Governi e organismi regolatori devono evitare interventi eccessivi nelle policy sulla banda larga. Un eccesso di interventismo rischia di bloccare lo sviluppo del mercato. E’ questo il messaggio che emerge dal report pubblicato ad aprile ‘Net Vitality: Identifying the Top-Tier Global Broadband Internet Ecosystem Leaders’ condotto da The Media Institute in base a criteri speciali che prendono in considerazione 52 fattori che comprendono applicazioni, device, reti e fattori macroeconomici. Il criterio base resta però la ‘Vitality’, vale a dire la vitalità e l’energia che i singoli paesi riescono a sprigionare per lo sviluppo delle nuove reti.
Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Regno Unito e Francia. Sono questi i paesi nella top five della banda larga del report. La ricerca non è stata condotta con una semplice analisi numerica e quantitativa sulla diffusione delle connessioni ma con un’indagine più ampia, che prende in considerazione appunto la ‘vitalità’ dei sistemi economici dei diversi paesi.
Secondo lo studio, i fattori principali per lo sviluppo del broadband per i governi e i policy maker sono l’innovazione e gli investimenti. Innovazione e investimenti sono quindi la ricetta giusta, secondo The Media Institute, per lo sviluppo di un contesto competitivo adatto alla promozione della ‘Net Vitality’ dei paesi, senza eccessivi coinvolgimenti da parte di governi e organismi regolatori.
Secondo lo studio, il recente cambiamento imposto dalla FCC sull’accesso a Internet, equiparato ad un servizio di telecomunicazioni, con il conseguente passaggio della banda larga nel quadro regolatorio del Title II, mette a rischio lo sviluppo futuro del mercato.