Mentre Vivendi, azionista di maggioranza di Telecom Italia, ha finalmente concluso l’atteso accordo con Mediaset per l’acquisizione della Pay Tv del biscione, il nuovo amministratore delegato di Telecom Italia, Flavio Cattaneo si appresta a fare il suo debutto alla guida dell’azienda.
Si terrà domani a Miano il primo cda dalla sua nomina. Una riunione tecnica in cui verrà fatto il punto sui diversi dossier sul tavolo Telecom: dalla cessione delle torri Inwit (alla controllata Mediaset Ei Towers o al tandem Cellnex-F2i?) alla strategia per il Brasile (restare come voleva l’ex ad Patuano, o vendere, come pare voglia Bollorè?), dalla ricerca di una strategia sui contenuti (passerà inevitabilmente da Mediaset ora?) al taglio dei costi (la sforbiciata da 1 miliardo chiesta da Vivendi passerà dai licenziamenti paventati dai sindacati?).
Si tratta di tematiche che, del resto, Cattaneo conosce bene, sedendo ormai da due anni nel Cda. Con lui al timone, secondo la stampa francese, Bollorè potrà portare avanti la sua strategia a 360 gradi. Strategia che il presidente si è guardato bene dal rivelare, ma che sicuramente è nota a lui e al suo entourage.
All’orizzonte ci sono da sfruttare le importanti potenzialità del mercato tlc italiano, carente sia sul versante del 4G che in quello della fibra ottica. Telecom Italia, nonostante il peso di un debito da 27 miliardi – pari a 4 volte l’Ebitda – resta comunque il principale operatore ed ha una posizione di vantaggio rispetto agli altri player, anche a fronte del piano Enel.
Piano che sicuramente necessiterà di tempi tecnici lunghi forse un po’ di più rispetto a quelli riferiti qualche giorno fa dal premier Matteo Renzi e dell’ad della società elettrica Francesco Starace nella conferenza stampa di Palazzo Chigi. In un’intervista ad Affari e Finanza, l’ad di Enel Open Fiber, Tommaso Pompei, ha spiegato che a maggio saranno allacciate soltanto 50 utenze della città pilota, Perugia e che i lavori per cablare l’intera città partiranno effettivamente a settembre, assieme a quelli delle altre 4 città del primo blocco (Venezia, Catania, Bari e Cagliari). Per cablare una città ‘media’ di 200 mila abitanti, portando cioè i collegamenti in fibra all’80% degli utenti, ci vorranno almeno 18 mesi, ha detto ancora Pompei.
Nel frattempo, Telecom dovrà capire da quale parte vorrà stare Metroweb: con la società guidata da Franco Bassanini e controllata da CDP e F2i, la società telefonica ha in ballo un piano per cablare 250 città ma è ancora in attesa del parere dell’Agcom. Ma, secondo ricostruzioni di stampa, la società starebbe guardando anche ad Enel, e potrebbe quindi entrare nel condominio composto dalla società elettrica con Vodafone e Wind in qualità di partner commerciali (anche se i dettagli degli accordi sono ancora top secret).
Nel frattempo, quindi, Telecom porterà avanti il suo piano infrastrutturale, con 3,6 miliardi destinati alla fibra in tre anni e l’obiettivo di portarla all’84% della popolazione entro il 2018 (dall’attuale 45%).
A giocare in favore di Telecom Italia, ma anche di Vodafone, c’è quindi la possibilità che nel frattempo il numero di operatori passi da 4 a 3 in seguito alla fusione tra Wind e 3 Italia (in attesa del via libera delle Autorità europee). La riduzione del numero di operatori, riducendo la concorrenza, dovrebbe portare a una stabilizzazione dei prezzi dei servizi e a un ritorno a una crescita dei margini degli operatori.
Sul lungo periodo, gli analisti ipotizzano diversi scenari di portata europea: Natixis ipotizza un accordo con Telefonica per salire ulteriormente nel capitale dell’operatore spagnolo, da cui Vivendi ha ereditato il primo 8,3% di Telecom e di cui attualmente controlla l’1%. Altri ipotizzano quindi un accordo con Orange o con Deutsche Telekom per la creazione di un gigante tlc europeo dalle dimensioni tali da contrastare i giganti americani del web sul fronte dei servizi e dei contenuti e le società tlc cinesi in quanto a potenza d’investimento.
Ma si tratta, appunto, di ipotesi in attesa che, non da ultimo, si comprendano anche le intenzioni di quello che sulla carta potrebbe presto diventare il secondo azionista Telecom, ossia Xavier Niel che attraverso la NJJ Holdings detiene una posizione lunga complessiva pari al 15,14% di Telecom Italia con diritto di voto tramite opzioni di acquisto di tipo europeo. Le date di regolamento delle opzioni sono comprese tra giugno 2016 e novembre 2017.
A breve, insomma, si capiranno anche le intenzioni di Niel.
Nel frattempo non resta che aspettare per comprendere quale sarà il corso che Cattaneo intenderà imprimere alla società, cominciando dai rapporti con le Autorità, con le quali il nuovo Ad sembra voglia prediligere il dialogo costruttivo, come si evince dalla decisione di sospendere l’applicazione di Tim Prime (sul quale oggi l’Antitrust ha avviato un’istruttoria).