Le stime degli analisti sulle possibili sinergie derivanti da un’integrazione tra Tim Brasil e Oi in Brasile hanno ridato fiato al titolo di Telecom Italia, che nel primo pomeriggio guadagnava l’1,53%.
Secondo gli esperti di Berenberg una fusione potrebbe generare sinergie per 12,8 miliardi di real brasiliani (4 miliardi di euro), senza conseguenze sulla leva finanziaria del gruppo Telecom Italia e senza bisogno di un aumento di capitale.
Berenberg ha alzato il target price di Telecom Italia da 1 a 1,11 euro per le azioni ordinarie e da 0,8 euro a 0,9 euro per le risparmio, anche in virtù del miglioramento del business domestico, che proseguirà nell’ultimo trimestre e anche nel 2015. Se poi, dicono gli analisti, si arriverà a una fusione tra Oi e Tim Brasil nei termini corretti e con eventuali cessioni, il target price potrebbe arrivare a 1,18 euro per le ordinarie e a 0,95 euro per le risparmio.
Quelle di Berenberg sono tra l’altro stime conservative rispetto a quelle previste nel giro di 3-5 anni da altri analisti come Morgan Stanley (15 miliardi di reais), Barclays (18 miliardi di reais), Deutsche Bank (20 miliardi di reais) e JP Morgan (22 miliardi di reais), riferite stamani dalla stampa.
Per gli esperti di Icbpi, che confermano il rating neutral con target price di 1,03 euro, l’operazione avrebbe un’elevata valenza strategica. Fattori quali un’eventuale cessione degli asset (che potrebbe essere imposta dall’antitrust) e una gestione del debito ‘aggressiva’ da parte di Telecom Italia, secondo Icbpi potrebbe inoltre evitare il bisogno di un aumento di capitale.
Tim Brasil è il secondo operatore del mercato mobile brasiliano con una quota del 26,89% e 74,8 milioni di clienti, dietro a Vivo (Telefonica), che controlla il 28,66% del mercato.
Oi è quarto dopo Claro e ha una quota di mercato del 18,47% con 51,4 milioni di clienti.
L’unione tra i due gruppi creerebbe pertanto il principale operatore del paese, con una market share superiore al 45% oltre 126 milioni di clienti. sarebbero dunque inevitabili i paletti dell’antitrust, che potrebbe imporre una cessione di asset e clienti.
Resta infine da capire se le precondizioni poste dalla società italiana, che pretenderebbe una quota non inferiore al 51%, renderanno l’operazione appetibile per Oi, che nel frattempo deve gestire anche la complicata fusione con Portugal Telecom.