Il rendimento garantito a Telecom Italia nell’ambito della concessione per la rete in rame non piace al Movimento 5 Stelle, che da tempo incalza l’ex incumbent sullo scorporo e che, dopo la tragedia del crollo del Ponte Morandi a Genova, vuole mettere mano, a partire da Autostrade, a tutto il sistema delle concessioni, puntando di volta in volta sulla nazionalizzazione delle infrastrutture strategiche per il paese, comprese le telecomunicazioni.
Liuzzi (M5S) ‘Rendimento rete in rame anacronistico va superato’
La conferma arriva da Mirella Liuzzi, deputata del M5S, Segretario di Presidenza della Camera, esperta di Tlc e Digitale, che commenta così l’articolo di Raffaele Barberio pubblicato oggi su Key4biz ‘Autostrade non è un caso isolato. A Telecom Italia garantito un rendimento di quasi il 9% per la vecchia rete in rame’: ““Riteniamo opportuno fare una riflessione seria sul rendimento e superamento della rete in rame che oggi è chiaramente anacronistico. Uno stato moderno deve promuovere e incentivare una tecnologia al passo coi tempi e riteniamo opportuno che gli investimenti e tutti gli sforzi debbano essere concentrati sulle nuove reti in fibra”.
Nicita (Agcom) ‘Parametri da rivedere’
Il tema è peraltro di attualità e all’attenzione dell’AGCOM, come conferma a Key4biz il commissario Antonio Nicita: “AGCOM concluderà a breve una nuova analisi di mercato per il triennio 2018-21 – ha detto Nicita – E il parametro Wacc (Weighted average cost of capital) è tra quelli che sono naturalmente destinati ad essere riconsiderati alla luce dell’evoluzione dei costi, degli investimenti e delle dinamiche concorrenziali. Il Wacc andrà riparametrato in base alle dinamiche dei tassi di interesse, ma questo avviene ad ogni analisi di mercato e il tutto poi va visto in funzione a struttura costi e altri parametri”, ribadisce Nicita, precisando che “Occorre però molta cautela nel confrontare tlc e autostrade, perché sono tipi di regolazione completamente diversi (oltre che di proprietà). Un conto è il ruolo del Wacc in un ambito di monopolio di regolazione dei prezzi retail con RoR, altro è una incentive regulation dell’accesso ulstream in mercato dove c’ê concorrenza e reti private. Ê un altro mondo. La rete in rame è di Telecom, non è in concessione e poi il Wacc non è un “rendimento garantito”, ma semplicemente una misurazione – quella più accettata – del costo del capitale, che va sempre riconosciuto”. “Semmai il tema è il calcolo di ammortamento. Quindi, non confronterei strade (in concessione) e reti Tlc”, dice il commissario.
Peraltro, se consideriamo gli investimenti nel 2017 il settore TLC ha investito 7,3 miliardi, pari al 25% del ricavo totale (dati AGCOM). Le infrastrutture si ammodernano sempre di più, e i prezzi scendono molto di più rispetto all’inflazione.
Sempre con riferimento al Wacc, “vero è che oggi in Italia siamo poco sopra la media. Berec https://berec.europa.eu/eng/document_register/subject_matter/berec/reports/7316-berec-report-regulatory-accounting-in-practice-2017 e l’analisi di mercato ci dirà se possiamo avvicinarsi ulteriormente. Peraltro, questa fu in passato una questione di tensione tra Agcom e Commissione Ue, che voleva un Wacc più alto perché considerava un quinquennio diverso su cui calcolare la media”.
Benchmark UE WACC
“Consideriamo però che se è vero che siamo più alti della media Ue, è anche vero che, in Italia, questo è spiegato in gran parte per il maggior costo del denaro, dovuto al rischio paese, che si misura col risk-free dei bond governativi. Noi abbiamo 4,44% in Italia, mentre la media EU è molto più bassa. E le ultime collocazioni dei titoli son in rialzo”, chiude Nicita.
Dona (UNC) ‘Monopolio della rete in rame freno alla banda ultralarga’
Dal canto suo, il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona, mette in evidenza il prezzo pagato dai consumatori alle privatizzazioni fatte male. “In questi anni i consumatori hanno pagato il prezzo di privatizzazioni malfatte – commenta Dona – Abbiamo trasformato monopolisti pubblici in soggetti privati, facendo loro conservare, però, tutti i privilegi che derivavano dalla loro posizione vantaggiosa, come il monopolio della rete in rame, e senza fare le liberalizzazioni necessarie. Un bel regalo! Così, gli azionisti si sono arricchiti, grazie ai rincari esagerati pagati dalle famiglie”. “Non c’è azienda in Italia che, in barba al rischio di impresa, non sarebbe felice di avere un rendimento (fissato e garantito per legge) all’8,77 per cento – aggiunge Dona – Se a questo si aggiunge che il privilegio di avere il monopolio della rete in rame ha rallentato la realizzazione in Italia della banda larga e ultralarga, il quadro è completo”.
Giornata nera per Telecom, -6% in Borsa
Intanto, oggi giornata nera per Telecom Italia in Borsa, dove il titolo è stato sospeso in asta di volatilità, arrivando a cedere sul terreno fino il 6% a quota 0,522 euro, sui minimi da 5 anni, con 130 milioni di azioni passate di mano a fronte di una media di 82 milioni nell’ultimo mese. Sul crollo odierno pesa il giudizio negativo degli analisti di Exane Bnp Paribas che hanno abbassato il rating da “neutral” a “underperform” , tagliando il prezzo obiettivo da 0,60 a 0,38 euro.
Il punto è che dopo il terremoto societario dei mesi passati, l’ingresso del fondo Elliott, il ridimensionamento di Vivendi, la polemica tra l’AD Amos Genish e parte del Cda, infine, e certo non ultimo, il mutato clima politico, la costante è stata il ribasso del titolo.
Sul tonfo odierno pesano anche la concorrenza di Open Fiber, ancora sottostimata secondo Exane, e i risultati di Iliad, l’operatore francese low cost che oggi ha comunicato di aver già raggiunto 1,5 milioni di clienti ad agosto dopo lo sbarco nel nostro paese il 29 maggio scorso. Secondo gli analisti di Equita Sim, a questi ritmi i 2 milioni di clienti “dovrebbero essere raggiunti entro settembre”.
Proprio lo sbarco di Iliad in Italia, “più aggressiva di quanto inizialmente pensassimo”, e’ uno dei fattori citati da Exane Bnp Paribas nella nota in cui ha bocciato Tim. “Nel breve siamo diventati molto più negativi” su Tim “e questo ci porta a tagli significativi alle nostre stime di medio termine”, aggiungono gli analisti. Secondo gli esperti l’Italia e Tim affrontano “il rischio maggiore in termini di outlook della linea fissa in Europa” e “il lancio di Iliad ha portato a ulteriori tagli dei prezzi nel mobile“. Inoltre, per Exane “il Brasile è a un punto di svolta” e la valutazione viene abbassata del 15%.
Sullo sfondo, l’asta per le frequenze 5G, con le offerte che dovranno essere recapitate dagli operatori entro il 10 settembre, data in cui Telecom Italia ha fissato un Cda per decidere la strategia in vista della gara.