La smentita

TI Media, smentito il delisting. Il titolo resta a Piazza Affari

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Telecom Italia smentisce le voci sull’uscita di TI Media da Piazza Affari: ‘Al momento nessuna decisione’. Ma il mercato punta sul delisting.

Nessuna decisione sul delisting di TI Media. Con una nota Telecom Italia interviene per smentire le informazioni circolate ieri sulla stampa che davano come imminente il ritiro del titolo della controllata da Piazza Affari.

Telecom Italia precisa che al momento “nessuna determinazione è stata assunta”.

Nella nota si legge che “in relazione alle notizie di stampa in merito a una presunta operazione di delisting della propria controllata Telecom Italia Media, Telecom Italia precisa che le possibili opzioni con riferimento alla controllata verranno esaminate nel contesto della pianificazione industriale del Gruppo”.

L’operatore tlc precisa che “come già in passato, ogni decisione sarà assunta d’intesa con il management e gli organi sociali di Telecom Italia Media, in maniera trasparente e nel pieno rispetto delle regole di mercato oltre che degli interessi di tutti gli azionisti. Resta che, allo stato, nessuna determinazione è stata assunta”.

 

Il mercato scommette sul delisting

Nonostante la smentita resta il fatto che ora il mercato scommette sul delisting – l’obiettivo sarebbe completare l’uscita dal listino entro il primo trimestre, o al massimo, considerata l’esistenza di alcuni contenziosi, entro il primo semestre dell’anno – visto che il titolo è balzato subito dell’11% a 10,46 euro subito dopo che sono circolate le indiscrezioni.

In tarda mattinata il titolo di TI Media cresceva del 6,25% a 1,062 euro. Il tutto mentre si vocifera dell’interesse di un fondo cinese per i cavi sottomarini della controllata Sparkle.

Secondo le indiscrezioni, l’operatore tlc avrebbe avviato le operazioni per presentare un’offerta sul flottante di TI Media, pari al 22% del capitale, in modo da arrivare a ritirare il titolo da Piazza Affari.

TI Media, che capitalizza circa 100 milioni, è controllata al 78% da Telecom Italia.

Il ruolo di Persidera

Dopo la cessione di La7 e La7d all’imprenditore Urbano Cairo, avvenuta a marzo 2013 per 1 milione di euro, e della partecipazione di Mtv agli americani di Viacom, TI Media è rimasta ormai una holding con un’unica partecipazione: il 70% di Persidera, la nuova società delle frequenze televisive creata insieme al Gruppo l’Espresso che è partner di minoranza (30%).

Persidera detiene 5 Mux nazionali ed è già stata messa in vendita – il valore è di 450-500 milioni – ma la risposta dei potenziali acquirenti è stata deludente e la dismissione è stata per il momento sospesa.

A seguito di questo stop, secondo le indiscrezioni smentite da Telecom, sarebbe stata avviata l’operazione di delisting di TI Media che potrebbe avvenire anche attraverso un’offerta pubblica di scambio in azioni Telecom Italia. L’obiettivo sarebbe una semplificazione della catena di controllo dell’unico business operativo della società che porterà Persidera a essere controllata (sempre al 70%) direttamente da Telecom Italia. Con l’accorciamento della catena societaria rientrerebbero in Telecom anche i circa 20 dipendenti della holding quotata.

Se l’operazione dovesse avere successo, TI Media uscirebbe da Piazza Affari dopo circa 13 anni.

L’azienda ha chiuso i primi nove mesi del 2014 con una perdita di 7 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto al rosso di 128,1 milioni nello stesso periodo del 2013, su cui pesava il valore delle discontinued operations legate alla cessione di La7 e di Mtv Italia a Cairo Communications.

Il parere degli analisti

Secondo gli analisti di Equita Sim, coerentemente con il business plan di Telecom Italia, TI Media ha tentato la cessione di Persidera senza ottenere offerte congrue. Gli esperti pensano che il business di Persidera/TI Media, essendo infrastrutturale, possa restare nel perimetro di Telecom in assenza di valorizzazioni congrue.

Banca Akros ritiene altamente credibile uno scenario di delisting di TI Media in quanto l’asta per i 5 multiplex di Persidera è stata interrotta dopo offerte non interessanti, il controllo della basse frequenze vale di più per una Telco piuttosto che per un broadcaster e il costo di un delisting sarebbe irrilevante per Telecom Italia. Uno swap con azioni Telecom Italia implicherebbe solo lo 0,2% del capitale ordinario della compagnia telefonica.

Akros nota infine che – in ogni caso – sia nell’ipotesi di offerta cash e sia in azioni, Telecom potrebbe offrire un premio sul prezzo del titolo, che è sceso molto negli ultimi dodici mesi.

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