Il quotidiano britannico non pubblicherà più su X, dove ha 27 milioni di follower
“Vogliamo fare sapere ai nostri lettori che non saranno più effettuate pubblicazioni del The Guardian su nessuno degli account ufficiali su X. Pensiamo che i vantaggi di essere su questa piattaforma siano stati superati dagli aspetti negativi e che le risorse saranno meglio utilizzate per promuovere altrove il nostro giornale e il nostro giornalismo”, si legge in un articolo/editoriale pubblicato sul celebre quotidiano britannico.
Non una mossa improvvisata questa del The Guardian, si legge, quindi non necessariamente legata alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane, ma frutto di una lunga riflessione sul come la piattaforma social X abbia impattato la vita politica e sociale di molti Paesi, Gran Bretagna compresa.
The Guardian conta più di 80 profili su X con circa 27 milioni di follower.
“La campagna elettorale presidenziale degli Stati Uniti è servita solo a sottolineare ciò che abbiamo considerato per molto tempo: cX è una piattaforma mediatica tossica e il suo proprietario, Elon Musk, è in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico” a suo piacimento e a quello dell’amministrazione Trump che ha deciso di sostenere.
Dai post razzisti allo sfruttamento dei contenuti editoriali senza retribuzione
La protesta del quotidiano britannico segue quella di diversi giornali francesi, tra cui Le Figaro, Le Monde, Le Parisien e Les Echos, che hanno denunciato X. Secondo gli editori di queste testate, il social di Musk sfrutta i loro contenuti senza alcuna retribuzione, violando così le norme sui “diritti connessi” dell’Unione europea che consentono a giornali, riviste o agenzie di stampa di essere pagate quando i loro contenuti vengono riutilizzati dai giganti digitali.
Ovviamente, ci sono altri problemi, come la proliferazione negli ultimi anni di contenuti apertamente razzisti, sessisti e di supporto alla propaganda neo-nazista e di estrema destra in generale, più tanti altri assolutamente negativi e inquietanti, relativi comunque ad una qualche forma di violenza e discriminazione.
Il sostegno elettorale e finanziario di Musk a Trump e le ripercussioni su X
Il sostegno elettorale che Elon Musk ha dato a Trump negli ultimi mesi non è passato inosservato e la protesta di media, istituzioni e personaggi noti contro la piattaforma e i contenuti che vengono veicolati, con la benedizione dell’imprenditore sudafricano, è tornata a farsi sentire.
La nomina di Elon Musk a capo del nuovo, inedito e assolutamente insolito dipartimento dell’Efficienza governativa, più conosciuto col suo acronimo inglese Doge, decisa dal nuovo Presidente americano, non ha fatto altro che aumentare la portata delle dichiarazioni del patron di Tesla, SpaceX, xAI e la stessa X.
I fan di Taylor Swift, in aperta polemica con Trump durante tutta la campagna elettorale, hanno traslocato in massa sulla piattaforma Bluesky. Come loro diversi personaggi pubblici hanno disattivato il loro account, tra cui in ordine di tempo la premio Oscar Jamie Lee Curtis.
In Italia, le parole di Musk sui giudici del Tribunale di Roma, che hanno sospeso la convalida del trattenimento per sette migranti portati in Albania, hanno provocato la reazione del presidente Sergio Mattarella.
Il musicista Piero Pelù ha platealmente protestato contro “le pericolosissime dichiarazioni neo totalitarie e neo imperialiste esternate da Musk”, seguito tra gli altri, da Elio e Le Storie Tese, secondo cui la piattaforma è diventata “una cloaca”, Vinicio Marchioni e Nicola Piovani, che annuncia semplicemente: “è arrivato il momento di uscire“.
Lasciano anche il giornalista e parlamentare europeo del Pd, Sandro Ruotolo, il presidente Fnsi, Vittorio di Trapani, l’autore e conduttore Riccardo Bonacina.