rischio è di replicare nelle aree grigie il fallimento delle aree bianche”.

‘L’ex-Sip paga tutti gli errori del passato’

“L’ex-Sip paga tutti gli errori del passato più o meno recente che non abbiamo mai smesso di indicare anche quando eravamo in solitudine a farlo. Il valore azionario del titolo (0,22 euro per azione, controvalore di 4,83 miliardi, ndr) è un’offesa per i piccoli azionisti. E poi c’è il downgrade di Moody’s, che dimostra la totale sfiducia dei mercati internazionali”, aggiunge.

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