Era già stato abbastanza chiaro Alexey Reznikovich riguardo lo stato attuale delle società tlc: sono dei dinosauri vittime della loro incapacità di trasformarsi per affrontare le nuove sfide. Reznikovich è managing director di Letter One, il fondo d’investimenti di Mikhail Fridman che ha avanzato nelle scorse settimane la proposta di un aumento di capitale da 4 miliardi di dollari per Oi, a patto che il ‘campione’ delle tlc brasiliane si fonda con Tim Brasil.
La controllata di Telecom Italia, secondo operatore mobile del Paese, ha registrato una trimestrale non proprio brillante, ma è considerata ancora una pepita di alto valore, che potrebbe essere ceduta ma – ha ribadito nei giorni scorsi Marco Patuano – soltanto a fronte di una offerta che ne rispecchi il valore.
Il fondo Letter One, sempre a detto di Patuano, non ha ancora avanzato alcuna offerta formale su Tim e a fronte delle nuove dichiarazioni del manager italiano sembra comunque risoluto a portare avanti il processo di consolidamento con o senza la controllata Telecom, indirizzandosi sul altri player.
Reznikovich si dice aperto a qualsiasi possibilità e, come nel suo stile, non va per il sottile: “Il tradizionale modello delle telecom è bell’e morto dal punto di vista degli investitori. È possibile guadagnarci solo in circostanze eccezionali – ossia in quelle situazioni in cui si prefigura un potenziale consolidamento a livello nazionale o in caso di ristrutturazione o rifinanziamento dell’azienda”, dichiara in un’intervista.
E, nello specifico, il mercato brasiliano si trova in una di quelle circostanze eccezionali perché – dice Reznikovich – “è pronto per il consolidamento e, data la sua struttura, questa è la cosa più importante”.
Secondo quanto riferito da Bloomberg, Telecom darebbe il suo ok alla fusione solo se potesse mantenere il controllo della società combinata, eventualità, spiega una fonte vicina all’azienda, a cui Letter One non sembra voglia opporsi. Si tratta tuttavia di indiscrezioni non confermate dai diretti interessati, che potrebbero comunque dare un’accelerata all’operazione: il fondo d’investimento russo aveva in gestione circa 25 miliardi di dollari lo scorso anno e attraverso la LetterOne Technology – la branca tlc della russa Alpha Group – controlla asset tlc che valgono qualcosa come 13 miliardi di dollari, tra cui Altimo, che detiene il 48% di Vimpelcom e Alfa Telecoms Turkey, che possiede il 13% di Turkcell.
La questione economica, quindi, non sarebbe un problema, nel caso.
Cosa frena allora una fusione? Sicuramente avrebbe da ridire l’Antitrust (Cade), dal momento che insieme Tim e Oi deterrebbero il 44% del mercato mobile brasiliano e già l’Autorità aveva messo i bastoni fra le ruote a Telefonica bloccando di fatto la sua scalata nell’operatore italiano.
Sarebbe quindi probabile che per approvare la fusione Tim debba cedere una parte dei suoi asset andando quindi a perdere una parte dei suoi 72 milioni di clienti.
Resta inoltre aperto il capitolo ‘riforme’ del mercato tlc. Nelle scorse settimane, Patuano era stato chiaro, prima di avviare un processo di consolidamento, sarebbe opportuno affrontare il tema delle concessioni nella telefonia fissa gestite dall’Anatel: quando tra 10 anni scadranno le concessioni di Oi, cosa succederà? Bisognerà partecipare a un’asta competitiva con una previsione di esborso ancora non quantificabile ma di sicuro decisamente onerosa?