A ridosso dell’attacco terroristico di venerdì sera avvenuto a Parigi, il mondo del dark web si mobilita segnalandogli account Twitter di fanatici, supporter e ‘simil’ terroristi del Califfato Islamico, oltre ai blog, forum e live chat.
La battaglia al Califfato Islamico si combatte ,sì , nella vita reale ma, è soprattutto nel web dove si può fare la differenza. Non che sia la prima volta che gruppi di hackers come Anonymous dichiarano ufficialmente guerra all’ISIS, la prima vera mobilitazione, infatti , era avvenuta il 7 gennaio dopo l’attacco alla sede del giornale satirico parigino Charlie Hebdo.
Da quel momento in poi su Twitter, seguendo hashtag come #OpISIS, #OpIceISIS, #OpCharlieHebdo, era possibile avere un rendiconto, per così dire in modalità live, sulla battaglia nel dark web.
The war as begun, Are you ready , Anonymous are more than ready.#Anonymous #OpISIS #PrayForParis 🇫🇷🌹 pic.twitter.com/66mAPSJDuu
— Anonymous (@GroupAnonNews) November 15, 2015
Ancora una volta, dopo gli attentati di Parigi, il gruppo Anonymous e altri gruppi affiliati (dal momento che non c’è una struttura di tipo gerarchica in queste organizzazioni ndr.) hanno continuato sotto il nuovo hashtag #OpParis la battaglia al Califfato. Ma di fronte a questa mobilitazione continua, sorge spontanea (e legittima) la domanda: a cosa sta servendo tutto questo? Quali sono i risultati ottenuti?
Dati alla mano, in soli due giorni di #OpParis sono stati collezionati all’incirca 600 profili Twitter e il numero è cresciuto sempre di più. Al momento, infatti, sono stati chiusi più di 3824 account Twitter. Sul sito Pastebin si possono trovare molte delle liste di account sospetti che già sono stati in parte sospesi o eliminati dallo staff di Twitter.
More that 3824 Twitter accounts pro #ISIS are now #down! #ExpectUs #OpParis #Anonymous — #OpParis (@opparisofficial) November 16, 2015
Tra gli account Twitter che stanno fornendo informazioni e gli update sul numero degli account chiusi c’è @CtrlSec , affiliato a un gruppo di hackers, chiamato Ghost Security Group e i suoi rispettivi account bot @CtrlSec0 e @CtrlSec2. Inoltre, questo account fornisce un link dove è possibile segnalare (tramite compilazione di un form online ndr.) gli account sospetti.
Weekly stats from #CtrlSec Please support @GhostSecGroup @KatNarv @Ctrlsec_FR & @Ctrlsec_AR Happy Hunting! pic.twitter.com/UxZB7hzr5y
— CtrlSec (@CtrlSec) November 13, 2015
Insomma, questi di #OpParis sono numeri, certamente importanti, che si sommano però a una lunga lista di siti, account, live chat e forum che l’attivismo anti-ISIS ha finora eliminato.
Secondo fonti certe, nell’arco degli ultimi nove mesi, sono stati eliminati149 siti web correlati allo Stato Islamico, 101mila account sono stati bloccati e circa 5.900 video propagandistici sono stati oscurati. Dei risultati che fanno certamente credere nell’efficacia del ‘web’ e delle sue applicazioni nella lotta al terrorismo di matrice islamica.