Al momento, Telecom Italia non ha la necessità di partecipare al consolidamento del mercato brasiliano, a meno che non arrivi un’offerta adeguatamente remunerativa su Tim Brasil. Parola di Goldman Sachs. La banca d’affari, che ha confermato il giudizio “buy” sul titolo, con un target price a 12 mesi a 1,5 euro per le ordinarie e a 1,05 euro per le risparmio, ha reso noto che nel corso di un recente incontro, l’ad Marco Patuano ha ribadito che la strategia per stabilizzare le attività domestiche “procede secondo i piani” e che la società sta preparando un’accelerazione degli investimenti nella fibra.
Secondo un rapporto di Mediobanca, Telecom Italia è al momento fanalino di coda in Europa in quanto a investimenti, ma vanta il primato rispetto ai competitor del Vecchio Continente in fatti di redditività industriale e produttività.
Telecom Italia continua a essere il principale operatore italiano nel fisso, nel mobile e nella banda larga – con quote di mercato rispettivamente del 63,1% (in calo di 10,4 punti percentuali rispetto al 2009), del 32,2% (-1,9 sul 2009) e del 49,8% (-6,4) – ma è anche l’operatore ex monopolista con la quota minore nel mobile in Europa.
Negli ultimi 5 anni, nonostante una contrazione dei ricavi che solo nel mobile si è attestata al 34,5%, la società ha ridotto l’indebitamento finanziario del 13% e nel 2013 ha registrato un ROI pari all’11,9%.
Nei giorni scorsi, la società ha lanciato una serie di operazioni di rifinanziamento che, secondo Goldman Sachs, dovrebbero consentire un’accelerazione degli investimenti nella la rete in Italia, e “portare a un re-rating delle azioni”.
Per recuperare terreno sul mercato domestico, spiega ancora la banca d’affari, Telecom dovrebbe puntare su un’offerta ‘quad play’ che inglobi, cioè, servizi di rete fissa, mobile, voce e video.
“La convergenza – sottolinea Goldman Sachs – è uno dei principali motori del ‘doppio consolidamento’ e riteniamo che l’Italia non farà eccezione aumentando così le prospettive di un rapido ritorno alla crescita del mercato”.
Una situazione, quindi, in divenire per l’incumbent, che nei mesi scorsi ha presentato un’offerta di acquisto per rilevare la quota di maggioranza nella società della fibra ottica milanese Metroweb e rafforzarsi nell’ultrabroadband. L’offerta, insieme a quella presentata da Vodafone è attualmente al vaglio del fondo F2i, azionista di Metroweb insieme al Fondo Strategico Italiano, controllato da CDP.
Secondo Goldman Sachs, quindi, è pienamente condivisibile la posizione di Telecom, che riguardo al Brasile ha sempre sottolineato di non avere fretta, ribadendo la strategicità della controllata Tim Brasil. Quest’ultima è comunque da molti mesi al centro di una partita che la vede possibile preda dei concorrenti, che guidati da Oi – che cercherebbero di spartirsela per toglierla dal mercato. Tim Brasil è attualmente il secondo operatore mobile brasiliano, con una quota del 27%, contro il 29% detenuto da Vivo, controllata di Telefonica.
Ieri, invece, il quotidiano brasiliano Valor Economico ha avanzato l’ipotesi di una prossima offerta di Telecom Italia su Oi. Un’eventuale mossa in tal senso potrebbe essere agevolata dalle difficoltà sul cammino della fusione Oi-Portugal Telecom, che è comunque ‘irreversibile’, come ha chiarito oggi Grupo Oi, tacitando così le voci di un possibile stop all’operazione. Oi, che ad agosto aveva dato mandato a Banco BTG di studiare l’acquisizione di Tim Brasil, ha raggiunto un accordo con la francese Altice per la vendita degli asset di Portugal Telecom per 7,4 miliardi: cifra che potrebbe tornare utile per finanziare l’acquisizione di Tim Brasil.
“La nostra opinione è che Telecom Italia ora non ha bisogno di partecipare al consolidamento in Brasile e, nonostante le recenti indiscrezioni di stampa, il gruppo ha chiarito che non si farà spingere a prendere rischi operativi e finanziari che non siano necessari”, si legge nella nota della banca d’affari, secondo cui Telecom acconsentirebbe a una vendita solo se in linea con le proprie aspettative economiche e se non troppo problematica sul versante antitrust.