Si fa sempre più incandescente il clima attorno alla prossima assemblea Telecom Italia di martedì 15 dicembre, dopo la decisione di Vivendi, primo azionista col 20,1%, di astenersi dal voto sulla conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. Una decisione inattesa, visto l’iniziale giudizio positivo sull’operazione espresso dal gruppo francese, e che mette fortemente a rischio la conversione, che sarà approvata solo se voterà a favore una maggioranza dei due terzi del capitale presente.
Nel motivare la sua decisione, Vivendi ha espresso dubbi sulla “correttezza del rapporto di conversione proposto”, evidenziando in particolare di non essere convinto “che sia pienamente giustificato il pagamento in contanti di 9,5 centesimi euro richiesto per convertire un’azione di risparmio in una ordinaria”.
In secondo luogo, Vivendi, critica “la mancanza di un parere della cosiddetta ‘fairness opinion’”, ossia il congruità rispetto ai possessori di azioni ordinarie, che in seguito alla transazione subirebbero una notevole diluizione. “A quanto risulta al gruppo, questo esercizio è stato adottato solo per quanto riguarda i possessori di azioni di risparmio”, scrive Vivendi che, dulcis in fundo recrimina chiaramente che “la decisione di proporre un piano di conversione dovrebbe spettare a un Cda che meglio rappresenta gli attuali azionisti”.
Con questa mossa a sorpresa, dunque, Vivendi – che si è chiaramente sentita messa all’angolo dalla netta contrarietà dei fondi alla sua proposta di far entrare nel cda 4 suoi rappresentanti – passa decisa al contrattacco, con l’obiettivo di far saltare il banco.
All’assemblea si è finora registrato il 55,62% del capitale ordinario e per approvare la conversione serve il voto favorevole dei due terzi: il pacchetto del 20% in mano al gruppo di Bollorè è pertanto determinante.
Telecom Italia, in una nota, difende l’operazione di conversione delle azioni di risparmio e sottolinea come sia “stata proposta dal Consiglio di Amministrazione con l’obiettivo di perseguire l’interesse della Società e di tutti i suoi azionisti, ordinari e di risparmio” e che le “relative condizioni, note dal 5 novembre scorso, sono state determinate con il supporto di due advisor di indiscusso standing, CITI ed EQUITA (di gradimento anche dei consiglieri indipendenti), e risultano comparabili a quelle dei numerosi e recenti precedenti”.
“Il Consiglio – prosegue la nota – ha ritenuto di formalizzare la proposta di conversione, già oggetto di studio nei mesi passati, in un momento di mercato che appariva particolarmente favorevole. La proposta di conversione, da tempo sollecitata dal mercato, ha incontrato un vasto apprezzamento da parte degli analisti finanziari, come confermato dall’andamento dei titoli in Borsa”;
“Telecom Italia, nella certezza di aver agito, in questa come in ogni altra occasione, nel pieno interesse del proprio azionariato, rimette come per legge alla valutazione delle Assemblee competenti la decisione di dar corso alla proposta operazione di conversione”, conclude la nota della società.
I piccoli azionisti riuniti nell’associazione Asati, intanto, hanno scritto alla Consob sollecitando non solo “un’attenta analisi dello svolgimento di tutte le attività del cda del 5 novembre”, ma anche “uno stretto monitoraggio dello svolgimento dell’assemblea del 15 dicembre, al fine di evitare delibere che possano rivelarsi contrastanti – per forma o sostanza – con le normative in essere”.