Giovedì, intanto, si riunirà il Cda di Telecom Italia, che tra i diversi dossier sul tavolo avrà anche quello della cessione di Telecom Argentina, mentre nel 2015 potrebberoi sbarcare in Borsa le torri di trasmissione.
Il governo italiano potrebbe intervenire per impedire la vendita di Tim Brasil e il suo successivo spezzettamento tra i concorrenti. Secondo alcune fonti vicine al dossier, l’esecutivo starebbe valutando l’ingresso del Fondo Strategico Italiano nel capitale della controllata di Telecom Italia, la cui strategicità è stata più volte ribadita dal management italiano.
Il Fondo Strategico Italiano (FSI) è controllato all’80% dalla cassa Depositi e Prestiti e al 20% dalla Banca D’Italia. Con un capitale disponibile di 4,4 miliardi, il Fondo acquisisce quote prevalentemente di minoranza in imprese di “rilevante interesse nazionale” che abbiano “adeguate prospettive di redditività e di sviluppo, idonee a generare valore per gli investitori”, si legge nel sito istituzionale.
Sembra proprio il caso di Tim Brasil, rimasta – a meno che non si concretizzi il blocco della cessione di Telecom Argentina – il solo asset estero e essenziale fonte di ricavi della società italiana. Più volte, per altro, l’Ad Marco Patuano ha sottolineato che la società è strategica e nei mesi scorsi ha annunciato anche un massiccio piano di investimenti (pari a 1,35 miliardi di euro) che prevede anche la partecipazione all’asta delle frequenze per il 4G, che si svolgerà il 30 settembre.
Nelle scorse settimane, sembrava imminente la presentazione di un’offerta dal 10 miliardi di euro da parte dei rivali America Movil, Telefonica e Oi. Offerta che potrebbe concretizzarsi subito dopo le elezioni presidenziali del 5 ottobre. ,a se America Movil di Carlos Slim, presente sul mercato con Claro, ha confermato la partecipazione all’operazione gestita da PTG, Telefonica si è sganciata, impegnata com’è nella finalizzazione dell’accordo con GVT, che si è concretizzato venerdì e che prevede anche il passaggio del 5,7% di Telecom Italia al conglomerato francese Vivendi.
La questione argentina in cda
Giovedì, intanto, si riunirà il Cda di Telecom Italia, che tra i diversi dossier sul tavolo avrà anche quello della cessione di Telecom Argentina: il management potrebbe decidere di bloccare la vendita, i cui termini sono stati prorogati al 25 settembre, se il giorno successivo l’operazione non sarà formalizzata.
“Nel corso dell’estate il governo argentino ha dovuto affrontare una crisi molto importante, e quindi che nell’ambito delle priorità delle authorities argentine ci fossero tematiche altrettanto forse più importanti”, ha affermato Patuano nelle scorse settimane, dicendosi però pronto a rivalutare l’intero dossier se non dovessero arrivare le autorizzazioni, perché “le estensioni non possono durare all’infinito”.
Ipo per le torri nel 2015?
Sul mercato italiano, intanto, Telecom Italia starebbe preparando lo sbarco in Borsa delle torri di trasmissione. Secondo quanto riportato stamani da Il Sole 24 Ore, la società avrebbe già avviato discussioni in proposito con alcune banche d’affari e l’IPO del 50% della società in cui sarebbero conferite le 8 mila torri potrebbe concretizzarsi nel 2015. Telecom starebbe aspettando l’esito della quotazione in Borsa di RaiWay che dovrebbe avvenire entro l’anno.
Dalla vendita delle torri mobili, Telecom Italia conta di incassare all’incirca 1 miliardo di euro. La vendita, ha precisato Patuano, è un’operazione industriale: una riallocazione di capitale investito che, in Italia, servirà per sostenere gli investimenti nelle reti mobili Lte e nella fibra. Agli asset si era interessato il gruppo spagnolo Abertis. Anche in Brasile il gruppo sta valutando di cedere le torri, in un’operazione stimata in 750 milioni di euro.