L’ad di Telecom Italia, Marco Patuano, ha chiuso di nuovo la porta alla proposta di aumento di capitale avanzata dal magnate egiziano Naguib Sawiris, che nei giorni scorsi si era detto ancora interessato a investire nella società, a patto che venga mantenuta la partecipazione nella controllata brasiliana, Tim Brasil.
“Non abbiamo in programma un aumento di capitale e neppure un aumento riservato”, ha chiarito Patuano, per poi aggiungere: “…siamo una società quotata e se c’è un interesse a investire, il mercato è contento”. Peccato, però, che Sawiris avesse anche spiegato di non essere interessato ad acquistare azioni sul mercato.
L’ex patron di Wind ci aveva provato già un paio d’anni fa: nel 2012 si era detto pronto a iniettare nelle casse Telecom ben 3 miliardi di euro sotto forma di aumento di capitale, ma dopo un’iniziale parvenza di apertura del management e del socio di minoranza Marco Fossati, l’Ad Marco Patuano aveva chiuso la porta, spiegando che in quel momento non c’era necessità di ricapitalizzare.
Quanto a un altro interessamento ‘di peso’, ossia quello di Sol Trujillo, Patuano conferma quanto affermato ieri dal presidente Giuseppe Recchi, ossia che l’ex Ad di Telstra non ha avuto contatti col management Telecom: “Conosco Sol da quando lavoravo in Sudamerica ma da allora non ci siamo più incontrati”, ha detto l’Ad.
Su Tujillo è intervenuto però anche Raffaele Tiscar, vice segretario generale della Presidenza del Consiglio, che si potrebbe definire ‘persona informata sui fatti’, visto che nei giorni scorsi avrebbe incontrato l’imprenditore a Palazzo Chigi: “Solomon Trujillo – ha detto Tiscar – ha un track record di tutto rispetto, verificabile su Internet. E’ un personaggio internazionale”.
Sul fantomatico ‘progetto Adriano’, ossia la presunta cordata composta da alcuni fondi sovrani arabi non meglio specificati, Tiscar ha aggiunto che Trujillo gli ha confermato “…che ci stanno lavorando, mi ha illustrato delle idee”.
Focus sui contenuti
Smentite da Patuano le ipotesi circolate nei giorni scorsi, dunque, occhi puntati sulle strategie dell’azienda, che passano dai contenuti e dalla vendita delle torri di trasmissione.
Partite, entrambe, del tutto aperte.
Per quanto riguarda la diffusione di contenuti, la società ha già un accordo in essere con Sky e aspetta di comprendere quale possa essere la strategia del conglomerato media francese Vivendi, subentrato nell’azionariato al posto di Telefonica dopo l’acquisto, da parte di quest’ultima, dell’operatore mobile brasiliano GVT.
Patuano ha ricordato che quello con Sky “non è un accordo in esclusiva” , ma le cose avanzano “molto rapidamente e su questo il focus è molto forte”. Sulla possibilità di approcciare Mediaset per mettere in piedi un’intesa commerciale simile a quella sottoscritta col gruppo di Rupert Murdoch, Telecom non ha ancora avviato contatti col gruppo di Cologno Monzese. Non impensierisce, quindi, il possibile sbarco in Italia di Netflix: Patuano ha ricordato che il nostro Paese “non è nella sua rotta” anche per l’ostacolo della lingua (oltre che della capillarità della copertura broadband). Tuttavia, ha aggiunto, “è la benvenuta”.
La vendita delle torri
Quanto alla vendita delle torri, il processo “non si chiuderà nel 2014”, ha detto ancora Patuano, ricordando che la valorizzazione dell’asset – da cui Telecom Italia conta di guadagnare circa 1 miliardo di euro – “corrisponde ad una logica di capital allocation swap”. L’operazione, aveva già spiegato in altre circostanze, non è dettata dalla necessità di fare cassa ma va inserita in una logica industriale, una riallocazione di capitale investito che, in Italia, servirà per sostenere gli investimenti nelle reti di nuova generazione.
Il nodo del debito
“A fine anno, ci attendiamo di avere un debito sotto i 25 miliardi di euro, contabilizzando già’ ora il convertendo” da 1,3 miliardi lanciato a novembre 2013, ha detto Patuano , spiegando che l’aumento di capitale è stato emesso “secondo una formula che verrà contabilizzata tra due anni ma se la contabilizziamo già oggi entro fine anno scendiamo sotto i 25 miliardi”.
Il Governo continui così
Patuano si è soffermato infine anche sull’operato del Governo Renzi, auspicando che si prosegua sul solco tracciato dallo Sblocca Italia e dal Jobs Act. Il primo, ha detto Patuano, “favorisce gli investimenti”, mentre la riforma del mercato del lavoro “…contiene elementi molto importanti per il rinnovo della forza lavoro”.
Addirittura, se passasse il Job Act, Telecom sarebbe pronta ad assumere “tremila persone” tra ingegneri, addetti al marketing per i
servizi innovativi, giuristi esperti in diritto della rete e un
paio di migliaia di tecnici.
Positivo anche il giudizio sulla proposta di inserire metà TFR in busta paga: “…dal lato dell’azienda non creerebbe particolari problemi perchè l’impatto sui flussi di cassa è modesto e anche per questo sarebbe un importante stimolo per i consumi”.