“Ci sono soltanto due possibili conclusioni: se il risultato conferma l’ipotesi, allora hai appena fatto una misura. Se il risultato è contrario alle ipotesi, allora hai fatto una scoperta” (Enrico Fermi).
Le sorprese non mancano ed i mercati finanziari ci stanno abituando a convivere con anomalie che a tutti gli effetti stanno diventando una norma: e questo il motivo per cui riteniamo che siamo difronte alle prime avvisaglie di quello che si sta profilando come un cambio di paradigma.
Alla fine dello scorso anno, era opinione largamente diffusa fra gli analisti che l’economia sarebbe precipitata in una fase recessiva: l’inversione dei tassi di rendimento (yield inversion) ed il contestuale aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali lasciavano pochi margini di manovra. Ma a dispetto delle previsioni, i mercati finanziari si sono dimostrati in assoluto più resilienti di quanto era lecito attendersi. Non è semplice, né scontato operare in un contesto economico che ancora per molto tempo sarà contrassegnato da tassi di interesse sopra il 5% ed inflazione stabilmente sopra il 5-6%: è solo questione di tempo e la liquidità che si è accumulata in questi mesi ai margini dei mercati non tarderà a trovare nuovi impieghi e nuovi target di investimento.
Quello che è certo è che i mercati si stanno polarizzando, premiando nuove asset class, e lasciando ai margini quei settori che rischiano di trovarsi ai margini del cambiamento, per un eccesso di leva finanziaria e ridotti margini di crescita che ne mettono a rischio la sostenibilità nel tempo. In tempi di transizione l’unica strada percorribile è quella di investire in innovazione: agire esclusivamente sui costi od investire nel riacquisto di azioni proprie è a tutti gli effetti un atto di resa e non porta lontano.
Sono tre le notizie che segnano l’accelerazione di un cambiamento di prospettiva da parte degli investitori, che si riflette già da ora sulle scelte di asset allocation: (1) la geo-politica è tornata al centro delle decisioni che determinano la dinamica dei mercati, (2) l’Intelligenza Artificiale sta orientando la trasformazione di settori chiave dell’economia come infrastrutture e trasporti in ottica MaaS, ridefinendo le gerarchie globali in settori come l’automobile, (3) l’affermarsi sulla scena dei mercati finanziari dei fondi sovrani con disponibilità finanziarie pressoché illimitate che per la prima volta, a differenza che in passato, esprimono una condotta decisamente più attivista.
Nelle comunicazioni ai mercati, da Tesla a Blackrock, da 3M a Coca Cola, i vertici delle società quotate negli Stati Uniti hanno utilizzato la parola “geo-politica” 12.000 volte dagli inizi dell’anno, tre volte di più di quanto avevano fatto solo due anni prima. Nel mese di Agosto che si è da poco concluso, un mese tradizionalmente difficile per la tenuta dei numeri, c’è stato un recupero dell’industria automobilistica europea che ha registrato 904.509 nuove immatricolazioni, ovvero il 21% in più. Con il terzo trimestre dell’anno (Q3) che si avvia alla conclusione, è il tredicesimo mese consecutivo di crescita: le vendite sono trainate dalle auto elettriche che hanno registrato una crescita del 102% in media in Europa, e del 172% in Germania. Non è un caso che nel mese di Agosto Volkswagen Group ha confermato la propria leadership con 240.405 auto immatricolate, contro le 145.392 di Stellantis, ovvero quasi 100 mila in più del principale competitor. Non ultimo, ma non meno importante, dalle informazioni pubblicamente disponibili risulta che STC gia’ oggi primo azionista di Telefonica con il 9,9% ha sottoscritto nel mese passato un contratto di acquisto di titoli derivati per un ulteriore 5% che alla scadenza del Gennaio 2025 porterebbe STC a controllarne il 15% del capitale.
L’iniziativa di STC e’ partita da lontano, mentre gli occhi di tutti erano puntati sull’irrompere dei Sauditi nel calcio mercato europeo con ingaggi milionari: si parla degli inizi di Giugno quando Morgan Stanley inizia a raccogliere titoli dagli investitori istituzionali, con una serie di “portage” che ha portato STC a controllare il 9,9% del capitale. STC ha una partecipazione del 14,5% in Vodafone ed a tendere si troverà al 15% in Telefonica. Non si può escludere che ci sia alle spalle una visione più ampia che può ridefinire gli assetti delle telco europee: rimanerne fuori vuole dire rimanere per sempre fuori dai giochi. Anche di questo occorrerà tenere conto.
Il mondo cambia più rapidamente di quanto ci attendevamo e non lascia molti margini di recupero: è tempo di decisioni, il futuro non aspetta.