Non fa una piega la risposta di Vivendi ad Assogestioni: abbiamo investito tre miliardi di euro, è “naturale” proporre la nomina di nuovi amministratori “rappresentativi dell’attuale composizione del capitale sociale”.
Nella lettera inviata al Segretario del Comitato Gestori, Marco Vicinanza, l’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, che è anche uno dei 4 nomi in lizza per il cda Telecom, risponde punto per punto ai dubbi sollevati da Assogestioni nella sua lettera, datata 30 novembre.
Viene, in sostanza, ribadita la fiducia nell’attuale cda e nei suoi membri esecutivi e l’approccio di lungo termine dell’investimento e sottolineato che “Vivendi non intende esercitare un’influenza significativa né proporre l’integrazione tra i due gruppi”. Il fatto poi che tre dei 4 candidati al cda siano figure apicali di Vivendi, non fa altro che confermare la massima attenzione al futuro della società italiana. Quanto, poi, all’eccessivo allargamento del board – che passerebbe da 13 a 17 membri – l’ad di Vivendi ricorda che sarà di natura temporanea, fino, cioè, “alla conclusione dell’attuale mandato, che terminerà con l’approvazione del bilancio relativo al 2016”.
Il board dovrebbe quindi ritornare alla sua composizione standard con il rinnovo del consiglio previsto nella primavera 2017.
A proposito, infine, del “consigliere già in carica” Tarak Ben Ammar, Vivendi sottolinea che “non ricopre alcuna posizione gestoria o esecutiva all’interno del gruppo Vivendi, essendo solo un componente indipendente del consiglio di sorveglianza che è un organo privo di poteri gestori”.
Intanto, la società di consulenza Bluebell Partners, da molti considerata abbastanza vicina a Vivendi, ha confezionato la soluzione per evitare un maxi cda a 17 e, soprattutto per avere un board che rifletta la maggioranza degli azionisti (Vivendi e gli investitori istituzionali): ha invitato l’attuale cda alle dimissioni in blocco o, quanto meno, un passo indietro a sei dei sette consiglieri entrati senza il voto di fiducia dell’assemblea di aprile 2014 per sostituirli con i quattro consiglieri indicati da Vivendi.
Riflessioni, quelle dei consulenti Bluebell, mosse anche in ragione di una serie di risultati deludenti inanellati dalla società sotto l’attuale gestione sia sul mercato domestico – nei primi nove mesi 2015 ricavi a -6,9%,; EBITDA -14,8%; Utile -63,2% – che in Brasile, dove Tim Brasil si è trasformata da “opportunità (mancata) di massimizzare il valore per gli azionisti in un problema, dato il deterioramento del contesto economico”.
Ad aggiungere incertezza nella strategia di Telecom Italia in America Latina, anche il fallimento della vendita di Telecom Argentina, mentre “nessun significativo progresso è stato ottenuto sul fronte della struttura dei costi e nel processo di deleveraging, con il debito netto aumentato di 200 milioni di euro nei primi nove mesi rispetto a un anno prima”.
“Auspichiamo – scrivono i consulenti di Bluebell – che gli amministratori di TI saranno all’altezza delle loro responsabilità e collaboreranno con gli azionisti, Vivendi e gli investitori istituzionali, comportandosi in maniera ragionevole per ripristinare la stabilità e riallineare il board alla struttura azionaria: una società pubblica non può avere una base azionaria stabile se gli azionisti hanno un’adeguata rappresentanza in consiglio, e questo è esattamente il motivo per cui TI è stata recentemente oggetto di movimenti speculativi poco chiari”.
“Speriamo anche – aggiungono – che gli amministratori TI, in particolare quelli che detengono la maggioranza del consiglio in rappresentanza di appena il 3% del capitale ordinario, sentano l’obbligo morale di non mantenere TI ostaggio del suo passato e scelgano di agire in modo responsabile, anteponendo l’interesse della società a qualsiasi ambizione o aspirazione personale”.
Verso l’assemblea
La proposta di Vivendi di integrare 4 suoi rappresentanti in cda si scontrerà in assemblea col parere negativo dei proxy advisor, che consigliano ai fondi di respingerla.
Oggi, intanto, si conoscerà la lista definitiva dei partecipanti all’assemblea, che si preannuncia dunque rovente.
Il quotidiano francese Les Echos sottolinea che l’ascesa dei membri di Vivendi nel cda Telecom “non sarà facile come fare un colpo di telefono”, mentre secondo gli analisti, la risposta di Vivendi “…sembra allontanare gli spazi per una soluzione di compromesso prima dell’assemblea del 15 dicembre”.