Dopo il sequestro dei primi canali Telegram per violazione del copyright in editoria, da parte della Guardia di Finanza di Bari, la piattaforma di messaggistica e broadcasting è stata sottoposta ad un monitoraggio giornaliero per il contrasto alla pirateria online.
Ad oggi, sono stati chiusi 114 canali Telegram che offrivano giornali e libri in versione digitale pirata.
Dalla sede di Dubai l’azienda ha manifestato la piena volontà di collaborare con le autorità, tanto da aver provveduto abbastanza rapidamente, nei giorni scorsi, al blocco di decine di canali (all’indomani dell’azione giudiziaria italiana).
Oggi, il numero dei sequestri è salito a 114, sempre per lo stesso motivo: diffusione illecita di decine di migliaia di copie digitali di giornali quotidiani, periodici, libri e magazine.
Le accuse vanno dalla violazione della legge sul diritto d’autore all’accesso non autorizzato in sistemi informatici protetti, dal riciclaggio alla ricettazione.
Nei giorni scorsi, la Fieg aveva stimato le perdite subite dalle imprese dell’editoria, a causa della pirateria digitale, attorno ai 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno.
Su soli dieci canali pirata presi in esame dalla Federazione e dedicati esclusivamente alla distribuzione illecita di giornali, si sono rilevati oltre 580mila utenti (+46% di iscritti negli ultimi tre mesi) e un incremento dell’88% delle testate diffuse.
“Se ci sono giornalisti di piccoli e grandi testate che vengono pagati 5 euro lordi a pezzo, la colpa è anche di chi, quotidianamente, si avvale di canali pirata per sfogliare quotidiani e riviste”, aveva dichiarato il deputato della Lega Massimiliano Capitanio, segretario della Vigilanza Rai e primo firmatario della proposta di legge sull’antipirateria, commentando la notizia dei primi sequestri.