Via libera dal Cda di Tim al rinnovo del MoU siglato con Cdp con l’obiettivo di una rete unica con Open Fiber ma senza l’esclusiva. Lo confermano le agenzie (Reuters, Agi e l’Adnkronos) in serata, precisando che Il nuovo termine per l’offerta non vincolante è stato prolungato di un mese al 30 novembre. Una richiesta, il rinnovo dei termini del MoU ma senza esclusività, accolta da Vivendi, il primo azionista di Tim con quasi il 24%, sempre alla ricerca di nuovi investitori (fondi infrastrutturali) interessati ad entrare in partita, per ridurre il gap per le sue valutazioni (31 miliardi di euro per la rete Tim) e l’offerta di Cdp (15-20 miliardi). Il comunicato ufficiale sarà diffuso domani.
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C’è da notare però che il sentiment intorno a Tim resta quanto meno prudente, con il downgrade del titolo da parte di JPMorgan, il target price è passato da 0,27 euro a 0,24 euro, mantenendo il rating ‘neutral’. Mentre Kepler Cheuvreux ha declassato il titolo a Hold da Buy con un target di prezzo di 0,22 euro.
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Esclusiva? Falso problema
C’è da dire che la scelta di rinnovare il negoziato in esclusiva sembra a tutti gli effetti un falso problema, visto che con il Golden power il Governo ha diritto, anzi il dovere di entrare in gioco per dare l’ultima parola e valutare qualsiasi operazione che possa in qualche modo interessare un’infrastruttura critica per la sicurezza nazionale, qual è appunto la rete di telecomunicazioni.
Di conseguenza, la decisione finale sull’operazione sarà sempre in capo al Governo di Giorgia Meloni, che a più riprese e da ultimo nel suo discorso di insediamento alla Camera, ha ribadito la sua vision sulla rete: “sia pubblica e aperta alla concorrenza”. “Intendiamo tutelare”, ha detto Meloni, “le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle telecomunicazioni” rilanciando così il Progetto Minerva.
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Il Progetto Minerva resta la stella polare del Governo e sicuramente è anche su quello che si confronterà il Cda odierno di Tim.
Remedies in caso di merger
Ieri, la Reuters ha reso noto che l’autorità antitrust europea è pronta a chiedere di vendere alcuni asset in fibra nelle cosiddette aree nere, dove la rete è ridondante, per dare il proprio via libera al cosiddetto progetto di rete unica. Sarebbero coinvolte 10-20 città di medie e grandi dimensioni.
Un’uscita, quella delle tre fonti della Commissione sentite da Reuters, fatta per mettere in guardia l’Italia sul dossier rete unica e che sembra un endorsement indiretto del piano alternativo di FdI, il Progetto Minerva, che ha esplicitamente richiesto di procedere alla vendita delle parti ridondanti della rete.
Ma è evidente che in caso di merger fra Tim e Open Fiber ci sarebbero dei rimedi di cui si interesserà certamente la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, che ha ben presente da tempo il dossier Italia.