Applicare la teoria dei giochi all’ottimizzazione delle liste d’attesa per il trapianto di reni. E’ questa un’applicazione, di derivazione puramente matematica, che contribuisce non poco a snellire il processo di “matching” fra domanda e offerta nel trapianto di reni. Ne abbiamo parlato con il matematico Roberto Lucchetti, Professore al Dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano, dove tra le altre cose insegna ad un corso di teoria dei giochi. Il professor Lucchetti terrà il keynote speech al Fubinar della Fondazione Bordoni su ‘Salute, algoritmi e Intelligenza Artificiale. Tecnologie digitali al servizio di medici e pazienti’ che si terrà il 22 ottobre.
Key4biz.Come nasce la sua passione per la teoria dei giochi?
Roberto Lucchetti. Io sono un matematico, mi occupo di teoria dei giochi. Un nome suggestivo per parlare di decisioni interattive, quando cioè ci sono processi che coinvolgono più di una persona alla volta. E’ una mia passione, e da sempre mi sono occupato della sua potenziale applicazione in medicina.
Key4biz. In che modo la teoria dei giochi si applica alle liste d’attesa per il trapianto di reni?
Roberto Lucchetti. Ho scoperto questo grosso lavoro che è stato fatto in America sul problema dei trapianti di rene, perché noi viviamo con due reni ma possiamo vivere anche con uno solo purché sia funzionante.
Key4biz. E quindi?
Roberto Lucchetti. E quindi, visto che è una malattia in forte aumento anche perché aumenta l’età media delle persone, nonostante si cerchi di fare una politica di sensibilizzazione nei riguardi delle donazioni da cadavere, i reni da cadavere non bastano per le esigenze dei pazienti. L’alternativa oltre tutto è pessima.
L’alternativa è la dialisi, che però è un procedimento costoso e molto faticoso per le energie del paziente. Al contrario, un trapianto di reni può cambiare la qualità della vita. Ci sono dei giocatori professionisti dell’NBA americana che si sono sottoposti a trapianto e continuano a giocare dopo l’intervento.
Key4biz. Qual è l’idea?
Roberto Lucchetti. L’idea è che se qualcuno ha bisogno di un trapianto lo può ricevere anche da un essere vivente. Si tratta di qualcosa che ha preso piede fra consanguinei, però ci possono essere dei problemi di incompatibilità.
Key4biz. A volte non basta che un parente si offra di donare un rene.
Roberto Lucchetti. Esatto. Da qui ad un certo punto è nata l’idea di scambiarsi i donatori se questo permette di aumentare il numero di trapianti che si fanno, perché io potrei avere un donatore incompatibile, lei anche, ma se ce li scambiamo potremmo diventare compatibili.
Key4biz. Questo scambio di donatori avviene dappertutto nel mondo?
Roberto Lucchetti. Sì, con varie tecniche e soprattutto ha preso piede in una nazione grande come gli Stati Uniti, per cui ci sono dei programmi giganteschi. Una decina di anni fa all’incirca è stato messo a capo di questo programma nazionale un economista molto famoso, che poi ha vinto il Nobel per i suoi contributi (Alvin E. Roth nel 2012 ndr). E’ ovvio che se si può essere efficienti in questi scambi, si può davvero dare prospettiva di vita a tante persone.
Key4biz. Questo genere di matching fra domanda e offerta di reni per trapianti avviene anche in Italia?
Roberto Lucchetti. Certamente sì. La differenza fra l’Europa e gli Stati Uniti è che gli Usa sono stati federati da tanto tempo, per cui quando iniziarono con i trapianti fu naturale cominciare con un programma nazionale, federale, che prevedesse tutti gli Stati: un bacino di più di 300 milioni di persone. In Europa, invece, tutte le nazioni hanno cominciato dei programmi nazionali prima che nascesse l’Europa unita. L’Olanda ha il suo sistema, la Spagna ha il suo sistema, l’Italia ha il suo e così via. Metterli insieme diventa estremamente complicato. Lasciare un programma nazionale per aderire ad un nuovo programma comunitario non sarebbe certo banale.
Key4biz. Come funziona il sistema in Italia in confronto agli Usa?
Roberto Lucchetti. In Italia finora non c’è stato bisogno di un sistema supportato da algoritmi o intelligenza artificiale perché i numeri sono piccoli. Negli Stati Uniti invece nel 2012 hanno fatto un trapianto che ha coinvolto 30 coppie. Quindi, incrociare tutti i dati è stata un’impresa gigantesca. La cosa interessante, dal mio punto di vista, degli ultimi tempi è la donazione samaritana.
Key4biz. Cos’è la donazione samaritana?
Roberto Lucchetti. E’ la donazione di un rene da parte di una persona alla comunità, senza la presenza di un paziente specifico. Questo crea un vantaggio enorme per il fatto che se si parte con una donazione samaritana non è necessario fare i trapianti tutti contemporaneamente. Perché se si fa un ciclo (A dona a B, B dona a C e C dona ad A) queste donazioni vanno fatte simultaneamente, perché il donatore si può sempre ritirare. Se invece si parte con una donazione samaritana, non si lascia mai nessuno al quale era stato promesso un rene senza organo. La donazione samaritana consente in definitiva di formare catene che si prolungano nel tempo. In Italia ne sono già state fatte ed è stato fatto anche un esperimento in cui è stata creata una piccola catena partendo da un rene da cadavere. Però questo si può fare soltanto su numeri piccolissimi.
Key4biz. Perché? Roberto Lucchetti. Perché il rene da cadavere va trapiantato praticamente subito, mentre con la donazione samaritana prima si cominciano gli esami del sangue, poi quelli istologici, si finiscono tutte le cose che vanno fatte e poi si aspetta ad innescare il processo quando si capisce da dove si può partire. Questo è un esempio evidente di come, a mano, si possono fare delle cose bellissime per trovare il matching, che per forza però coinvolgono soltanto numeri piccoli di persone. Mentre se noi ambiamo ad avere numeri grandi per incidere di più sulla comunità sono necessari algoritmi.