Le prime indiscrezioni, ieri, riguardo il pressing dei vertici di Vivendi su Marco Patuano sono trapelate intorno alle 17:00, con una nota Bloomberg a evidenziare una crescente insofferenza del gruppo media francese verso la gestione impressa dall’ad di Telecom, che mercoledì è stato a Parigi per incontrare l’ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine.
Non è proprio un fatto nuovo: già a dicembre, in un’intervista al WSJ, De Puyfontaine aveva ammesso la “crescente frustrazione” nei confronti del management, mentre a stretto giro al Corriere della sera aveva dichiarato: “senza di noi Telecom è nave senza guida”.
Il giorno dopo, per riassumere, Vivendi fa ‘cappotto’ in assemblea: impone 4 dei suoi in cda – il Ceo De Puyfontaine, il COO Stephane Roussel (entrambi entrati nel comitato nomine) il direttore finanziario Hervé Philippe e l’indipendente Felicité Herzog (entrata nel comitato per il controllo e rischi) – e blocca il progetto di conversione delle azioni di risparmio.
In quell’occasione, insomma, diventa palese che Vivendi è entrata in Telecom per restare e anche per comandare.
Il gruppo francese, scrive Bloomberg, che ha investito in Telecom 3,5 miliardi di euro e si è recentemente portato al 23,8% del capitale da un iniziale 8% ereditato da Telefonica, avrebbe già sondato altri “potenziali candidati al posto di Patuano, se l’ad non comincia a portare l’azienda nella direzione voluta dal presidente Vivendi Vincent Bollorè”.
Che Bollorè volesse imprimere la sua direzione a Telecom non era certo un mistero. Non sarebbe a sua volta una sorpresa, almeno non tra chi è avvezzo ai suoi ‘modi’, se l’imprenditore bretone volesse imprimere un’accelerazione all’uscita di Patuano, il cui mandato, insieme a quello del consiglio, scade comunque da qui a un anno.
Il socio forte vuole risultati concreti su almeno due punti chiave per la trasformazione della società, dice Bloomberg: una maggiore spinta sul contenimento dei costi e, pare, anche la vendita di Tim Brasil, asset che invece Telecom continua a considerare il gioiello di famiglia.
A stretto giro arrivano le smentite tutte italiane: la sostituzione di Marco Patuano alla guida di Telecom, hanno precisato stamani fonti vicine al manager italiano, non è stato tra gli argomenti discussi nel corso dell’incontro parigino che ha visto al centro delle discussioni i dossier Inwit, Metroweb e Telecom Argentina.
Smentite arrivate a chiusura delle Borse, dopo che il titolo Telecom aveva chiuso a +5,6% dopo aver toccato rialzi fino al 6,5%.
Il tutto a poche settimane dall’approvazione del nuovo piano che prevede investimenti per 12 miliardi in tre anni e mentre si avvicinano a una svolta alcuni dei dossier sul tavolo Telecom: il prossimo 17 marzo, in cda si discuteranno le offerte per la cessione del 45% di Inwit, mentre l’Autorità argentina per le tlc ha appena dato il via libera cessione alla Fintech di David Martinez della quota di controllo di Telecom Argentina in mano a Telecom. In ballo poi, c’è sempre il dossier Metroweb, che sarà oggi al centro di un incontro con la Cassa Depositi e Prestiti. La riunione dovrebbe servire a fare il punto sul progetto per la realizzazione congiunta di una rete a banda ultralarga in 250 città italiane per un investimento complessivo di circa 2,5 miliardi di euro. Sotto il profilo azionario, Telecom potrebbe rilevare la quota detenuta dal fondo F2i in Metroweb. Il piano è stato sottoposto all’Agcom, che dovrebbe esprimersi al riguardo entro metà marzo.
E c’è anche chi ipotizza che se le indiscrezioni fossero fondate, il cda del 17 sarà fondamentale per comprendere se l’ad godrà della fiducia del socio forte fino alla fine del suo mandato.
Sulla scia di questi rumors e dell’ok alla vendita di Telecom Argentina, il titolo di telecom continua a salire anche oggi, toccando in mattinata rialzi fino al +3,4%.