Dopo l’audizione ieri in Senato dell’ad e del presidente di Telecom Italia, Flavio Cattaneo e Giuseppe Recchi, è ormai chiaro che da una contrapposizione strategica, tra Telecom ed Enel si è passati allo scontro frontale su tutta la linea.
Che l’aria in Telecom sia cambiata rispetto alle passate gestioni, lo si è sottolineato ieri anche in Senato, con i senatori che hanno rimarcato come con l’arrivo del nuovo amministratore delegato si noti una risolutezza insolita nella difesa degli interessi dell’azienda, che negli ultimi tempi, dalla scalata di Vivendi in poi, si è trovata sempre più isolata in un contesto politico strategicamente orientato verso la società elettrica.
Anche gli analisti di Mediobanca Securities, nel loro rapporto odierno sottolineano come sia apprezzabile questo nuovo approccio nell’affrontare il potenziale aumento della concorrenza. Un approccio che “potrebbe effettivamente consentire di accelerare
il cambiamento di mentalità a livello di gruppo”, dicono gli analisti.
E’ pur vero, però, che questo vento nuovo rischia di estendere l’incendio a diversi livelli, da quello politico a quello regolamentare.
La miccia, per così dire, è stata accesa dall’ad di Enel, Francesco Starace, in un’intervista al Corriere della Sera, in cui – rispondendo a una domanda sulla richiesta di revisione da parte di Telecom della cosiddetta Rab (la remunerazione in bolletta della rete elettrica) – ha affermato, testuale: “Tim non ha la Rab ed è lecito che quando ne parla si possa sbagliare. Non conosce la materia e l’Autorità ha spiegato chiaramente la cosa”.
Ovvio che, interpellato sulla questione dal senatore Gasparri, Recchi non si lasciasse sfuggire l’occasione di rimarcare la sua esperienza in General Electric ed Eni e quella di Cattaneo in Terna e di sottolineare che, beh, l’ad di Enel non può vantare lo stesso curriculum nelle tlc.
Ecco cos’ha detto Recchi: “Mi ha lasciato un po’ perplesso il commento (sulla Rab, ndr) perché è stato fatto a chi è stato 12 anni in General Electric e 3 anni in Eni e al dottor Cattaneo è stato ad di Terna che viveva di elettricità e di Rab. Non so – ha proseguito Recchi – quanto tempo è stato all’Enel chi se ne occupa adesso – in particolare il dottor Starace che ha fatto i commenti – e non so per quanto tempo si sia occupato di tlc”. E poi l’affondo: “quello che importa è che oggi abbiamo in Italia i prezzi più cari d’Europa per l’energia e quelli più bassi per i servizi di telecomunicazione. Quindi se mi occupassi di energia mi preoccuperei di far pagare meno le imprese italiane”.
Quanto alle notizie secondo cui Enel sarebbe favorita dalla CDP nella corsa all’acquisizione di Metroweb, questa la risposta secca di Recchi, “…continueremo il nostro piano di investimenti, vuol dire che abbiamo più soldi per le infrastrutture”.
Ma, mentre Enel punta dritto sulla fibra e su Metroweb, Telecom va già oltre e punta al mobile e al 5G.
Cattaneo lo ha detto chiaro che Telecom – pur puntando forte sulla fibra – ritiene che sia nel mobile la vera rivoluzione.
“Il mobile, vedrete, sarà molto più rapido e come è già successo in passato darà delle sorprese a tanti scienziati che ipotizzano il passaggio solo sulla fibra. Come mai tutti studiano contenuti essenzialmente per il mobile?”.
Serve insomma l’evoluzione delle reti verso la fibra ma, secondo Cattaneo, la vera rivoluzione “avverrà sullo smartphone”.
E qui parte un’altra frecciatina a Enel: “Noi siamo pronti, confermiamo gli investimenti nella fibra: andremo a tambur battente e annunceremo settimana per settimana quante cose facciamo, non quante cose diciamo di fare perché penso che i fatti valgano più delle chiacchiere”.
I soldi che restano in cassa per la mancata acquisizione di Metroweb, quindi, saranno spesi per il 5G.
“Noi siamo pronti per favorire la tecnologia 5G ad investire quanto dovevamo investire per Metroweb, oltre ai nostri investimenti per la fibra”, ha affermato Cattaneo aggiungendo che Telecom sarebbe pronta anche prima del 2020, ma bisogna che siano pronti tutti, “non è che possiamo aspettare dove gli altri non sono pronti. Se il Governo, lo Stato hanno bisogno di soldi mettano subito le frequenze a disposizione degli operatori. Telecom è assolutamente pronta a fare i propri investimenti e a partire prima con l’attivita’ di 5G. E’ una scelta governativa”.
Così come Cattaneo ha affermato di aver appreso dalle parole della senatrice Bonfrisco “che è stato il governo” a voler schierare Enel per lo sviluppo della fibra ottica.
Forse che il Governo consideri ormai l’azienda troppo ‘francese’ per schierarsi al suo fianco nello sviluppo di una infrastruttura in fibra ottica a livello nazionale?
Telecom, comunque, è “un’azienda italiana, ha la testa e il know how in Italia e la nostra infrastruttura non ce la può portare via nessuno. Far parte di un grande gruppo europeo più grande e forte nei media in un momento in cui si parla di convergenza tra media e telefonia per noi è un grande valore aggiunto in termini di competenza e di investimenti”, ha detto Recchi.
Fatto sta che mentre il nostro Paese è ancora in attesa del via libera di Bruxelles sul piano per la banda ultralarga – che ‘dovrebbe arrivare a giorni’, ha ripetuto ieri, ancora una volta, il sottosegretario Giacomelli – a Bruxelles potrebbero arrivare nel frattempo gli strascichi dell’italica contesa tra Enel e Metroweb perché – ha detto sempre Cattaneo – “…difenderemo in ogni sede i nostri interessi. Le regole devono essere applicate a tutti, non solo a noi, e devono essere uguali per tutti. Inoltre devono essere date prima, se no si creano asimmetrie e le asimmetrie non fanno bene”
Ma contro chi si dovrà difendere Telecom? “Non parlo di nessuno” in particolare. “Se poi qualcuno si sente toccato questo è un altro paio di maniche”, ha detto ancora.
Il dado però, sembra ormai tratto. Nonostante le rassicurazioni arrivate sempre ieri dal sottosegretario Giacomelli – la preferenza della CDP per la proposta Enel su Metroweb “non deve essere letta come un problema nel rapporto con Telecom, che rimane un riferimento importante per l’attuazione dell’agenda digitale italiana” – Telecom si sente forse troppo isolata nel contesto politico italiano e, il nuovo management, lo ha detto fin dall’inizio Cattaneo, finalmente non fa promesse che non può mantenere. Potrebbe quindi davvero far valere le sue ragioni in Europa, innescando uno scontro di un livello diverso rispetto a quello combattuto finora.