Rubrica settimanale SosTech, frutto della collaborazione tra Key4biz e SosTariffe. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui..
Il settore delle telecomunicazioni continua a essere un pilastro fondamentale dell’economia europea. Secondo il report State of Digital Communications 2025 di Connect Europe, il comparto vale oggi il 4,7% del PIL dell’Unione, con un valore stimato in 1 trilione di euro. Si tratta di un settore che coinvolge milioni di cittadini e imprese, ma che fatica a tenere il passo con altre grandi economie globali a causa di una crescita degli investimenti inferiore alle necessità del mercato.
Nel 2023, gli investimenti nel settore hanno raggiunto 115,5 miliardi di euro, distribuiti in modo squilibrato: gli operatori di rete coprono il 60%, seguiti dai fornitori di contenuti e applicazioni con il 30% e dai produttori di apparecchiature con il 10%. Ciò significa che la costruzione e il mantenimento delle infrastrutture dipendono quasi interamente dalle compagnie di telecomunicazioni, che tuttavia si trovano in difficoltà nel garantire la crescita delle reti a causa di una redditività inferiore rispetto ad altri mercati.

L’Europa vanta tariffe molto competitive per gli utenti finali, ma questa politica dei prezzi ha un costo. Il Ricavo Medio per Utente (ARPU) è tra i più bassi al mondo: 14,8 euro al mese, mentre negli Stati Uniti si arriva a 41,7 euro, in Corea del Sud a 26 euro e in Giappone a 22,6 euro. La differenza incide direttamente sulla capacità di investimento degli operatori europei, che faticano a generare margini sufficienti per espandere le reti. Il risultato è un ritardo tecnologico che si traduce in una copertura 5G Standalone del solo 40% del territorio europeo, ben lontana dal 91% degli Stati Uniti.

In un mercato così frammentato, gli utenti devono valutare con attenzione le offerte disponibili per la telefonia mobile e fissa per trovare un buon compromesso tra prezzo e qualità del servizio. Strumenti come il comparatore di tariffe SOSTariffe permettono di individuare le soluzioni più vantaggiose tra le diverse compagnie, confrontando velocità di connessione, copertura e servizi inclusi. Un supporto utile per i consumatori, ma che non deve distrarre dalla conclusione che il settore telecom europeo ha bisogno di un cambio di strategia per mantenere la competitività internazionale.
Telecomunicazioni, il declino degli investimenti e il ritardo nelle infrastrutture
Nonostante l’importanza strategica delle telecomunicazioni, gli investimenti nel settore sono in calo. Il report evidenzia che, per la prima volta in sette anni, gli investimenti sono diminuiti del 2%, passando da 59,1 miliardi di euro nel 2022 a 57,9 miliardi nel 2023. Questo rallentamento non è un dato isolato, ma il risultato di un sistema che fatica a mantenere la propria sostenibilità finanziaria. Il settore delle telecomunicazioni europee opera con una redditività inferiore al costo del capitale, il che rende meno conveniente per le aziende investire in nuove infrastrutture. Il Return on Capital Employed (ROCE), indicatore chiave della redditività, è sceso al 5,9% nel 2023, ben al di sotto dei livelli considerati sostenibili.
La conseguenza più immediata di questa crisi riguarda la copertura delle reti ad alta velocità. Il 5G Standalone, che rappresenta il vero salto tecnologico rispetto al 4G, è disponibile solo nel 40% del territorio europeo, mentre negli Stati Uniti la copertura ha raggiunto il 91%. Anche la fibra ottica registra ritardi: la copertura FTTH (Fiber to the Home) ha raggiunto il 70,5% della popolazione, una percentuale più alta rispetto agli Stati Uniti (54,8%), ma ancora lontana dai livelli di Giappone (93,9%), Corea del Sud (97,6%) e Cina (99%).
Il problema principale è la mancanza di un piano d’investimenti su larga scala. Per portare la fibra ottica al 99% della popolazione europea, servirebbero almeno 109 miliardi di euro aggiuntivi entro il 2030. Le aziende del settore non dispongono di risorse sufficienti per sostenere un impegno di questa portata, e senza un intervento regolatorio o incentivi pubblici il divario con le altre economie globali è destinato ad aumentare. Un’altra infrastruttura critica è il cloud edge computing, una tecnologia essenziale per supportare il traffico dati delle reti di prossima generazione. Attualmente in Europa sono attivi solo 320 nodi edge, un numero estremamente basso rispetto ai 10.000 richiesti dagli obiettivi strategici dell’Unione.
Questa combinazione di bassa redditività e investimenti insufficienti sta rallentando l’innovazione, creando un divario sempre più marcato con le economie più avanzate; il settore telecom ha bisogno di un nuovo approccio per garantire la competitività delle reti europee e assicurare agli utenti connessioni più veloci e affidabili.
L’Europa dipende sempre più da tecnologie e infrastrutture estere
Uno degli aspetti più critici evidenziati dal report State of Digital Communications 2025 è la crescente dipendenza dell’Europa da fornitori tecnologici esteri per componenti essenziali delle telecomunicazioni. Mentre Stati Uniti e Cina investono massicciamente nella produzione di hardware per le reti e nello sviluppo di software per la gestione delle infrastrutture, l’Europa si trova in una posizione di vulnerabilità. Gran parte delle apparecchiature utilizzate dagli operatori europei proviene da aziende extraeuropee, e la frammentazione del mercato continentale impedisce lo sviluppo di una filiera tecnologica interna in grado di competere con i giganti internazionali.
Uno degli esempi più evidenti riguarda la produzione di semiconduttori e chip per le telecomunicazioni, un settore in cui l’Europa ha perso terreno negli ultimi due decenni. La realizzazione di componenti avanzati per le reti mobili, per la fibra ottica e per i sistemi di trasmissione dati è oggi dominata da aziende statunitensi, taiwanesi e sudcoreane. La recente crisi globale dei chip ha reso ancora più evidente questa dipendenza, con ritardi nella distribuzione di nuove infrastrutture a causa della scarsità di componenti. Anche sul fronte del cloud computing, il mercato europeo è quasi interamente in mano a player come Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud, lasciando poco spazio allo sviluppo di soluzioni locali.
Un altro elemento chiave è la mancanza di un sistema comune per la gestione dello spettro radio, che rende difficile per gli operatori europei competere con le loro controparti americane e asiatiche. Negli Stati Uniti e in Cina, le licenze vengono assegnate in modo più centralizzato e con una visione strategica a lungo termine, mentre in Europa ogni Stato gestisce lo spettro in modo indipendente, rallentando il dispiegamento delle nuove reti. Una frammentazione che crea un mercato poco attraente per gli investitori e complica ulteriormente il raggiungimento di economie di scala.