Stefano del Angelis subentra a Rodrigo Abreu alla guida di Tim Brasil.
Abreu, il cui mandato era in scadenza, lascia anche la carica di Consigliere, con cooptazione nel Board di Stefano De Angelis.
Per De Angelis, che ha ricoperto sin dal 1997 diversi incarichi in Telecom Italia tra cui, l’ultimo, di Direttore della funzione Consumer & SME, si tratta di un ritorno in America Latina: ha già ricoperto il ruolo di Ceo di Telecom Argentina e di direttore finanziario di Tim Brasil.
La sua carica in Telecom verrà ricoperta ad interim dall’Ad Flavio Cattaneo.
L’esperienza maturata sarà sicuramente utile, ma il suo compito sarà molto impegnativo. Dovrà sicuramente accelerare il processo di ristrutturazione aziendale con un taglio previsto nell’ordine dell’8% dei dipendenti (circa un migliaio).
La controllata brasiliana di Telecom Italia ha presentato ieri i conti trimestrali, che hanno fortemente risentito del difficile contesto macroeconomico e dell’ulteriore taglio delle tariffe di terminazione.
I ricavi sono scesi del 15,3% a 3,85 miliardi di reais (978 milioni di euro), contro i 4,55 miliardi (1,15 miliardi di euro) dello stesso periodo di un anno fa. L’utile netto è crollato del 60% a 128 milioni di reais (32 milioni di euro) contro i 317,4 milioni del primo trimestre 2015 e i 248 milioni attesi dagli analisti.
L’Ebitda è sceso del 16% a 1,12 miliardi di reais per via di diversi fattori, tra cui la peggior recessione da decenni, i costi legati alla riduzione del personale e gli accantonamenti per i conti insoluti dei clienti.
L’Arpu, invece, è cresciuto del 3% a conferma che il trend positivo iniziato nel trimestre precedente è stato mantenuto anche nei primi tre mesi di quest’anno.
Tim Brasil resta leader del mercato 4G, con 9 milioni di clienti – pari al 14% del totale – e una copertura di 439 città, pari al 60% della popolazione urbana. Il numero complessivo dei clienti ha raggiunto 67,3 milioni (-11,2%)
Gli investimenti sono scesi del 23,1% a 710 milioni di reais a causa delle difficili e lunghe negoziazioni con i fornitori di infrastrutture.
Su Tim Brasil si sono rincorsi per lungo tempo rumors su una possibile vendita: sembra che questa sia l’intenzione di Vivendi e che la tenacia dell’ex ad Marco Patuano nel difendere la strategicità della controllata sia stato uno dei motivi di maggior frizione con l’azionista francese.
Il processo di consolidamento del mercato sembra ormai inevitabile in un mercato interessato dalla peggior recessione da decenni e potrebbe coinvolgere tutti i player del mercato (Tim Brasil è il secondo più importante dopo Vivo di Telefonica e prima di Claro e Oi). A questo punto, però secondo gli analisti sarebbe preferibile un’integrazione più che una cessione.
Rispedite al mittente tutte le offerte – ultima in ordine di tempo quella avanzata dal fondo russo Letter One – sarà infatti difficile, vista la svalutazione del real e il calo del valore del titolo – raggiungere i multipli che si potevano ottenere qualche anno fa. Due anni, Patuano diceva che non avrebbe considerato accettabile un’offerta al di sotto dei 10 miliardi per il 67% detenuto da Telecom Italia. Oggi, un’offerta di 5 miliardi conterrebbe un premio del 70% rispetto al valore di Borsa attuale. Si stima quindi che il valore della quota sia attualmente di circa 3 miliardi.