Comincia Martedì 4 Luglio l’edizione 2017 del Ciné, le Giornate estive di Cinema, l’evento promosso da Anica in collaborazione con Anec e Anem in cui le distribuzioni presentano ufficialmente, principalmente agli esercenti, ma anche alla stampa e al resto degli accreditati, i listini disponibili per la distribuzione in sala a partire dal prossimo Settembre. L’evento è il nostro corrispettivo del CinemaCon americano e del CineEurope europeo, ed è seguito ogni anno da un altro evento autunnale che si tiene solitamente a Sorrento a fine Novembre.
Un grande evento, quasi uno spettacolo, a cui sono invitati a partecipare ogni anno i professionisti dell’industria cinematografica, importante anche per discutere dell’andamento del settore e convergere per far sì che esso prosperi. Un momento anche di analisi quindi, in cui chiedersi come va davvero il cinema al cinema in Italia? Nonostante ciò che si crede, e che talvolta si sente anche da addetti ai lavori nel corso di convegni, bisogna dire che il box office italiano è in crescita da due anni.
Rileva Cinetel che i biglietti venduti nel 2016 sono stati più di 105 milioni, con un incremento del 6,06% rispetto al 2015, mentre gli incassi si sono attestati su quasi 662 milioni di euro, con un aumento del 3,86%, mentre nel 2015 i biglietti venduti sono stati più di 99 milioni, con un incremento dell’8,56% rispetto al 2014, e gli incassi sono stati pari a più di 637 milioni di euro, con un aumento del 10,78% rispetto all’anno precedente. Nel 2016 è aumentata anche la quota di mercato del cinema italiano che in termini di presenze nel 2016 sale al 28,71% contro il 21,35% del 2015.
E’ presto per dare giudizi sull’annata 2017, tuttavia c’è da rilevare come resti irrisolto il problema strutturale dell’incapacità di rafforzare il cinema in estate, periodo in cui le uscite sono solitamente scarse, se non fosse per alcuni blockbuster americani e per il cinema di genere: in estate infatti la quota del cinema made in USA nelle sale italiane cresce fino al quasi 70% nel 2016, ma gli incassi medi tra 2006 e 2016 restano stagnanti a meno di 55 milioni. Negli Stati Uniti, nel 2016 in estate si è incassato quasi il 40% dell’intero anno solare.
Tornando al contenuto, bisognerebbe tener presente che ogni film ha un modello di business profondamente diverso, per cui paragonare gli incassi del cinema commerciale finanziato dai broadcaster per il mercato italiano con il cinema d’autore finanziato attraverso co-produzioni internazionali e pre-vendita alle distribuzioni estere, equivale a paragonare mele con pere, o apples and oranges, come preferiscono dire gli americani.
Dobbiamo certamente crescere nel secondo tipo di prodotto, facendo leva più sul mercato che sul sussidiarismo, portando sempre più autori in giro per i festival nel mondo, e lavorando anche sulla riconoscibilità dei nostri attori all’estero, ricordandoci che è stato Dino De Laurentiis ad introdurre il meccanismo di finanziamento della pre-vendita. Dovremmo inoltre avere più coraggio nel dare spazio anche sul mercato nazionale alla qualità dei nostri giovani autori, che ricevono spesso invece (ma questo è un brutto trend del nostro Paese) maggiore riconoscimento all’estero che in Italia.
Ponendo poi l’attenzione sull’esercizio, in cui ad oggi quasi il 50% del mercato sala italiano è suddiviso tra UCI (gruppo Wanda) e The Space (gruppo Vue Entertainment), c’è da considerare che non abbiamo nessun rappresentante nella neonata alleanza strategica Global Cinema Federation che avrà lo scopo di aumentare il potere contrattuale dell’esercizio, mentre il trend irreversibile è la concentrazione delle sale in una quantità minore di strutture. Tuttavia, esempi virtuosi come quello del Cinema Arcadia, caratterizzato da servizi ad alta tecnologia costantemente aggiornati, e miglior cinema dell’anno per l’Unic, dimostrano ancora una volta che siamo maestri nella qualità, quando ne abbiamo voglia.
Nonostante la crescente rilevanza del mercato digitale on demand, in forte ascesa nel 2016 (+42%), contribuendo per 36 milioni di euro al risultato complessivo del comparto Home Video, il cinema al cinema resta l’asse portante della catena di valore del prodotto film. Occorre lavorare, più che su politiche di promozione al ribasso che non fanno altro che deprimere la percezione di valore da parte del consumatore, ed oltre che sulla scelta di contenuti validi, molto meglio sul marketing e la distribuzione e, lato esercizio, migliorare la qualità dell’esperienza.