BTG Pactual riporta, ancora una volta, alla ribalta il consolidamento del mercato mobile brasiliano.
La banca d’investimenti di Andrè Esteves avrebbe infatti avviato colloqui miranti all’integrazione delle attività della controllata Oi con quelle di Tim Brasil, rispettivamente quarto e secondo operatore mobile del paese.
Telecom ha smentito nuovi movimenti in corso, ma secondo la stampa finanziaria brasiliana, in partita potrebbe entrare anche il fondo L1 della russa Vimpelcom: LetterOne che fa capo al miliardario Mikhail Fridman e che ha appena annunciato l’intenzione di immettere qualcosa come 16 miliardi di dollari nei settori tlc ed energia, sarebbe pronto a rimettere in sesto le disastrate finanze di Oi, che ha chiuso l’ultimo trimestre con un debito di quasi 52 miliardi di reais.
Che Telecom sia interessata al dossier Oi non è una novità: le voci su un’imminente offerta erano circolate già all’inizio di quest’anno, mentre a un certo punto sembrava Oi, insieme agli altri player del mercato, prossimo ad avanzare la proposta di matrimonio.
Il dossier Oi potrebbe essere anche alla base del recente viaggio dell’AD Marco Patuano in Brasile: il mercato, come ribadito nell’ultimo cda – che si è tenuto proprio in Brasile – continua a essere considerato strategico, Vivendi permettendo, e Telecom Italia ha confermato il piano di investimenti pari a oltre 14 miliardi di reais nel triennio 2015-2017 nonostante la difficile congiuntura economica.
Secondo alcune fonti finanziarie citate dalla stampa brasiliana, l’ipotesi di integrazione tra Oi e Tim “è uno fra i diversi dossier aperti”, ma nulla di certo è stato ancora definito.
Anche stavolta, insomma, potrebbe trattarsi solo di voci che si rincorrono, così come in Italia si torna a parlare di una possibile riapertura del dossier Metroweb, che dovrebbe finire, ancora, sul tavolo del prossimo cda di Telecom Italia, il 16 ottobre.
I due azionisti di riferimento della società della fibra ottica milanese – F2i e FSI – sarebbero infatti intenzionati a riaprire le trattative, che si erano arenate in primavera per l’indisponibilità di Telecom Italia ad accettare un controllo non totalitario dell’infrastruttura in fibra ottica.
Cos’è cambiato adesso?
Come mai proprio ora i vertici di F2i e FSI si dicono pronti a sedersi di nuovo al tavolo?
Difficilmente può essere cambiata la posizione di Telecom, che più volte negli anni passati ha fatto fallire progetti di gestione ‘condominiale’ nella fibra ottica.
Tanto più che qualche mese addietro Metroweb, Vodafone e Wind avevano siglato una lettera d’intenti non vincolante per realizzare gli investimenti in banda ultra larga a livello nazionale nell’ambito del piano del Governo. E, nel frattempo, in partita sembra si sia decisa ad entrare anche Enel. Quest’ultima sta portando avanti un’analisi su oltre 20 città italiane medie e piccole per capire se il coinvolgimento della società energetica possa abbattere in modo sensibile i costi di cablaggio. Metroweb, dal canto suo, ha annunciato l’intenzione di cablare 500 città situate nelle aree grigie e nere, ossia quelle in cui non è previsto l’utilizzo di finanziamenti pubblici.
Da maggio a oggi, però, è cambiato il ‘peso’ di Vivendi in Telecom Italia: il gruppo di Bollorè ha confermato ieri di essere salito al 20% della compagnia telefonica italiana e potrebbe presto arrivare al 25%. Così come sono cambiati anche i vertici della Cassa Depositi e Prestiti con Claudio Costamagna alla presidenza e Fabio Gallia nel ruolo di amministratore delegato. L’ingresso della CDP – azionista strategico di FSI – in Telecom potrebbe dunque voler significare che il Governo vuole mettere i suoi paletti allo sviluppo della rete in fibra ottica, di fronte all’avanzata del temibile Vincent Bollorè.
Nel frattempo sono stati anche sbloccati i primi fondi pubblici per la banda larga con la delibera Cipe del 6 agosto che ha sbloccato 2,2 miliardi di euro destinati alle aree bianche.
Le cose, in apparenza, sembrano insomma essere cambiate, nella speranza che non sia un cambiamento gattopardesco che generi soltanto un gran chiacchiericcio ma che lasci le cose immutate per altri anni a venire.