L’assemblea del 15 dicembre può essere considerata una prova per verificare se Vivendi “è benvenuto” in casa Telecom Italia. È quanto sostengono gli analisti di Barclays che si soffermano, bocciandola, anche sull’ipotesi di nozze tra Orange e il gruppo italiano.
Secondo gli analisti, infatti, le opportunità di creare valore e sinergie sarebbero poche, alla luce anche di altre operazioni analoghe.
Inoltre, aggiungono, “…un’eventuale operazione avrebbe un effetto diluitivo sull’utile netto e sul flusso di cassa per almeno due anni e i rischi di esecuzione saranno con ogni probabilità alti”.
Verso l’assemblea
Continuano i movimenti, le supposizioni, le previsioni di scenari possibili in vista dell’assemblea di Telecom Italia, prevista per il 15 dicembre.
Un’assemblea che, sembra ormai assodato, non vedrà la presenza di Xavier Niel – che nel frattempo, stando ai documenti presentati alla SEC, ha leggermente incrementato la sua posizione lunga al 15,3% (rispetto al 15,1% comunicato alla Consob il 27 novembre) – ma che si preannuncia comunque molto agitata.
Niel non è l’unico a essersi ‘mosso’: lo hanno fatto anche Ubs e Norges Bank, entrambe scese sotto la soglia del 2% del capitale, mentre JP Morgan ha annunciato a sorpresa una posizione lunga del 10,1%. La quota in mano alla banca americana è legata a un contratto (total return equity swap) siglato con Telefonica e che permetterà alla società spagnola di rientrare in possesso, il 19 luglio 2017, di una quota di Telecom compresa tra il 5,395% e il 6,474% così da disporre delle azioni per rimborsare il prestito convertendo che scade 5 giorni dopo.
Il pacchetto inizialmente in mano a JP Morgan era di circa il 4,5%: chi c’è, dunque, dietro l’altro 5% e passa? Molti scommettono su Xavier Niel, ma non si può far altro che fare supposizioni fino all’assemblea, che potrebbe registrare un’affluenza record. E se così fosse, la strada di Vivendi sarebbe in salita: la società presieduta da Vincent Bollorè, che controlla il 20,1% di Telecom Italia, ha chiesto l’allargamento del numero dei consiglieri del board da 14 a 17, per far entrare 4 suoi rappresentanti. Una richiesta riconosciuta come legittima dal management di Telecom Italia, ma che ha suscitato la rivolta dei fondi azionisti che, su consiglio dei proxy advisor voteranno contro la richiesta.
Tutto dipenderà, dunque, dall’affluenza in assemblea: se – come alcuni osservatori ipotizzano – sarà presente il 60% del capitale, Vivendi avrebbe bisogno del supporto di almeno un altro 10% del capitale. Secondo il quotidiano La Repubblica, Bollorè avrebbe già dalla sua parte un 6-7% oltre al suo 20,1%, ma c’è ancora da lavorare per poter stare al sicuro.
Telecom ‘Bella addormentata’
Quel che è certo è che, come scrive il quotidiano francese Les Echos, Telecom Italia è al momento la ‘reginetta’ delle tlc europee, l’operatore più corteggiato. Uno status dovuto alla posizione molto debole della compagnia telefonica italiana, che però si trova in un contesto che la rende estremamente attraente. Quinto operatore europeo in termini di ricavi, sulle spalle della società grava un debito di 26 miliardi e – come ha notato anche la società di consulenza Bluebell Partners – i risultati dei primi nove mesi di quest’anno non sono confortanti: ricavi a -6,9%,; EBITDA -14,8%; Utile -63,2%.
Il quotidiano transalpino dipinge poi uno scenario non certo lusinghiero dell’Italia digitale, sottolineando che il paese non è ancora ‘maturo’ in termini di infrastrutture e richiamando il paragone fatto dalla società di analisi Ookla che – quanto al livello di diffusione dell’ultrabroadband – pone il nostro paese alla stregua di quelli dell’area balcanica, con una diffusione della tecnologia ferma al 21%.
Se, come ogni reginetta che si rispetti, Telecom Italia fa girare la testa un po’ a tutti, è anche perché, nota Les Echos, è “una bella addormentata nel bosco” e tutti si chiedono chi sarà il principe che le darà il bacio del risveglio.