Arrivano da Parigi le prime delucidazioni di Xavier Niel circa la natura e la portata del suo investimento in Telecom Italia: l’imprenditore, tramite la holding NJJ e così come era stato richiesto ieri dalla Consob, ha comunicato, prima dell’apertura dei mercati, di aver operato per proprio conto e di non aver agito in concerto con terzi.
Al 3 novembre, prosegue la nota, NJJ Holdings deteneva una posizione lunga complessiva pari al 15,14% di Telecom Italia con diritto di voto tramite opzioni di acquisto di tipo europeo. Di questa quota, acquisita tramite la società interamente controllata Rock Investment – il 7,26% è strutturato tramite “call spreads”. Le date di regolamento delle opzioni sono comprese tra giugno 2016 e novembre 2017.
E’ stato quindi chiarito uno dei ‘misteri’ attorno all’investimento di Niel, ossia che le opzioni sono di tipo ‘europeo’ e non americano, il che indicherebbe che l’investimento è di natura prevalentemente finanziaria e non speculativa: a differenza di quelle americane, infatti, le opzioni europee consentono di esercitare il diritto di acquisto solo alla scadenza prestabilita e non in qualsiasi momento.
“In questi termini sembra più una grande scommessa sul titolo che una pura costruzione di una partecipazione”, ha sottolineato un analista finanziario.
“Opzioni portanti sul 10% circa del capitale sociale di Telecom Italia prevedono il regolamento in azioni/per cassa, mentre opzioni portanti sul 5% circa del capitale sociale prevedono il regolamento per cassa”, si legge nella nota, che precisa che in virtù di questa ‘posizione lunga’, la quota non conferisce ancora “diritti di voto relativi alle azioni sottostanti, né la possibilità di influenzare l’esercizio di tali diritti di voto fino alla consegna delle azioni in forza delle opzioni”.
A fronte, quindi, di un investimento pari a 1,1 miliardi di euro in Telecom Italia (800 milioni per l’equity swap sul 5% del capitale ordinario e 300 milioni per le opzioni call), Niel avrebbe in mano al momento una quota inferiore al 2%, al di sotto della soglia in cui scatta l’obbligo di avviso alla Consob. Inoltre, la quota potenziale – a giugno 2016 – si fermerebbe al 10,1% (attraverso i contratti derivati) mentre il restante 5% sarà esercitato per cassa e non attraverso l’opzione di azioni.
Altro ‘mistero’ chiarito dalla nota di Niel è che l’imprenditore non ha agito di concerto con terze parti: il timore era che avesse operato insieme a Vincent Bollorè, patron di Vivendi, che controlla una quota di poco superiore al 20% di Telecom, per aggirare l’obbligo di OPA che scatta al conseguimento di un pacchetto superiore al 25%.