Lo stallo

Telecom Italia: Patuano, la polvere sotto il tappeto e la bonifica di Cattaneo

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Rimettere ordine nelle vicende di Telecom Italia vuol dire ristabilire coerenti dinamiche politiche, regolatorie, industriali, tecnologiche per l’intera industry di settore.

Il Gruppo Telecom Italia ha approvato venerdì scorso il resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2016. Ne viene fuori un quadro impietoso sulla passata gestione, conclusasi, come è noto, solo poche settimane fa con la sostituzione di Marco Patuano e l’insediamento del nuovo Ad Flavio Cattaneo.

Dicevamo un quadro impietoso, perché, a guardare alcuni dei numeri più rilevanti, i ricavi consolidati del gruppo flettono di un ulteriore -5,6% in termini organici rispetto al primo trimestre 2015 (assestandosi su 4,4 miliardi di euro) e l’EBITDA registra un -11,3% (pari a 1,7 miliardi di euro).

Non si tratta di una novità, si potrebbe osservare.

E’, infatti, la conferma dei numeri che Patuano si è lasciato alle spalle e che abbiamo commentato lo scorso 23 marzo (Patuano Adieu. Ecco i numeri che spiegano la scelta drastica di Vivendi).

I numeri di questa trimestrale non sono altro, è evidente, che l’effetto inerziale di quella gestione, di cui il nuovo Ad Flavio Cattaneo ha potuto ovviamente solo prendere atto.

Così ora sappiamo da dove si parte.

Mai come nella gestione Patuano una società internazionalmente importante e tecnologicamente gloriosa come Telecom Italia ha accumulato in così pochi anni difficoltà su difficoltà, senza curarsi di intercettare una inversione di tendenza.

Impietosi i dossier in crisi di quella gestione.

Difficoltà di dialogo con l’esterno: con i soggetti regolatori (AgCom e Antitrust in primis) e addirittura con il governo (come testimoniato dalle vicende senza fine di Metroweb prima e dal cul-de-sac di ENEL dopo). Per non parlare di TIM Brasil, società con un valore straordinario negli anni passati (fino a quasi 10 miliardi di euro, ridotto oggi quasi di 2/3 se non di più).

Insomma 5 anni di “pulizie sommarie”, in cui la polvere è stata messa preferibilmente sotto il tappeto.

E così la patata bollente è scoppiata nelle mani degli azionisti, degli analisti, della politica e dei media.

L’esito è stato quello cui abbiamo assistito qualche settimana fa, con addii proprio senza rimpianti.

Ora Flavio Cattaneo si è insediato per rimettere ordine, si potrebbe aggiungere per fare finalmente “le pulizie annuali”, quelle che servono per rimuovere e bonificare la polvere stantìa che è stata messa per lungo tempo sotto il tappeto.

Cattaneo è senza dubbio l’uomo giusto, anzi l’uomo della Provvidenza.

Ha il piglio e l’esperienza di chi può realizzare ciò che gli azionisti chiedono per il rilancio della società.

E’ arrivato a ridosso dello scadere del tempo massimo, per riprendere in mano i dossier, rimettere ordine nei conti, definire le priorità di investimenti e decidere le ottimizzazioni di spesa.

E’ quello che tutti si aspettano da lui, a partire dai dipendenti, ed è quello di cui tutti, non solo gli azionisti, hanno bisogno: il governo, i concorrenti, l’indotto industriale, le università, l’economia del paese.

Perché?

Perché l’industry e l’intero settore si trovano impantanati forzatamente, proprio a causa dello stallo di Telecom Italia, uno stallo che si è protratto per troppi anni.

Rimettere ordine nelle vicende di Telecom Italia vuol dire ristabilire coerenti dinamiche politiche, regolatorie, industriali, tecnologiche per l’intera industry di settore.

E’ quello che si augurano in tanti.

Le prossime settimane ci diranno con quali tempi e quali modalità.

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