Una conference call molto secca e asciutta quella svolta oggi da Telecom Italia per illustrare i conti dei primi nove mesi alla comunità finanziaria. Nulla, ovviamente, che facesse trasparire le tensioni di ieri tra Marco Patuano e il presidente Giuseppe Recchi, che di fatto ha isolato l’ad in seno al cda in merito al piano di conversione delle azioni risparmio in ordinarie approvato ieri dal Cda dell’operatore.
“Confermo che c’è stata l’unanimità da parte del Cda e che erano tutti presenti in persona o in video conferenza. Non c’erano assenze” ha risposto Patuano alla domanda che in qualche modo poteva offrire un rimando alle ricostruzioni secondo cui proprio l’ad avesse in un primo momento, da cavaliere solitario, votato contro l’operazione.
Un’operazione, ha riferito, che è stata agevolata dall’aumento del valore di mercato delle ultime settimane che ha aperto “una imperdibile finestra di opportunità per tutti gli azionisti e per la nostra società” ma che non è stata concordata né comunicata agli azionisti di riferimento, “anche se un accordo che crea valore per aziende e azionisti non può che essere sostenuto dagli azionisti chiave”.
Gli azionisti di riferimento, quindi i francesi di Vivendi, non sono stati, quindi, avvisati dell’operazione che sarà al vaglio di due assemblee il 15 e il 17 dicembre e che servirà anche per diluire le quote in mano agli azionisti francesi: quella di Vivendi si diluirà dal 20,05% al 14% circa mentre il 10,1% di Xavier Niel, ottenibile a novembre 2017, scenderà al 7%.
Nonostante questo, il gruppo di Bollorè ha fatto sapere che non si opporrà all’operazione: una fonte vicina al conglomerato transalpino ha riferito che il gruppo non è preoccupato per il possibile impatto della conversione sulla capacità di Vivendi di raggiungere i suoi obiettivi per Telecom Italia.
Il valore complessivo che scaturirà dalla conversione delle risparmio è stato stimato dagli analisti in circa 2,9 miliardi di euro. Secondo Mediobanca Securities, l’operazione “rappresenta una delle opzioni più rilevanti in termini di creazione di valore per il gruppo, in quanto consente di semplificare la struttura e di incassare quasi 600 milioni di euro” dalla conversione facoltativa.
L’eliminazione dei 166 milioni di extra cedole legate alle azioni risparmio “attualizzato al costo medio del capitale ponderato permetterà inoltre al gruppo di risparmiare circa 2,3 miliardi”, portando quindi il valore complessivo dell’operazione a circa 2,9 miliardi (circa 15 centesimi in più per azione), sottolineano quindi gli osservatori.
Il cash, ha riferito il CFO Piergiorgio Peluso, “verrà usato per massimizzare la flessibilità finanziaria e affrontare i capex nel prossimo piano”.
Quanto al trasferimento di Open Access nella divisione wholesale, “permetterà di trattare tutti i clienti che usano gli stessi processi e gli stessi sistemi nello stesso modo e di avere una torta più grande da dividere”.
L’obiettivo, ha affermato Patuano, “è quello di migliorare anche se il miglioramento non è gratuito quindi noi stanzieremo capex specifici per permettere di migliorare la situazione nella sua globalità. Il piano sarà implementato entro un anno e dovrà essere comunicato anche alle autorità europee”.
Anche in Brasile, ha precisato l’ad in riferimento all’offerta del fondo russo Letter One per un aumento di capitale di 4 miliardi di dollari destinato a Oi purchè si fonda con Tim Brasil, “consideriamo tutte le opzioni che possono creare valore per gli azionisti: questo significa che noi andremo a valutare anche un’offerta adeguata se sarà quella giusta per Tim Brasil”.
Nessuna preclusione di sorta, dunque, ma ancora Telecom “non ha ricevuto un’offerta formale da parte di nessuno”. Quando questo accadrà, l’offerta sarà “presentata al consiglio che la prenderà in considerazione”.