L’ingresso di Iliad sul mercato italiano del mobile, atteso per gennaio 2018, e lo sviluppo della rete in fibra di Open Fiber sono le due minacce più gravi che pesano sul futuro di Telecom Italia e che spingono gli analisti di HSBC Global Research a mettere in guardia gli investitori: “questi due fattori specifici (Iliad e Open Fiber ndr) aumentano il livello di rischio connesso all’investimento (in Telecom Italia ndr)”. Il target price di HSBC su Telecom Italia resta invariato a 0,85 euro, con guidance “hold”.
L’ingresso di Iliad
Secondo le previsioni degli analisti, Iliad potrebbe entrare sul nostro mercato con due profili tariffari diversi, offrendo uno sconto compreso fra il 30% e il 74% rispetto ai pacchetti già attivi in Italia: il primo da 2 euro al mese (centrato sulla voce) il secondo a 12 euro al mese (data centrico).
Secondo gli analisti, questo tipo di ingresso piuttosto soft implicherebbe un calo del 3,3% dei ricavi da servizi di TIM nel 2018, dopo due anni di crescita registrati nel 2016 e 2017. Il market share di Iliad si attesterebbe intorno all’11% in termini di SIM entro il 2020.
C’è poi un secondo scenario, basato su un ingresso più aggressivo di Iliad nel nostro mercato (definito ‘Joio style’, con riferimento all’ingresso dirompente dell’operatore indiano sul mercato con promozioni gratis per sette mesi). Se Free Mobile decidesse di partire con tariffe gratis anche in Italia, secondo HSBC l’ARPU di TIM nel 2018 subirebbe un calo del 10%, mentre Iliad raggiungerebbe una quota di mercato dell’11% già nel 2019 (un anno prima rispetto allo scenario meno aggressivo).
Le ambizioni di Open Fiber
Il piano di Open Fiber è molto ambizioso. L’obiettivo è creare una rete nazionale in FTTH (Fiber to the home) sfruttando il più possibile le infrastrutture civili esistenti (in larga misura rese disponibili da ENEL tramite e-Distribuzione) bypassando, dove possibile, i nodi di scambio locali di Telecom Italia. “I progressi di OF sono più lenti del previsto ma continuiamo a considerarla una minaccia credibile”, scrivono gli analisti di HSBC Global Research, secondo cui Open Fiber coprirà 7,8 milioni di abitazioni nel Cluster A e B entro il 2021, meno rispetto ai piani aziendali che hanno fissato un obiettivo di 9,5 milioni di case raggiunte nel 2021.
La regolazione resta un fattore chiave
Secondo gli analisti, Agcom dovrebbe evitare di diminuire i prezzi della fibra all’ingrosso e lo status di Telecom Italia di SMP (significant market power) dovrebbe essere rivisto prendendo in considerazione l’emergere di una nuova rete in fibra nel paese.
Mercato mobile: l’Italia non è la Francia
L’ingresso di Iliad sul mercato italiano rappresenta una minaccia per tutti i player, ma avere successo nel nostro paese non sarà semplice come in Francia. Certo, Iliad tramite l’operatore Free Mobile parte con un pacchetto di “rimedi” alquanto vantaggioso sul fronte delle frequenze e del roaming nazionale, con un contratto decennale (cinque più cinque) siglato con Wind Tre.
L’operatore low cost francese potrà sfruttare l’expertise tecnologica maturata in patria, replicando il modello adottato in patria. “La possibilità di offrire sconti in Italia è inferiore a quella che c’era in Francia nel 2012 quando Iliad entrò nell’arena del mobile, le tariffe italiane sono più basse”, precisa HSBC, secondo cui Iliad sarà comunque in grado di praticare sconti compresi fra il 30% e il 75%, con la maggior parte dei clienti che arriverà dalla fascia bassa dell’ARPU e dai clienti “più sensibili al prezzo” di Wind Tre e degli Mvno (operatori virtuali).
Iliad potrebbe partire con un’offerta a 2 euro al mese (servizi voce e SMS) con uno sconto medio del 74% rispetto alla media comparabile della concorrenza è di 7,6 euro. Kena, il brand non frills di Telecom Italia, offre mille minuti di chiamate a 3,99 euro, ma l’offerta non include SMS né dati.
“La tariffa di 3,99 euro di Kena è una promozione, il sito barra la tariffa intera a 8,99 euro”, scrivono gli analisti di HSBC.
Se Iliad fisserà una tariffa di 12 euro lo sconto del 30% rispetto ai prezzi in circolazione, comprensivi di promozione, ma Iliad potrebbe offrire dati illimitati rispetto ai tetti offerti oggi dalla concorrenza, dove a dire la sua ci sarà anche Fastweb Mobile dopo il lancio di pacchetti mobili assai competitivi. Fastweb che, pur non citata da HSBC, contribuirà di certo a rendere più affollato il mercato. Il tutto in attesa di una presumibile risposta low cost da parte di Vodafone Italia, che per diversificare l’offerta potrebbe rispolverare per il segmento di fascia bassa brand storici come Tele 2 e Omnitel.
Open Fiber, work in progress
L’altra minaccia strategica seria per Telecom Italia è Open Fiber, la joint venture controllata pariteticamente al 50% da Enel e Cassa Depositi e Prestiti (CDP). La fusione fra OF e Metroweb si è conclusa nel marzo 2017, con il ritiro di F2i dall’azionariato.
L’obiettivo dichiarato di OF è raggiungere 9,5 milioni di abitazioni (su un totale di 25 milioni) in 281 città nel cluster A e B (centri urbani e semi urbani) entro il 2021 a fronte di un investimento complessivo di circa 4 miliardi di euro. Altri 7 o 8 milioni di abitazioni dovrebbero essere coperte nei Cluster C e D (aree rurali e semi rurali) a fronte di un investimento di 2,5 miliardi di euro, in larga misura coperti da fondi pubblici.
Nei Cluster C e D l’infrastruttura in fibra sarebbe di proprietà dello Stato, finanziata con fondi pubblici e operata in concessione per un periodo di 20 anni dall’operatore che si aggiudica le gare indette da Infratel.
Open Fiber si è già aggiudicata la prima gara, dopo il ricorso rigettato di Telecom Italia e Fastweb, mentre l’esito della seconda gara, aggiudicata sempre a Open Fiber, è in stand by per il ricorso al TAR di Eolo, operatore Fixed wireless access già attivo nelle aree a gara, e la sentenza è attesa per settembre. La terza gara nelle aree bianche è ferma in attesa della sentenza del Tar sulla seconda gara.
Potenziali ritardi
Rispetto agli obiettivi ambiziosi di Open Fiber (l’ad Tommaso Pompei in una recente intervista al Sole 24 Ore ha previsto 2,7 milioni di case raggiunte nel 2017 nei Cluster A e B, dove si punta a 9,5 milioni di case raggiunte entro il 2021), gli analisti di HSBC sono più prudenti. A creare potenziali ritardi a OF ci sono alcuni elementi, fra cui il fatto che e-Distribuzione non è presente nelle grandi città, dove OF sta siglando accordi con le utility locali come A2A a Milano, Iren a Torino e Genova, HERA in Emilia Romagna. Manca ancora all’appello, però, Acea a Roma.
“Visti i ritardi nelle gare Infratel nei Cluster C e D non prevediamo significativi progressi in questi cluster prima del 2019”, scrivono gli analisti di HSBC, secondo cui però la presenza capillare di e-Distribuzione nelle aree bianche porterà progressi rapidi nel deployment della rete OF una volta che partiranno i lavori.
Tecnologie, FTTN (Fiber to tne node that is in the cabinet) migliore dell’FTTP (Fiber to the premises)
Secondo gli analisti di HSBC, visto il contesto italiano, la tecnologia per raggiungere piùà rapidamente una diffusone capillare della banda ultralarga è affidarsi all’upgrade del rame, con tecnologia vectoring e G.fast, con un chiaro vantaggio competitivo per Telecom Italia rispetto a Open Fiber che punta sulla fibra tout court. L’esempio concreto di KPN in Olanda mostra che il costo di rollout della fibra in Ftth è di 725 euro per abitazione raggiunta, mentre il costo dell’Fttc è soltanto di 100 euro per abitazione. Ed è questo il modello che gli analisti di HSBC vedono meglio per Telecom Italia, con approccio “utilitaristico che potrebbe portare vantaggi più immediati al maggior numero di consumatori, consentendo inoltre di guadagnare progressivamente vantaggio dai risparmi messi in atto nel frattempo”.
I piani di Telecom Italia nella fibra e il progetto Cassiopea
La risposta migliore di Telecom Italia allo sviluppo della rete parallela di Open Fiber è lo sviluppo più rapido possibile della sua rete in fibra, sfruttando la tecnologia più adatta al mercato italiano (l’Fttc) e i ritardi dello sviluppo della rete in fibra di Open Fiber e delle gare Infratel.
Nel primo trimestre 2017 Telecom Italia copre 15,4 milioni di abitazioni (su un totale di 25 milioni) in Fttc e 1,3 milioni in Ftth, mentre la copertura ultrabroadband nelle aree bianche potrebbe essere raggiunto anche attraverso soluzioni come il Fixed wireless access.
C’è da dire che lo sviluppo della rete nei Cluster C e D è una sfida per entrambi i player, Telecom Italia e Open Fiber, perché, sottolinea il report HSBC, “esiste il rischio evidente di creare due reti parallele in fibra in zone del paese dove non c’è prova di un business case commerciale nemmeno per una singola rete”.
Ad ogni modo, Telecom Italia pur non partecipando alle gare Infratel nei Cluster C e D sarà della partita in autonomia, attraverso una NewCo (progetto Cassiopea) focalizzata sulla realizzazione selettiva di una rete in fibra in Fttc nelle aree bianche, che prevede un partner finanziario come socio di maggioranza, da scegliere nei prossimi mesi.
Resta da capire, secondo HSBC, se nei prossimi mesi non si apriranno auspicabili spazi di collaborazione fra i due contendenti, che al momento sembrano fuori discussione.
L’incertezza della regolazione
In questo contesto, l’Agcom ha lanciato a gennaio la consultazione per l’analisi di mercato 2018-2020, la prima che terrà conto della presenza di Open Fiber e le cui conclusioni saranno fondamentali per capire il futuro di Telecom Italia e della stessa Open Fiber.
Peseranno anche le decisioni di Agcom sul prezzo dell’accesso all’ingrosso in fibra (Vula, Virtual unbundling local access), da tempo in diminuzione, che rischiano di pesare su Telecom Italia in concomitanza con i tagli dei prezzi di Open Fiber nel mercato all’ingrosso.
Infine, secondo gli analisti di HSBC la separazione proprietaria della rete di Telecom Italia, tornata recentemente di moda, è da considerare come un rimedio regolatorio remoto, da ultima spiaggia, da mettere in pratica se tutti gli altri rimedi fallissero. La soluzione migliore, per quanto sempre più difficile, è che i due operatori uniscano le forze.