Telemarketing selvaggio, un fenomeno dilagante che va contrastato potenziando il Registro delle Opposizioni, l’unico strumento esistente per la difesa dei consumatori. Gestito dalla Fondazione Ugo Bordoni (FUB), il registro conta attualmente circa 1,5 milioni di cittadini iscritti, una goccia nel mare rispetto ai 13,5 milioni di numeri presenti negli elenchi pubblici e ancor più rispetto ai 115 milioni di linee fisse e mobili attive in Italia. Occorre fare iscrivere tutti, anche i circa 90 milioni di numeri di linee mobili. Ecco perché.
“Il problema non è il Registro delle Opposizioni, che anzi può essere la soluzione – ha detto Alessandro Luciano, Presidente della FUB, in occasione del convegno “Telemarketing a un bivio. Come difendere i consumatori e sostenere le imprese?” – Il problema è la mancanza di uno strumento facilmente accessibile per i cittadini, che possa tutelarli nella gestione dei consensi dati durante l’arco della loro vita, ad esempio, quando si sottoscrive un abbonamento di vario genere, a giornali, palestre, supermercati o aderendo a tessere fedeltà e sconti”.
Le proposte in Parlamento
Le proposte attualmente in discussione in Parlamento sembrano tendere verso questa direzione, ovvero a semplificare la vita di tutti i consumatori e a fornire uno strumento, semplice e di facile accesso, per vedere esercitati i propri diritti, fra cui la revoca degli eventuali consensi indesiderati; infatti, le proposte attualmente in discussione prevedono la possibilità che il Registro possa essere esteso a tutti i numeri, sia fissi che mobili, pubblici o riservati, attraverso cui poter negare tutti i consensi prestati in precedenza. Questa riforma, inoltre, potrebbe avere delle ricadute positive anche sul settore del telemarketing in generale, “in quanto le aziende avrebbero a disposizione contatti di utenti realmente interessati a ricevere le loro offerte commerciali”, ha detto Luciano.
Perché nasce il registro delle Opposizioni
In passato, gli operatori di telemarketing e le società di call center dovevano ottenere il consenso preventivo degli abbonati presenti negli elenchi telefonici, prima di sottoporgli proposte commerciali (cosiddetto opt-in), mentre, dal 2011, le imprese possono avvalersi del silenzio-assenso del consumatore che non abbia in precedenza comunicato il dissenso (regime di opt-out).
La Commissione Europea avviò, nel 2010, un procedimento di infrazione (IP/10/64) contro l’Italia, poiché, le banche dati istituite in passato per creare elenchi telefonici erano accessibili a società esterne che praticavano telemarketing senza che gli abbonati ne fossero al corrente, ma soprattutto, perché non aveva fornito loro strumenti atti a tutelarsi e ad escludersi dagli elenchi in questione.
“L’Italia è riuscita a far chiudere questo procedimento avanzato dalla CE, grazie al D.P.R. 178/2010, con cui si è allineata alle disposizioni della direttiva UE sulla privacy e sulle comunicazioni elettroniche, introducendo un nuovo sistema di opt-out, ovvero il Registro Pubblico delle Opposizione, che dà la possibilità al cittadino, il cui numero figura negli elenchi telefonici pubblici, di non ricevere chiamate pubblicitarie indesiderate”, ha detto Luciano.
Lo scenario attuale
Ad oggi, quindi, funziona così: il cittadino abbonato, la cui numerazione, quindi, è presente sull’elenco telefonico pubblico, sia essa una utenza fissa o mobile, che non vuole che il suo numero sia estratto dall’elenco per comunicazioni promozionali può iscriversi al Registro Pubblico delle Opposizioni. Qualora però, continuasse a riceverne, deve, innanzitutto verificare la corretta iscrizione al registro (spesso l’iscrizione risulta incompleta) ma soprattutto deve verificare di non aver dato il consenso informato a terzi. Qualora entrambe queste condizioni siano verificate, il cittadino che continua a ricevere chiamate, deve presentare una segnalazione al Garante della Privacy.
“Ovviamente, lo scenario è reso più complesso dall’avvalersi degli operatori di telemarketing, in maniera sempre più frequente, di contact center situati fuori dai nostri confini, rendendo così più gravosa l’attività ispettiva sul loro operato”, aggiunge il Presidente della FUB.
I numeri del registro
Attualmente sono iscritti al Registro Pubblico delle Opposizioni più di un milione e mezzo di abbonati, mentre sono oltre 400 gli operatori di telemarketing che verificano regolarmente le proprie liste di contatti.
Cosa si può fare
“Per quanto riguarda la gestione del registro non ci sono mai stati malfunzionamenti tecnici – precisa Luciano – abbiamo infatti gestito, dall’attivazione del servizio, oltre 6 milioni di richieste da parte dei cittadini entro 1 giorno lavorativo e verificato oltre 3 miliardi e mezzo di numeri per conto di operatori di telemarketing, evitando così centinaia di chiamate all’anno per ogni utenza iscritta nel Registro delle Opposizioni; altresì, quello che ad oggi i cittadini chiedono è di modificare l’impianto normativo che ha dato vita al Registro, auspicandone un ampliamento a tutti i numeri e anche a chi ha prestato consensi a terzi e poi abbia cambiato idea”.
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