Cita John Lennon il Ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine per ringraziare i giornalisti della loro partecipazione alla conference call per la presentazione dei risultati finanziari alla vigilia dell’Armistice Day, la ricorrenza dell’armistizio della prima guerra mondiale.
“All we’re saying is give peace a chance”, dice de Puyfontaine, introducendo la presentazione di conti sotto le attese (utile netto pro-forma a – 9% per 172 milioni di euro su ricavi in crescita del 4,5% a 2,52 miliardi), ma che non impediscono al gruppo di mantenere le stime per il 2015.
Passando ad analizzare gli investimenti fatti dal gruppo negli ultimi tre mesi, de Puyfontaine si è quindi soffermato sull’aumento della quota in Telecom Italia al 20,03%: “Le nostre intenzioni sono sempre state chiare: essere azionisti di lungo termine e sviluppare le attività di Vivendi nel Sud Europa e non abbiamo cambiato idea. Vediamo delle buone opportunità di collaborazione con Telecom Italia: abbiamo avuto buone discussioni, ottime interazioni”.
In totale, Vivendi ha in cassa 8 miliardi netti. La quota detenuta in Telecom Italia vale 3,1 miliardi di euro e il prezzo medio delle azioni è pari a 1,14 euro.
Per aumentare la quota rispetto alla sua posizione iniziale pari all’8% circa, avuta in eredità da Telefonica nell’ambito della cessione della controllata brasiliana Gvt, il gruppo francese ha investito 1,6 miliardi di euro.
La decisione di salire al 20,03%, ha confermato de Puyfontaine, è comunque da ascriversi alla necessità di proteggere la posizione di Vivendi in caso di diluizione, come in effetti è avvenuto con la decisione di Telecom Italia di avviare la conversione delle azioni risparmio.
“Per quanto riguarda quello che andremo a raccomandare al cda straordinario del prossimo 15 dicembre, ci stiamo lavorando e ci manteniamo su una posizione aperta riguardo la situazione”, ha detto ancora de Puyfontaine, in riferimento alla possibilità che Vivendi possa chiedere di mettere all’ordine del giorno l’integrazione del cda per inserire suoi rappresentanti in consiglio.
Un’ipotesi non certo peregrina, che di sicuro ha preso un nuovo significato dopo l’ingresso nell’azionariato di Xavier Niel, che dopo la diluzione avrà in mano un potenziale 10% del capitale Telecom.
“Avere quote di minoranza, non vuol dire non avere alcun ruolo nell’azienda: vogliamo agire da partner industriali anche se abbiamo quote di minoranza. Abbiamo investito in Telecom Italia perché pensiamo che abbiamo delle cose che possiamo fare con loro”, ha detto il Ceo, precisando infine che “…con Niel non c’è stata alcuna interazione”.
Le attività di Vivendi, non ha nascosto de Puyfontaine, stanno affrontando profondi cambiamenti nei rispettivi mercati: ne sta risentendo, in particolare, Canal+ che “ha a che fare con un contesto economico e competitivo difficile in Francia”. Per questo, dopo un anno di discussioni approfondite, lo scorso settembre è stata presa la decisione di riorganizzare la società. “La nostra priorità è ora di correggere la posizione economica del canale premium mettendo l’abbonato al centro della nostra strategia”.
In campo musicale, Universal Music Group si sta ancora adattando alla transizione dal downloading allo streaming e ai servizi in abbonamento. “Detto questo, lo streaming rappresenta chiaramente un’opportunità per l’industria musicale”.
Lo stesso, il mercato non ha accolto di buon grado i dati bilancio inferiori alle attese e, stamani, il titolo Vivendi cede quasi l’8% sulla Borsa di Parigi.