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Tim Berners-Lee a 32 anni dal www: “Il web per l’inclusione sociale e battere il Covid”

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Oggi il world wide web o più semplicemente “www” spegne 32 candeline. Un termine coniato dall’informatico britannico Tim Berners-Lee, passato poi alla storia come il padre della rete e di una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia della specie umana.

Per l’occasione, Sir Lee e la co-fondatrice della Web Foundation, Rosemary Leith, hanno pubblicato una lettera al mondo per riflettere sulle potenzialità di internet ancora inespresse e su quanto c’è ancora da fare per connettere davvero tutti, soprattutto i più giovani.

Un mondo ancora da connettere e da migliorare

Secondo la Web Foundation, solo un terzo degli under 25 di tutto il mondo ha accesso alla rete in maniera stabile, mentre altri 2,2 miliardi di coetanei o non ce l’ha proprio, o dispone di una connettività di bassa qualità, non domestica e discontinua.

Nei paesi a basso reddito, solo Il 6% dei giovani dispone di internet da casa.

La stessa emergenza sanitaria decretata a livello globale dalla pandemia di Covid-19, con il suo enorme impatto sociale ed economico, può essere un banco di prova significativo per testare la forza di internet, strumento chiave proprio per l’uscita dalla crisi umanitaria, sociale ed economica che si è andata delineando nell’ultimo anno (e forse anche da prima).

Il web, in pratica, è uno strumento con cui poter plasmare il mondo, con cui lottare per un mondo più giusto, con meno disuguaglianze, più solidale, più aperto alla conoscenza, che non lasci indietro nessuno, un mondo anche più pulito e sostenibile a livello ambientale.

Soprattutto, un mondo davvero connesso, in cui tutti abbiano a disposizione una connettività a banda larga di alta qualità. Secondo l’Alliance for Affordable Internet (A4AI), iniziativa della Web Foundation, servirebbero 428 miliardi di dollari di investimenti aggiuntivi da effettuare nei prossimi dieci anni per portare davvero bene e tutti online.

Una spesa di soli 116 dollari a persona per fare in modo che anche i restanti 3,7 miliardi di cittadini del mondo non rimangano più offline”, si legge nella Lettera.

Internet è qui presentato come uno strumento davvero unico non solo per apprendere, guadagnare e creare, ma anche per uscire dalla crisi e l’emergenza Covid-19.

Si stima che un aumento del 10% del numero di persone che accedono al web si traduca in un aumento del 2% del PIL per l’economia di uno Stato – hanno specificato i ricercatori – mentre una nuova analisi ha rilevato che il raggiungimento di una banda larga universale nei Paesi in via di sviluppo, entro il 2030, porterebbe a circa 8,7 trilioni di dollari di benefici economici diretti”.

Il web e lo strapotere delle Big Tech

Sir Lee invita tutti a immaginare un web che ci piace come modello per costruire un mondo migliore, ma il web, non bisogna dimenticarlo, è stato anche il terreno fertile da cui sono spuntati i giganti tecnologici che tutti noi ormai conosciamo molto bene.

È da qui che sono arrivati Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft, solo per citare i più popolari (i cosiddetti GAFAM o Big Tech).

Un fronte Big Tech che ora Governi nazionali e Istituzioni sovranazionali cercano di affrontare con nuovi strumenti regolatori e legislativi, per contenere il loro strapotere sul mercato globale, l’accumulazione di ricchezza (frutto anche dell’elusione fiscale) e la capacità di raccogliere e trattare i dati personali dei cittadini e di altra natura, senza alcun limite o freno.

L’emergenza Covid-19 e la crisi umanitaria, sociale ed economica che ne è nata è stata l’ennesima occasione per arricchirsi e sfruttare il momento per aumentare la propria influenza sulle Istituzioni e le organizzazioni economiche di tutto il mondo.

La stessa informazione è stata vittima dell’intermediazione delle Big Tech: dalle loro piattaforme web sono arrivati i nuovi barbari, legioni di haters, che hanno diffuso disinformazione e false notizie, in un momento in cui la comunicazione è fondamentale per aiutare i cittadini e la democrazia a superare questa situazione storica di crisi ed emergenza.

Motivo per cui Unione europea e Stati Uniti si stanno oggi confrontando per affrontare il problema delle Big Tech e del loro potere sulla politica, la società e l’economia, con l’obiettivo non semplice (ma quanto mai necessario) di stabilire nuove regole per lo spazio digitale e lo stesso web.

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