Tik Tok, il tempo scorre in modo frenetico ed il divertimento è assicurato anche nello sviluppo della creatività che viene agevolata da un prendere spunto dai social, da seguire le indicazioni proposte in modo sempre molto veloce che segna il ritmo digitale nello scroll frenetico di dita che scorrono sullo schermo.
Dita che scorrono, tempo che viene segnato e scandito dalla leva narcisistica di ottenere consensi, di piacere e di rimando di piacersi, in acque digitali poco cristalline, che come nel mito di Narciso possono far dipanare il sé.
Un sé alla ricerca sempre di sé stesso ma che si plasma e si modella su like e condivisioni che possono da una parte creare strutture narcisistiche fallaci che si sgretolano sotto la pioggia di poca noncuranza mediatica, e dall’altra inaridire lo sviluppo del pensiero creativo che oggi viene così tanto sostenuto e ricercato.
Il digitale, abile conoscitore-inseguitore, dei bisogni e delle esigenze psicologiche collettive, soprattutto in fasce specifiche dello sviluppo, quale l’infanzia e l’adolescenza, in cui la mente è facilmente modellabile, propone di continuo nuove applicazioni perfettamente conformanti ai vari step evolutivi.
L’ascesa di Tik Tok
Ed ecco che dalla lampada dell’Aladino digitale esce dalla ristrutturazione di Musical.ly Tik Tok, l’applicazione più scaricata al mondo nel 2018 di proprietà della società cinese Bytedance, e creata dal fondatore Zhang Yiming.
Nata nel 2016 a Pechino, l’app ha già raggiunto i 65 milioni di utenti solamente negli Stati Uniti, e il mezzo miliardo in tutto il mondo (di cui 2 milioni e mezzo in Italia); tra questi la maggior parte non arriva ai 18 anni e il 65% è di sesso femminile.
Ogni giorno Tik Tok ha 150 milioni di utenti attivi (500 milioni gli utenti attivi ogni mese) che attivano il loro account (gratuito) inserendo un indirizzo mail o un numero di telefono, oppure scegliendo di fare il log tramite gli account di Facebook, Instagram, Twitter o Google.
E si parte seguendo il mantra: “Make ever secon count” (Fai che ogni secondo conti”) che però nella traduzione digitale allontana di molto dalla concentrazione sul momento presente di cui parla Daniel Stern o sulla consapevolezza della mindfulness.
Si creano video di 15-60 secondi, si balla, si canta in playback, si arricchisce il quadro di emoticon, suggerimenti iconici vari, filtri ed effetti sonori, si condivide, si attende il riscontro esterno e si può diventare popolari e famosi: “posso diventare ricca e famosa anche senza studiare come i TikToker” appella Caterina mostrandomi i suoi seguaci sull’app.
Tik Tok e l’uso facile da parte dei ragazzi
Facilità di utilizzo, immediatezza degli effetti e trasformazione del risultato grazie alla sincronizzazione labiale che rende tutto agevole, divertente e in bella forma.
Solo dopo l’immissione in rete, la condivisione, il tempo scandito dal tic toc veloce delle dita, sembra fermarsi almeno un po’, fino alla ripresa dopaminergica di nuove idee creative, nuove condivisioni che mi divertono, mi fanno ridere, gioire, e sulla scia della leva della competizione mi fanno competere con altri per vincere sfide anche estreme, poco riflessive e molto spesso idiote nella caricatura epidemica di gesti quotidiani privati di senso logico.
L’applicazione suggerisce anche, grazie a notifiche giornaliere, video che mi potrebbero piacere calcando il ruolo del web come abile genio della lampada-intelligenza artificiale che può con un click conoscermi, a volte più dei miei genitori, creando un rapporto di fiducia con lo strumento che è innocuo, mi fa divertire ed inventare.
Nel Web nulla è gratuito. Come nella vita, ad ogni azione corrisponde una reazione e se si è poco consapevoli di quel che si sta facendo le conseguenze dell’agire rischiano di sorprenderci.
Nulla è gratis
Tic-Toc il tempo scorre veloce scandito dalla velocità che di rimando mi invia il video e se si segue l’onda dell’automatismo e della compulsione, si destrutturano i pilastri dello sviluppo del pensiero, delle idee, che sono alla base sempre della creatività, si corrono pericoli celati dietro al divertimento, e si va avanti nel flusso delle determinazioni algoritmiche che davvero mi seguono per fini diversi da ciò che sono abituato a vedere.
Mi diverto, creo, scandisco il tempo digitale, rifletto poco sulla spinta della mia strutturazione cerebrale che ancora non è del tutto consolidata soprattutto in relazione all’area del controllo degli impulsi, e nell’attivazione compulsiva dei neuroni specchio che seguono a loro volta il conformismo collettivo giovanile, sogno di diventare famosa come la TikToker o l’Influencer che tanto mi piace.
In un tocco di dita ottengo gratificazione, piacere, condivisione, alleno la mia competitività, la mia creatività e, se non ho il consenso dei miei genitori, o se i miei genitori ridono e scherzano con me diventando abili comparse nel teatrino di video microtemporali, penso poco alle conseguenze di ciò che faccio.
Lo scorrere del tempo
Il tempo scorre veloce ed io immetto parti di me, dati personali, preferenze, scelte, foto che pavoneggiano misé sexy e che possono essere viste da chiunque, una volta entrate in rete e proliferate da chiunque abbia interessi altri che nella mia attenzione giovanile possono essere poco comprensibili.
Il tempo dell’attesa allora può trasformarsi in un tradimento mediatico, in poca attenzione da parte mia, poco consapevole per limiti di età, e dei miei genitori, poco attenti ai nuovi intrattenimenti digitali e che ancora oggi si appellano alla destrezza digitale delle nuove generazioni abdicando il loro ruolo di guida nell’educazione ristrutturata 4.0.
Nella velocità e nel rombo del nuovo ritmo digitale, il rischio maggiore è quello di fermarsi davvero quando ormai è troppo tardi e le conseguenze di comportamenti poco responsabili fanno male a sé stessi e al nucleo familiare segnato dalla colpa di non aver protetto e di aver giocato, con un gioco che un semplice gioco davvero non è.